L’Italia ama le controversie, una parola di troppo, o in meno, e l’opionione pubblica ti si scatena contro, in maniera tanto ipocrita quanto giusta. Le persone, che gliene freghi o meno, ti riempiranno di insulti se sbagli una virgola e, magari, hai fatto carriera. Dalla sua fondazione lo sport italiano per eccellenza non è mai stato il calcio ma il reciproco scannamento. E come i messaggi di ricordo per persone mai conosciute su Facebook, tutti lo pratichiamo. La nascita del politically correct, o della falsità pubblicamente accettata, ci ha rovinato. Questa serie di parole o affermazioni non vuole portarvi alla coerenza, né a giustificare chi spara grosso su certe tematiche, ma accusare chi fa di queste parole un castello da cui muovere attacchi al proprio avversario politico per guadagnarsi un punto di vantaggio elettorale e non chi, davvero e spendendoci la vita, si fa carico del progresso di questo paese. Perché, che lo vogliate o meno, il politicamente corretto è la maschera per piacere a tutti, se fossimo in un mondo davvero sincero l’etichetta si appicicherebbe soltanto sui quaderni delle elementari. Se poi vi va male potrete sempre ritrattare.
#1, Omosessualità e pari diritti.
È tempo di diritti e pari opportunità, una frase di troppo su questo tema ti butta contro le fasce più sensibili al tema, quelli pronti a cavalcare l’onda dell’arcobaleno o, semplicemente, quelli che in pubblico sono a favore di ogni parità di genere ma al bar sport dicono agli amici: «Vogliono sposarsi come me e la mia ragazza, mentre tutto quello che fanno è fare i Gay Pride.» Con la ribalta di questo tema in tutto il mondo, ma soprattutto su tutti i giornali, è il nuovo Eldorado della politica. Da una parte i difensori della famiglia tradizionale dall’altra i progressisti dell’ultimo momento che si sono ricordati adesso dell’omosessualità. Nonostante l’apparentemente aspro dibattito entrambi gli schieramenti hanno voluto raggiungere un’intesa bipartisan: offendersi alle dichiarazioni del signor Barilla, perché si sa, sulla pasta non si scherza.
#2, Donne e femminicidio.
Che l’Italia fosse un paese maschilista è risaputo, il problema è che anche la maggior parte delle donne, sotto sotto, lo sono. L’immagine dell’uomo forte ce la sparano in vena da bambini e non puoi davvero uscirne fino in fondo, creando notevole ansia da prestazione, e una quantità inenumerabile di giustificazioni, per il genere maschile. La parola #femminicidio ha raggiunto la stessa quantità di hype della morte di Micheal Jackson, senza però caratterizzarsi nel quotidiano se non diventando un totem sacro alla politica. Nessuno si può inoltrare in questo percorso senza incappare in errori perché la ragione ce l’hanno sempre gli altri, e anche se condanni non è mai abbastanza. E se, da una parte, ha permesso la creazione di notevoli movimenti neo-femministi dall’altra non è riuscita a far uscire le persone dall’idea che la donna non sia soltanto l’oggetto del desiderio promulgato dalla televisione. A poco è valso il passaggio dalle veline ai velini su Striscia la notizia, perché la gente si è chiesta «Ma dov’è finita la fregna che ballava?» I perbenisti di questo tema sono gli stessi che inorridiscono davanti a una donna sfregiata dall’acido, caricandola su Facebook a ripetizione e con tanto di frasi ad effetto del tipo «Un vero uomo non picchia mai una donna» ma che quando passa una in minigonna pensano «Vedi, questa se l’è cercata lo stupro.» Ma questo non lo si dice mai in pubblico, perché oltre a essere volgare e ignorante, è brutto, quando in realtà il solo pensarlo le uccide due volte.
#3, Immigrazione e Ius Soli.
Questa è il tema più facile. Ci sono certe persone che si sono sentite ferite dentro quando è passata la Bossi-Fini e hanno pianto dopo l’ennesima strage di migranti sulle coste del Mediterraneo, di cui però ne conoscono solo la metà, ma che proprio i negri che ti vendono gli accendini non li sopportano. Quelli lì, infatti, chi sono se non quelli che al massacro sulle coste di Lampedusa sono sopravvissuti (e quindi non hanno fatto notizia)? Se Grillo sconfessa i suoi parlamentari sull’eliminazione del reato di immigrazione clandestina e tutti provano un brivido è anche vero che c’è chi non ha mosso un dito quando la legge proibiva ai medici di prestare cure a chi non aveva il permesso di soggiorno. Questi dal cuore buono, quando proprio non possono evitarlo, sono quelli che quando gioca la nazionale considerano Balotelli il migliore calciatore italiano dopo il gol e che quando si fa espellere urlano al televisore e agli amici: «Se uno è negro è negro, non ci puoi fare nulla.» Anche questo tema è un campo minato e che non sta portando a nessuna discussione seria ed equilibrata, perché poi non vogliamo parlare dei sinti e dei rom.
#4, Berlusconi e la sua vita privata.
Beh, su questo non c’è nulla da aggiungere.
#5, La crisi economica.
È un brutto periodo per le aziende e per le famiglie ma c’è chi, poi, non la sente. «La crisi non esiste, i ristoranti sono tutti pieni.» È una frase di Berlusconi, è vero, ma ci ha contaminato così tanto che anche noi la pensiamo. Il cinismo causato dal bombardamento di termini di cui non capiamo il senso, spread, Tobin Tax, Austerity, ci ha reso indifferenti pure ai suicidi degli imprenditori, dalla bancarotta e dalla cassa integrazione. Siamo i primi a non pensare alla crisi e a non fare nulla per limitare i danni, mossi da un inconscio reaganismo del «Per rilanciare l’economia bisogna sostenere i consumi.» Ma la verità è che il lusso non va mai in crisi. Ma se ci dicono che la Fiat chiude siamo tutti pronti a picchettare Mirafiori e se Marchionne ammette che l’Italia è un paese a produzione zero ci sentiamo offesi quando, invece, dovremmo dargli modo di ricredersi. L’uomo non vive di solo lavoro, ma bombardandolo continuamente di brutte notizie gli permette di non fare un progetto serio per il rilancio dell’economia. Se il tema è brutto, allora, è meglio non parlarne.
#6, Ambiente e «di cultura non si mangia».
Il pianeta sta crollando, abbiamo finito le risorse energitiche che il mondo poteva produrre in un anno ad agosto, ma la raccolta differenziata è ancora un miraggio. I perbenisti di questa categoria sono quelli che si scandalizzano davanti ai tumori dell’Ilva ma che lasciano tutte le luci accese e si lavano i denti con l’acqua che scorre o lasciano la macchina accesa mentre scopano in un parcheggio. Il ministero per l’ambiente, come il Trattato di Kyoto, sono due punti imprescindibili per la salvaguardia della Terra, privarsene sarebbe un colpo alla socialità. Ambientalisti della domenica e difensori della cultura sono due categorie in cui poche persone possono effettivamente rientrare davvero. Quando l’allora ministro dell’economia Tremonti affermò che «Di cultura non si mangia», tralasciando il fatto che la metà degli utili del paese deriva dal turismo e da quello che ci è stato lasciato, la gente è esplosa. Tra quelli c’era anche chi non va alle mostre, chi non supporta le band musicali e si scarica ogni album senza poi comprarlo o almeno andare a un concerto, e chi non va al cinema perché TnT Village gli ha già sgraffignato il film. Nonostante questo si sono sentiti offesi e con la coscienza pulita. Se tutti scarichiamo qualcosa perché è gratis e più comodo, è anche vero che tutti i quadri della storia dell’arte sono su internet ma, non per questo, si smette di andare ai musei.
#7, Ebrei.
Avere un amico ebreo ha, nell’immaginario, la stessa potenza di avere un amico gay, al primo parli di affari al secondo dei tuoi problemi di outfit. Tra quelli che davanti alla pessima battuta berlusconiana al parlamento europeo si sono vergognati di essere italiani ci sono, spesso, anche quelli che ti raccontano la barzelletta sui campi di concentramento e che quando vanno da FootLocker per comprarsi l’ultimo modello di Nike guardando il prezzo ti dicono: «Questi qua diventano più ebrei ogni giorno di più, ecco perché c’hanno le maglie a righe, in prigione per strozzinaggio dovrebbero finire, ‘sti ebrei.» Ma hanno pianto per Il bambino con il pigiama a righe e comprano solo scarpettine rosse da quando hanno amato Schindler’s list. Quando vanno in vacanza in Polonia a fare i ricchi, un ricordo per Auschwitz ce l’hanno sempre. Dopotutto «Se sono perseguitati da sempre c’è un motivo valido, poverini.» Perché finché non sono perseguitati c’è sempre un motivo per riderci sopra, ma se lo fanno gli altri, allora, è giusto criticarli e dargli dei nazisti.
Questa non è una lista esauriente, forse un po’ caustica e totalizzante, il problema è che anche chi l’ha scritta ci rientra perfettamente e, ogni tanto, si scandalizza. Il problema non è l’indignarsi davanti a delle affermazione pessime pronunciate dalle istituzioni, il vero problema è che dopo la condanna c’è sempre qualcuno che ritratta e queste tematiche vengono perse per strada, senza che nessuno, davvero, ci cavi qualcosa fuori e si superi il punto di stallo. Se vi sentiste offesi da questa lista, o banalizzati, non preoccupatevi potrò sempre ritrattare.