Un piccolo romanzo rosa confetto, ma pieno di tensione. Questo è, riassunto in mezza riga di quaderno, La ragazza unicorno, il primo romanzo di Giulia Sara Miori recentemente arrivato in libreria per Marsilio. Una storia nera, a discapito della copertina e di quel bianco asettico che tra le sue pagine ritornerà spesso. Una storia di prigionia fisica, di imprevisti capaci di sconvolgere intere esistenze e di quelle gabbie mentali in cui ognuno di noi tende a rifugiarsi per non perdere quelle poche certezze che ha.
La ragazza unicorno, contrariamente a quanto il titolo vorrebbe farci credere, racconta in prima battuta di un uomo come tanti e come nessuno, tale signor Cattaneo. Un uomo ordinario, volendo essere sinceri dall’esistenza anche abbastanza anonima, una vita casa-ufficio, poche amicizie, probabilmente di vere zero, qualche partita coi colleghi, un matrimonio finito alle spalle. Insomma, una persona normale con una vita normale, mai nulla che potesse far presagire l’evento di cui quest’uomo si ritrova protagonista, inaspettatamente e suo malgrado, proprio nel giorno del suo compleanno.
Se avesse avuto una buona memoria, cinque ore dopo si sarebbe ricordato dell’uomo alto e magro che ora se ne stava un po’ in disparte a leggere il giornale, le lunghe gambe accavallate.
Il signor Cattaneo viene rapito, reso prigioniero, sottratto alla sua routine. Nessuno spoiler, questo è l’evento che dà il via alla narrazione che Giulia Sara Miori conduce un po’ come se fosse in un labirinto bianco ottico, durante una partita a Indovina chi o in un’aula di tribunale. Tutto quello che sappiamo su Cattaneo, da questo momento denominato solo e soltanto il prigioniero, lo sappiamo dai suoi pensieri, dalle sue riflessioni post rapimento e nel bel mezzo della prigionia. Cosa ho fatto, perché sto vivendo questa situazione paradossale? Tutto si annulla, in un battibaleno. A portare avanti l’interrogatorio due uomini, due carcerieri, che di lui sembrano sapere tutto, o quasi. Mettendo in mezzo persino l’ex moglie del prigioniero, continuano a torturarlo con le loro domande, con le loro allusioni a qualcosa che l’uomo stenta a capire. Non si dorme, in prigionia, si riflette solo.
D’un tratto, sentì venire meno la speranza. E se l’avessero lasciato in quella cella per sempre, senza mai più liberarlo? Cos’avrebbe fatto, a quel punto? No, si disse. Mio fratello, mio padre… Loro mi cercheranno.
Così, cavalcando bene il filo della tensione fino a picchi tragicomici, Giulia Sara Miori rimescola e incastra le tessere di questo puzzle chiamato La ragazza unicorno, arrivando a dare una risposta alla domanda che assilla il lettore dall’inizio: ma chi è questa ragazza unicorno, cosa c’entra con la storia del prigioniero?
Non era bella, ma neanche brutta. In ogni caso, non era il tipo di ragazza che gli uomini si girano a guardare per strada. A modo suo, però, aveva un fascino speciale.
A suo completo agio con quest’esperimento di romanzo breve, dopo l’esordio coi racconti di Neroconfetto (Racconti edizioni, 2021), con La ragazza unicorno Giulia Sara Miori ci regala la sua prosa nera, sfuggente, indagatoria ed affilata. Da scrittrice, è lampante che il suo compito non quello di dare delle risposte a chi legge. Al contrario. Le domande del prigioniero, quelle che si pone autonomamente e quelle con cui viene incalzato dai suoi carcerieri, che alla fine sono due persone apparentemente normali come lui, forse solo un filo sopra le righe rispetto all’uomo di cui sappiamo tutto e niente. Il senso di incompiutezza che questa lettura si trascina dietro è tutt’uno con la tensione che trasuda. Perché un romanzo non deve per forza essere prolisso, può lanciare immaginari e affidarli al lettore, senza spiegare tutto.