Le montagne e i sentimenti di Franco Faggiani

Cosa hanno in comune Leonardo Guerrieri, ex-reporter di successo e vedovo cinquantenne e Martino Rochard, orfano di otto anni con la sindrome di Asperger? Il carattere introverso e una necessità condivisa che li porta a desiderare un equilibrio stabile e duraturo. La manutenzione dei sensi è la storia di Leonardo e Martino, non un padre, non un figlio, soltanto due persone che si trovano lungo lo stesso sentiero e che cominciano a camminare, passo dopo passo, sempre più vicini, uniti da un filo invisibile.

L’artefice di questo incontro è Nina, la figlia di Leonardo, una giovane vivace e determinata che, in seguito alla morte improvvisa della madre Chiara, inizia a praticare volontariato, imbattendosi in Martino, un ragazzino solitario che fin dal primo sguardo attira la sua attenzione. Abbandonato dalla madre e rimasto senza padre, suicida in carcere, Martino viene accolto in affido dalla famiglia Guerrieri. Il legame tra Leonardo e Martino si rafforza quando Nina decide di lasciare Milano e di conseguenza la casa paterna per lavorare come osteopata a Boston.

I due non resistono per molto tempo da soli nel capoluogo lombardo e, soffocati dal caos e dalle insidie della città, stabiliscono senza indugi di trasferirsi in una baita sulle Alpi piemontesi dell’Alta Val Susa, in una piccola frazione di Cesana Torinese. Da questo momento entra in scena una nuova protagonista: la montagna. Non si tratta, infatti, soltanto del luogo raffigurato sulla copertina del libro, ma soprattutto del simbolo più vivo di cambiamento che si possa rintracciare leggendo le 250 pagine del romanzo. Un microcosmo lontano dalla frenesia della città, una casa dove mettere le radici e da cui ripartire verso un nuovo inizio.

Rai Letteratura

Con un linguaggio semplice e fruibile a tutti, il giornalista Franco Faggiani imprime su carta la metamorfosi di un rapporto, quello tra Leonardo e Martino, cogliendo e decifrando le sfumature che caratterizzano il nucleo famigliare. La montagna, così come era stato per Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017 con Le otto montagne, è il mezzo che permette ai protagonisti di smussare i lati spigolosi e rigidi della propria indole, facendoli sentire entrambi meno inadeguati e più liberi di esprimersi.

Intorno a loro un corollario di personaggi minori, ma ugualmente importanti: Augusto, il contadino silenzioso e all’apparenza burbero che prende sotto la sua ala Martino, insegnandogli il mestiere dell’intarsiatore e il rispetto per la montagna, Daniele, figlio di Augusto e gestore dell’agriturismo di riferimento del paese, il professor Rambaldi, il neuropsichiatra che ha in cura Martino e infine le donne che catturano l’attenzione e i sensi di Guerrieri, Silvana Borgovecchio, la direttrice dell’ufficio postale e della biblioteca comunale ed Elena Ferrari, un’esploratrice e fotografa proveniente da Buenos Aires.

Tra queste vallate di confine Martino è un adolescente comune, che vive sentendosi parte integrante di una comunità, non più considerato diverso come in città. Questo è, infatti, anche un romanzo che fa luce sulle caratteristiche della sindrome di Asperger, per anni confusa con l’autismo, ma di cui si iniziano meglio a comprendere le differenze a partire dagli anni Ottanta.

L’Asperger è un pianeta lontano e silenzioso, in molte aree ancora inesplorato. Martino può mostrare un giorno la solitudine e la crudeltà di un bambino soldato e il giorno dopo la solidarietà e l’affetto di un figlio che si sente amato, al sicuro.

Vista da Borgata San Sicario (Agriturismo Barba Gust)

Leonardo impara da Martino che l’Asperger non è una malattia, ma un modo diverso di guardare le cose. Una condizione fatta di angoli nascosti, solitudine e di imprevedibilità, caratteristiche di cui è costellata d’altro canto anche la vita di ogni essere umano. Un libro che insegna ad aprire gli occhi e a non dare nulla per scontato, imparando a fare bene e meglio grazie alle privazioni.

Noi seduti al buio, il prato davanti e i laici appena sullo sfondo; era come stare al cinema. La luna piena poi rendeva tutto più spettacolare, si vedeva benissimo, meglio che di giorno, quando la neve abbagliava. Con quella luce decisa e schermata, il prato innevato era bianco senza riflessi, le ombre lunghe degli alberi nitide, le montagne, su cui sembravano cercare sostegno le costellazioni, ben profilate e nette. Stavamo lì in silenzio assoluto, due spettatori molto attenti, e quando un’ombra qualsiasi, magari solo di una piccola nuvola ritardataria, sembrava spuntare sul prato, ci davamo freneticamente di gomito. «Arriva, arriva…».

La montagna è una fotografia del passato, ma anche una proiezione del futuro. Faggiani rievoca magistralmente nel lettore sensazioni vicine e lontane e lo fa raccontando un luogo che è una casa felice dove ritornare ogni volta e sentirsi al sicuro. La manutenzione dei sensi è un romanzo che tocca tutti indistintamente e che mette al centro della propria indagine i rapporti umani e gli imprevisti. Così intenso e leggero allo stesso tempo da non volersene staccare.

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