In molti, arrivando a Piacenza per la prima volta, si chiedono tra perplessità e imbarazzo se la città faccia ancora parte della Lombardia o sia già terra emiliana. Domanda quasi legittima data la sua vicinanza con Milano e Lodi, ma del tutto ingiustificata se si considerano le pietanze che portano alto il nome di questa cucina tipicamente emiliana come i pisarei e fasò, i tortelli, la coppa o la burtleina (italianizzato bortellina) e i vini come il Gutturnio o l’Ortrugo che descrivono la storia di un popolo dedito all’agricoltura e cresciuto su trattori che galoppano velocemente dalle colline verso la pianura e viceversa.
Bleech Festival è una delle rassegne più giovani della provincia, ma già ben collaudata nel centralissimo Parco della Cavallerizza, nata l’anno scorso dalle intuizioni e dalla volontà dell’associazione culturale Propaganda 1984 che ha saputo portare, durante le tre giornate di questa seconda edizione, un’atmosfera fresca e vivace a dispetto di chi ancora giudica Piacenza una delle città più tristi d’Italia. La triplice anima di questa manifestazione si fonda sullo street food, sulle autoproduzioni artigianali e sulla musica che diventa la vera protagonista quando il sole inizia a tramontare, inabissandosi dietro i mattoni bollenti dei palazzi circostanti.
È venerdì pomeriggio ed è l’inizio del primo weekend di settembre dal rientro dalle ferie, uno dei pochi momenti dell’anno in cui la città si popola di volti abbronzati e distesi. Per gli organizzatori e i tanti ragazzi impegnati a rendere ogni dettaglio perfetto la trepidazione, invece, cresce come prima degli esami importanti tra il vociare di chi attende in fila il proprio turno davanti ai food trucks di leccornie regionali fritte e deliziose come in una puntata di Unti e bisunti e lo stupore di chi si perde ammirando le creazioni dei 40 banchetti di A/Mano Market.
La formula vincente è quella messa in pratica un anno fa e che si concretizza portando sul palco 12 artisti italiani noti e un po’ meno noti provenienti da ambienti, influenze e località diverse. Il menù di questo casual friday piacentino porta in tavola diversi generi in modo da non scontentare anche i palati più esigenti. Si parte con il groove magnetico di Bruno Belissimo che accompagna l’ora dell’aperitivo fino a quando le prime stelle compaiono sotto la frangetta dell’imperscrutabile Tight Eye, che nasconde dietro il suo aspetto esile e delicato una voce irresistibile e suadente, influenzata dall’amore per gli anni Sessanta e per la musica soul.
Tra fuochi d’artificio e lucine che riempiono ogni angolo del palco della Cavallerizza si esibiscono anche i bolognesi Vittorio Marchetti e Luca Rizzoli, ossia i Osc2x, la formazione electro-pop che quest’anno si è fatta conoscere mediante X Factor, ma che dimostra di essere più di un esperimento da talent grazie a una capacità innata (che non si insegna e non si impara) di scaldare il pubblico attraverso le corde giuste. Non rimane, però, alcun dubbio su chi sia davvero l’anima della festa. Si tratta dei Selton, gli headliner della serata, che con le canzoni tratte dall’ultima raccolta Loreto Paradiso portano un po’ di Brasile in Italia. Basta una chitarrina, scendere dal palco e cantare insieme Voglia di infinito come degli amici che si ritrovano intorno a un falò sulla spiaggia. Non ci sono pensieri in questa notte d’estate che possano toglierci il sorriso.
Sono tante ancora le sorprese musicali di questa serata, come gli Inude di cui vi avevamo già parlato nella nostra rubrica The Subterranean Tapes, ma anche la giovanissima Alice Bisi in arte BIRTHH che, invece, apre le danze del sabato. Entrambi sembrano arrivare da un altro pianeta o almeno da una nazione che non sia l’Italia. Ogni tanto cerchiamo disperatamente ascolti di gruppi lontani anni luce da noi e poi scopriamo che la bellezza che stavamo rincorrendo è tra le mani e sulla bocca dei nostri vicini di casa. Creature del Bleech Festival sono anche Leo Pari, un cantautore romano che segue la scia di artisti come Tommaso Paradiso, Calcutta o Francesco Motta, che ci guida nella sua vita, spalancando le persiane senza timore o Ghemon, il rapper di Avellino che, pur essendo lontano dai nostri gusti, ci lascia piacevolmente stupiti e carichi di adrenalina.
La domenica è, invece, totalmente all’insegna del rock, si passa dal blues dei varesini There Will Be Blood, che sul versante acustico sono tra quelli che picchiano più duro ai vicentini Novamerica, che riescono a spiazzarci all’improvviso. Sarebbe bello partire con loro per un viaggio, magari su un pullmino sgangherato alla ricerca di tutto e di niente. Chiudiamo gli occhi, rapiti allo stesso tempo da sonorità calde e sintetiche, e li riapriamo mentre i Gazebo Penguins stanno già così tanto martellando il palco da far tremare le mura ancora intatte della città.
Con loro che ci hanno allenato a non trattenerci mai, ballando e urlando a perdifiato (quasi sempre perdendo la voce) si conclude la seconda edizione di un festival a misura di bicicletta e di passi lenti nel cuore di un parco urbano pronto ad accogliere tutti senza distinzione di età. Bleech Festival promette di crescere ancora nei prossimi anni e di diventare un appuntamento fisso nel calendario degli eventi non solo della provincia, ma del Nord Italia. Tra il frinire delle cicale e la strada sempre più buia che si srotola verso il fiume Trebbia torniamo a casa veramente convinti che d’estate la vita di provincia possa fare al caso nostro.