Tra Milano e Torino c’è un luogo magico dove l’aria è più leggera e il tempo sembra essersi fermato: il suo nome è Chiaverano. Per raggiungere questo borgo di origine medievale a pochi chilometri da Ivrea basta percorrere l’autostrada che porta in Valle d’Aosta e abbandonarsi alla bellezza dei paesaggi che corrono lungo l’asfalto. Con la pianura alle spalle e la Serra Morenica che conquista l’orizzonte, la strada discende rapidamente verso una vallata abbracciata da dolci colline. Tra i boschi e le radure ci sono cinque piccoli laghi che, nelle giornate di sole, diventano specchi di luce dove catturare i propri sogni e metterli al sicuro.
Perché non portare un festival in questa oasi di pace? Devono esserselo chiesto gli organizzatori di A Night Like This Festival mentre passeggiavano per la prima volta sulle rive del Lago Sirio alla ricerca di un’occasione per mettersi alla prova. La possibilità di far conoscere questo territorio è arrivata e oggi A Night Like This Festival è diventato un appuntamento fisso dell’estate. Dal 14 al 16 luglio ha preso vita per il sesto anno consecutivo la rassegna musicale che, rispetto alle precedenti edizioni, è iniziata di venerdì con lo scattare del weekend lavorativo.
La scommessa che lo staff organizzativo si impone fin dalla prima edizione è quella di portare artisti e pubblico su cinque palchi e tre location diverse. Quest’anno sono stati più di trenta i gruppi italiani e stranieri che si sono succeduti per far vivere agli spettatori un’esperienza totalizzante e unica di festival, quantomeno in Italia. Dal Palco delle Colline, il grande prato verde protetto dall’Anfiteatro Morenico su cui – giusto per citarne alcuni – sono passati The Soft Moon, Austra e The Temper Trap al Palco dell’Esploratore, uno spazio coperto dove l’aria diventa subito incandescente al calare del sole e il Palco del Quieto Vivere, un’area immersa nel verde dove gli ascolti si fanno più rilassanti.
E come ogni anno la musica non si è spenta né a tarda notte con l’Afterparty del bosco né di giorno con i concerti unplugged sul molo del Lago Sirio, la cornice più suggestiva e rappresentativa della manifestazione. Le band che hanno calcato il palco oggi saranno i grandi di domani: Future hits today è il motto di A Night Like This, non solo un festival, ma anche fucina di idee e trampolino di lancio per gli artisti emergenti. Lo scouting di talenti porta spesso i suoi frutti, come nel caso di Iosonouncane o di Cosmo che qui è di casa.
Uno spaccato di A Night Like This Festival
Sabato sera le cicale friniscono lungo la piccola strada di campagna che attraversiamo per arrivare a Chiaverano. C’è curiosità da parte di tutto il paese: dai commercianti sull’uscio delle loro botteghe che ci guardano sorridendo ai volontari che ci danno indicazioni fino agli anziani che si affacciano dai balconi. Una coppia dai capelli sale e pepe si rivolge a noi e ci chiede “Dov’è la festa?”. Sì, la parola giusta è festa perché si tratta di una serata che intende coinvolgere tutti, non solo la fascia d’età dai 18 ai 35 anni, ma anche le famiglie con i bambini e qualche rampante over 65 che ritroveremo a ballare sotto il Palco delle Colline.
Arriviamo mentre Giorgio Poi ha da poco cominciato il suo live. Una birra in mano, l’erba sottile sotto le gambe, il sole che sta tramontando e l’aria fresca: forse è il paradiso. A vivere in città / Piene di tombini e di bambole del gas /Di centraline e tubature / E strane connessioni / Fibre ottiche e cereali auricolari / Che fanno bene a tutte le età. La città è a un’ora di distanza, ma non è mai stata più lontana. Ci spostiamo per sentire la carica esplosiva dei Manitoba sul Palco dell’Esploratore e ci emozioniamo pochi metri più in là sotto il Palco del Quieto Vivere sulle note di Pensiero stupendo, cover di Patty Pravo realizzata dal bresciano Pietro Berselli.
Gazzelle ci aspetta sul main stage con la sobrietà che può comunicare soltanto una camicia azzurra con i fenicotteri. L’hype generato dall’uscita del suo album Superbattito è quella che ritroviamo sotto il palco, con tanti ragazzi che ballano e cantano a squarciagola coprendo qualche incertezza. La notte è scesa, le ombre sono più rarefatte e i Julie’s Haircut hanno conquistato il palco portando le loro atmosfere oniriche da Modena. Il tempo si è fermato ancora una volta: sul Palco del Quieto Vivere è salito Liede, un cantautore torinese che ci riporta agli anni più belli e spensierati, quelli del liceo. La nostalgia parla di noi e per noi sotto le fronde degli alberi mosse dal vento.
E poi ci sono gli Shijo X che ne hanno fatta di strada: Liverpool, Manchester, Londra, il Primavera Sound di Barcellona e oggi qui a Chiaverano. Ascoltando dal vivo la voce blues di Laura Sinigaglia non possiamo che essere orgogliosi di questo prodotto italiano. Ci piace inciampare nella loro originalità e nella perfezione che li accompagna. Correndo da un palco all’altro, finalmente gli Of Montreal che sono gli headliner nonché i più attesi della serata: tutti gli occhi sono puntati sull’istrionico frontman Kevin Barnes, showman trasformista che incanta e diverte tutti. Più che un’esibizione, una performance che combina teatro, musica e danza. Rimaniamo per più di qualche secondo a bocca aperta.
E sui titoli di coda compaiono Carl Brave X Franco126 che riempiono il Palco dell’Esploratore di ragazzine armate di smartphone e di sorrisi smaglianti. Sono il duo del momento e mettono d’accordo la scena rap e quella indie, portando Trastevere tra le colline del Canavese. Sulle ultimissime battute, invece, i Demonology HiFi, la coppia formata da Max Casacci e Ninja dei Subsonica che insieme a Cosmo trasformano il prato sotto il Palco delle Colline in un dancefloor.
Il cuore batte forte mentre torniamo a casa. Il finestrino abbassato, il respiro leggero e la notte liquida tutta intorno. Con un tappeto di stelle sopra le nostre teste guardiamo Chiaverano allontanarsi. Abbiamo trovato un luogo dove stare semplicemente bene, che poi non è mai facile stare completamente bene e se a farlo è un festival non possiamo che complimentarci. Non ci vogliono tante parole, A Night Like This Festival va vissuto.
Fotografie di Maurizio Vaccariello