«Ma dai, sei un blogger, ci vivi con i new media, sei anche tu un comunicatore». Questi i commenti da troll di qualche mio amico alla notizia che avevo intenzione di schifare il grande show come un hipster qualunque. «Ma no, tu non puoi!» come se un blogger, uno che vive nei new media bla bla bla fosse costretto a seguire a tutti i costi la diretta, a visionare gli aggiornamenti delle trend topics su Twitter e cose del genere, con il suo Mac in divano con il tasto “Invio” bruciato da una sigaretta (il mio). Sarebbe come dire che quelli che scrivono per Vice debbano assolutamente aver praticato del fisting negli squat di Berlino per essere assunti. Il che, peraltro, non è da escludere.
Per quanto mi riguarda c’ho Twitter solo da qualche mese e lo odio. E su Facebook più passa il tempo più ho amicizie in comune con Melissa P.
Poi è successo che mi hanno tirato pacco per il cinema e rimanendo a casa da solo sono caduto nel trappolone come uno spaccino nordafricano a casa di Pannella. Cose che capitano.
Tanto valeva scriverci qualcosa per passare il tempo e giustificare il fatto di sentirmi un fallito.
L’orgasmo dell’audience
Davanti alla tv sono a disagio, perché non la guardo spesso. Non so nemmeno dei nuovi canali del digitale terrestre. Su La7 c’è Santoro-Berlusconi. Su Italia Uno Scontro tra Titani, manco farlo apposta. Su 7Gold danno pure Mad Max. Ma niente, mi faccio rapire dalla pubblicità: tra pochi minuti ci sarà la migliore/peggiore puntata di Blob, Moira Orfei da Santoro.
Un evento televisivo a metà tra l’epico ed in carnascialesco, un po’ evento storico, un po’ una gangbang di telemerda solo senza operai esasperati che sbraiatano contro qualcuno di destra in studio.
Facile immaginarsi l’exploit dell’audience. De Benedetti si frega le mani. Il giorno dopo sarà il primo in cui il Tg1 non gongolerà per gli ascolti record di Don Matteo. D’altronde se avessero voluto contrastare Berlusconi da Santoro, la Rai avrebbe dovuto rispondere con Fiorello e Benigni che parlano di preservativi in prima serata. Meglio ancora l’anteprima del nuovo porno di Belen Rodriguez. Checché ne dicano i preti o gli sceneggiatori vaticani delle ficton Rai, stiamo parlando dello stesso pubblico.
Uno spettacolo, quello dell’arena di Santoro, prevedibilmente trash, che tutti, bene o male abbiamo sbirciato per colpa del solito fascino dell’orrido. È come quando per strada passiamo in macchina davanti ad un incidente stradale: tutti fanno finta di non farci caso, ma in realtà tutti rallentano, sperando di vedere del sangue, magari anche qualche frattaglia o frattura scomposta.
Se centro metri più avanti si trova il seggiolino di un bebè sbalzato fuori dalla macchina, meglio ancora. Giusto per rendere l’idea.
Su Twitter la gente diceva esplicitamente di volere il sangue. Eppure non manca mai il solito secchione che si chiama fuori e chiosa sentenze del tipo: “comunque sia, non è questo il dato politico rilevante della giornata”
Infatti la febbre dell’agone politico in prima serata aveva più o meno coinvolto altri leader che qualche ora prima avevano fatto di tutto per conquistarsi qualche attenzione in più. Tipo Grillo che apriva a Casapound o la lista fascio-cattolica di Monti che candidava due gay (che però non sono Nicola Savino e Formigoni).
Cose così che non spiccano tra la bolgia di gente che attende l’evento. Notizie che sarebbero potute diventare virali in una giornata di normale routine, come il lifting allo scroto di George Clooney, mentre oggi non possono fare altro che da entrée al Berlushow.
Peccato perché a Zazzaroni piacciono certe cose, un fine opinionista come lui.
Comunque, morale della favola, 8.670.000 spettatori. Il 33,58% di share.
“Silvio è una specie di passerottino che svolazza nel cielo e che fa tante cose belle”
Twitter mi fa venire in mente quella vecchia in acido che diceva che Silvio era una specie di passerottino che svolazza nel cielo e che fa tante cose belle. Chissà se è ancora al mondo.
Una metafora per introdurre l’argomento social network, dal momento che da bravo blogger, uno che vive nei new media bla bla bla non dovrebbe essere indifferente a quelle serate dove Facebook si trasforma in Twitter, la tv conquista il web, o forse viceversa, e lo strumento per fare le rivoluzioni arabe o per far vincere le campagne elettorali ai negri evolve in qualcosa di più elevato come un’incredibile ed avvincente agorà democratico.
Come da programma Twitter si tramuta in uno sfogatoio della madonna, un opinionificio che fa godere come maiali, e dico maiali con tutto il rispetto che ho per loro, i maiali, che hanno orgasmi che durano tipo venti-trenta minuti, gente che non godeva così tanto dalla salita al potere di Monti.
Difficile capire se la Meglio Italia sia questa, o quella composta da stronzi metrosexual che dicono di snobbare Servizio Pubblico per MasterChef.
Fatto sta che per quanto mi riguarda, preso dalla noia e dalla prevedibile puerilità del Berlushow, ho fatto cose da sfigato assoluto. Tipo lo zapping tra i profili di gente come Mario Adinolfi, Massimo Coppola, Luca Telese, Andrea Pezzi, Piero Ricca, Andrea Scanzi, e le peggio cose, ma così, random, senza idee, a caccia di cinguettii, che so, un attimo giusti, illuminanti, per farmela passare senza agonizzare davanti ai dibattiti sulla differenza tra Deutsche Bank e Deutsche Bundesbank – come se la cosa potesse fregare a qualcuno al di fuori dei feticisti di Paolo Barnard.
E insomma le hashtag più o meno ufficiali – #miconsenta, #serviziopubblico etc – diventano fiumi in piena. Twitter si trasforma, a seconda dei casi, in un muro del pianto o in un godificio stile crapule di Caligola, non so se avete presente il film o se vi ricordate le manifestazioni del Popolo Viola.
Se internet fosse cazzo-permeabile Twitter sarebbe un oceano di cyber-sperma. Per non parlare di Facebookakke. Retweet e “mi piace” come stimolazioni web-clitoridee.
Tanto rumore per nulla. Alla fine sono rimasto deluso. Mi aspettavo qualcosa di più stronzo, brillante, politicamente scorretto dalla fantasia irrancidita della plebe. Troppa pacatezza, battute da prete, un ribollire di noiosi finti opinion leader del Post: sembrava una convention di Renzi.
Ho provato a seguire anche #seviziapubblica, che da ebete pensavo fosse l’hashtag alternativa, quella scrausa, di quelli con la rogna. Ma era più o meno la stessa cosa di #serviziopubblico, ma con la Serracchiani in più.
E allora mi è sembrato giusto ripiegare su #porcodio, ma anche lì niente. Solo le foto delle figlie dei repubblicani che si tagliano perché Justin Bieber fuma erba è l’unica cosa capace di farmi rivalutare Twitter. Per il resto il nulla.
Pure i vecchi fuoriclasse deludono.
Cose che perfino la sagacia della Santarelli si fa notare di più di tanti altri.
La verità è che lo scagotto-Twitter che si rovescia su Cesso Pubblico ha rischiato di portarci più di qualche d’uno alla disidratazione. Una serata da Imodium a portata di mano e già che ci siamo magari anche qualche goccia di Tavor.
Le scuole serali
Il tormentone sulle serali mi ha fatto pensare al peggio. Il rischio che potesse esplodere l’indignazione collettiva dei diplomati alle scuole serali, come quella volta della Fornero con i precari “choosy”, era alto. Qualcuno infatti aveva già cominciato a mettere le mani avanti.
Che poi, voglio dire, che c’è di male nel frequentare le serali? È una cosa così denigrante? Non mi risulta che esista anche il Dams serale.
Le donne di Santoro
Niente troie, olgettine, letteronze, solo le vestali di Santoro. Pronti via: con tutte quelle belle donne addosso a Berlusconi qualcuno ha anche pensato che si fosse trattato di una festicciola di Arcore. Molti in rete hanno ironizzato su una simile fantasia sessuale, ma se avessimo messo il Cav in mezzo a quelle due, più che un threesome sarebbe sembrato 2 girls 1 cup.
Voglio dire, Berlusconi era pure dello stesso colore.
Molti in rete hanno fatto nera la Innocenzi, che vabbé, capirai.
Troppo morbida, troppo ingenua, troppo carina. Meglio la D’Urso, dicono. Le Milf in Italia sono più popolari. Mentre la Costamagna avrà di sicuro rassicurato i geni dell’elettorato del Pdl: “vabbé ma con quella siamo sicuri no? Non era la tipa di Studio Aperto?”
Poi c’è stata una terza donna nella puntata, spuntata fuori dal pubblico: la signora di Mogliano. Un pippotto che inizia con i suicidi degli imprenditori e che finisce con la Goldman Sachs e la Trilaterale. O sta qua ha fatto le serali sui tutorial di YouTube o è Claudio Messora sotto mentite spoglie.
Travaglio è pop porno
Travaglio fa il compitino e la gente sclera. Va di matto per la solita paginetta scritta e letta davanti alla telecamera, il superbignami di una vita. La gente esulta, fa la ola, sembra voler dire: “vai, grande, l’ha fatto veramente!”. Come un rigore segnato da Roberto Baggio che nella vita ne ha segnati chissà quanti (tranne quello più importante).
Non so se sono più cretini loro o se lo sono io che mi aspettavo qualcosa di diverso, di più spinto, di più creativo, di più borderline. Del resto stiamo parlando di Travaglio, che chissà quanti capelli avrà perso per l’ansia da prestazione.
Ad ogni modo molta gente ricca di fantasia e di alte aspettative nella vita ieri sera è venuta nelle mutande quando Travaglio ha “asfaltato” Abbelluscone. Ancor di più si sono divertiti quando hanno visto il Nano prendere appunti mentre il direttore del Fatto parlava di troie, forse perché sono talmente tante che alcune se l’era dimenticate: “domani questa la chiamo”. Ho scritto “chiamo”, perché questo articolo è già troppo volgare di suo.
Tuttavia sono contento che la serata non sia degenerata troppo nel porno bunga bunga, nelle troie e nelle nipotine di Mubarak, anche se metà degli italiani era incollata alla tv proprio per sapere se il pene di Berlusconi in erezione fosse più o meno lungo di quello della statuetta di Priapo che amava ciucciare la consigliera di regione. O tutt’al più, capire come cazzo gli funziona la pompetta. Sai mai che il fondo pensione possa servire a qualcuno. La bile sull’Imu, le tasse, il lavoro sono solo scuse per chi segue Berlusconi alla tv solo perché non ha una connessione per guardarsi un po’ di video su YouPorn.
Insomma, un Travaglio standard, non al di sopra delle righe, anche se ad un certo punto si è messo a fare delle facce come se gli si fosse rotta dentro la scopa che c’ha infilata nel culo. Boh, forse qualcosa era andato storto. Poi ci sarebbe stata la letterina di Berlusconi che avrebbe potuto glorificarlo in eterno, ma Santoro, che non capisce un cazzo del catafalco kitsch nel quale il Cav si sta per rinchiudere, sbotta e rovina tutto. Conati.
Santoro alla fine è un bimbominkia
E stasera ne abbiamo avuto l’ennesima conferma. Ad un certo punto sembrava il ragazzetto down strafatto di cocaina di Johnny Stecchino.
Per non parlare dei tentativi di apparire scherzoso, guascone, brillante, a suo agio di fronte al nemico, come se avesse voluto rivaleggiare con lui in avanspettacolo. Ma il Michele nazionale è talmente bravo e riesce nell’impresa di far rivalutare Giletti e di rendere la gag di Vespa dell’altra sera un tunnel di Messi anziché di Gilardino.
Secondo me gli autori di Santoro, e Santoro stesso, hanno capito di essere delle mezzeseghe. Sì, ok, il successo mediatico, il botto di telespettatori, il premio partita, ma la figura da bottegai della tv non gliela leva nessuno. Sta storia della “grande professionalità” deve finire, come ha rotto il cazzo quella del Berlusconi “grande comunicatore”.
L’introduzione sull’amore è patetica, la strategia della serata – cerchiamo di stare sul pezzo, non mettiamola in caciara, non facciamo la figura dei comunisti beceri, non diamo l’impressione della vendetta – è andata a puttane, Berlusconi gli sottrae il timone, detta i tempi, scambia i ruoli e quando Santoro capisce di essere caduto nella sua stessa e prevedibilissima trappola solo per far soldi e ascolti che fa? Si lagna.
Davanti ha l’occasione della vita, alla tv ha l’Italia delle finali di calcio e Santoro si mette a fare i patti pre-diretta con Berlusconi. Il bello che lo dice, così, fuori dai denti, sempre in diretta. Un genio.
Santoro è talmente FAIL da sbroccare al posto del Cavaliere, tanto da ammettere il proprio EPIC FAIL senza che nessuno gliel’avesse chiesto: «ma sì, chissà quanti voti ti ho portato» o un qualcosa di simile che suona come un lamento strozzato dal pianto. Come quegli sfigati che si giustificano per essere durati tipo cinque minuti davanti alla tipa che si sta rivestendo, che fa spallucce e che dice: «Esticazzi tesoro, sono sempre 20 bocca e 30 amore».
Berlusconi è un troll
In realtà non c’è niente da dire o da aggiungere a ciò che sappiamo già tutti. Se non sottolineare il fatto che Berlusconi sia fondamentalmente un troll.
La sua forza non sta nell’abilità ma nel contesto che si è venuto a creare, nel quale qualsiasi cosa dica o faccia è prevedibile ma può andare a suo vantaggio, e malgrado lo si sappia non lo si riesce ad arginare. Il problema non è come affrontarlo, ma farlo. Decidere di dargli spazio. Concedergli l’assist per le amenità, le gag populistiche, il revival del disco rotto. Avere il bisogno di vederlo, di sentirlo ancora, un viziaccio morboso, soprattutto se in nome della venialità: il sangue, che pulsa nelle tempie degli italiani, e i soldi (edonismo) il punto debole di quelli come Santoro.
Berlusconi sa di dire stronzate. La gente sa che dice stronzate. Il giornalista fa domande le cui risposte sa che sono stronzate. Anche il più scemo del villaggio capisce che non vi è nulla di logico nella necessità di interpellare un personaggio del genere e nell’edificare un simile circo. Perché non vi è alcun senso. Eppure lo facciamo. Perché? È così difficile lasciarlo lì, in pace, che si biodegradi da solo? Un mese fa Berlusconi era morto e sepolto, non era quello che volevate?
Il cerone stile Jersey Shore, il capello moquette, i sorrisoni pedofili. Lui che ripulisce con il fazzoletto la sedia dove si è seduto Travaglio, roba da cabaret d’osteria numero venti, che fa venire in mente il miglior Borghezio d’annata. Lui che ribatte al pubblico dicendo «chi dice sa di esserlo», roba da terza media. Il bello è che avete ancora il coraggio di chiamarlo “grande comunicatore”.
Per lo stesso principio avreste il coraggio di dire che i film dei Soliti Idioti sono dei capolavori.
Scambiare la venialità con la professionalità, come nel caso di Santoro, è un errore. Fraintendere la faccia tosta e l’encefalogramma piatto degli italiani con “le grandi capacità comunicative” di chi sta sotto i riflettori, anche. Berlusconi è forte perché sono il contesto, gli attori, il concerto, l’uditorio a renderlo tale.
La bassa aspettativa da impiegati impotenti del popolino, l’acume intellettuale di un tostapane dei giornalisti, le palle di Dan Harrow di noi cinici bastardi ci fanno meravigliare di fronte al grandioso coup de théâtre del Cav che legge la letterina a Travaglio. Un articoletto di merda che si legge ciclicamente sul Giornale e su Libero, se solo quei giornali li leggeste (sì, io lo faccio perché sono una persona orribile, feticista del cattivo gusto).
Nulla di nuovo, tutto già letto, aria fritta, scoregge inconsistenti, facilmente disintegrabili da una sana, corrosiva, inappellabile risata. Solo un idiota come Santoro poteva perdere le staffe con un trucchetto del genere. E infatti così è stato.
Solo i berluscones più sessualmente repressi avrebbero potuto eccitarsi. Infatti, ad un certo punto, hanno inquadrato Bonaiuti tra il pubblico, solo perché Bondi era scappato in cesso a masturbarsi.
Un troll non spiccherebbe mai in un dibattito o nel cuore di una caciara se non fosse circondato da sfigati. E Berlusconi è un troll, peraltro poco originale. Posso capire se avesse risposto alle accuse sulle faccende di mafia in modo sarcastico: “Embè, io ho pubblicato Saviano”. Se fossi in lui ci farei pure le magliette, indossandole in campagna elettorale. Oddio, un business da niente perché quella è roba che ti taroccano subito nelle bancarelle, ma almeno ci riesci a pagare la bamba per Emilio Fede.
Ok, ma alla fine chi ha vinto?
Chi ha vinto? Domanda idiota. Servizio Pubblico non sono i Pacchi dove puoi dire chi vince cosa. Il Fatto gongola per il numero di ascolti ed esibisce il suo sondaggio dove i suoi lettori dicono che non ha vinto Berlusconi. I giornali del Cav titolano che il Berlushow vale 400.000 voti in più. Gli opinionisti delle altre testate replicano sostanzialmente gli stessi pareri di quelli che su Twitter fanno finta di essere esperti di comunicazione.
Di certo avete presente i personaggi: quelli che annuiscono leggendo i pareri di Freccero e apprezzano l’editoriale di Aldo Grasso, fingendo di conoscere i suoi riferimenti cinematografici.
In fin dei conti nulla che non si potesse già sapere. Tutto è così piatto, sepolcrale e prosaico, come i monologhi didascalici e lisergici del Cav, scritti dagli stessi autori del comitato per il Nobel alla Pace per Silvio.
Non so voi ma io mi sono annoiato moltissimo, senza contare il fatto che mi sono sorbito tutta la trasmissione, sono rimasto a casa, non sono uscito e mi sono sforzato di seguire l’intero dibattito e manco una parola sul perché mi ha venduto Thiago e Ibra.
È stato brutto e noioso come passare la serata davanti a Real Time, o come passare la serata davanti a Real Time da tua morosa che non ti aveva informato di avere le sue cose.
«Ragazzi, non fatevi infinocchiare da questo qui…» quello che dice Berlusconi uscendo dallo studio. Difficile capire a chi si fosse riferito, se a Santoro, o a se stesso, per via di quel suo disturbo bipolare da campagna elettorale. Il bello è che in entrambi i casi Berlusconi avrebbe ragione.
Finito il Berlushow tocca alle barze di Vauro da Festa dell’Unità, quelle che fanno ridere gli scout.
E allora cambi sul primo e c’è Bersani da Vespa. Cose che dopo D’Alema dalla Gruber e Berlusconi da Santoro rischi uno shock anafilattico.
A proposito di #porcodio: ricontrollo l’hashtag prima di andare a dormire.
P.S. sì, alcune battute o passaggi presenti nell’articolo sono stati presi o ispirati da commenti trovati a caso nella rete, in special modo su Twitter, altrimenti, cazzo, per quale motivo avrei dovuto buttare il mio tempo in quel modo? Che poi non dite che sono come Luttazzi, che devo ancora capire come tira ora a campare dal momento che nessuno l’ha ancora riconosciuto tra i trans che battono nelle tangenziali della Romagna.
Nota: gli autori di certi tweet li ho censurati per rispetto della privacy, gli altri no perché sono di gente famosa che sta su Twitter per fingere di avere ragioni per esserlo.