La guerra anti hipster da Berlino a New York: gentrificazione

C’è un documentario su Youtube molto interessante che racconta la gentrificazione a Berlino, in particolare nel quartiere Neukölln, teatro di un vero e proprio scontro tra residenti e hipster (o, se preferite, ”classe creativa”), in un intreccio di sentimenti di rabbia e rivendicazione urbana, che è anche una lotta architettonica per la difesa del vecchio quartiere. Tutto questo è già successo a New York, come nel caso di Brooklyn, che è poco fuori Manhattan, e in diverse zone degli Stati Uniti. L’onda lunga dell’emigrazione degli hipster arriva anche in Europa, e in particolare a Berlino, città che ha una storia un pochetto più complessa di quella delle città americane, e che sta diventando sempre più un centro culturale europeo di richiamo.
gentrificazionehipster

Quando parliamo di gentrificazione ci riferiamo a un fenomeno che pressapoco funziona così: una banda di hipster o yuppies o giovani artisti borghesi, si trasferisce nel quartiere periferico o povero di una città, e lo riqualifica in un certo senso, imborghesisce in un altro. Prendiamo il caso di Neukölln, quartiere al confine con Kreuzberg (quartiere turco che pure sta subendo un processo del genere): in origine gli affitti della zona sono bassi, poi il fiorire di locali, spazi espositivi, gallerie d’arte, bar, e la sempre più forte emigrazione di quello che in gergo in città viene definito come hipster, ha portato a un rialzo dei prezzi degli affitti, nuove costruzioni, e la rabbia è esplosa con forza. Cartelli dal vago sentimento anti-hipster hanno iniziato a colorare Neukölln: non vogliamo nè turisti nè hipster; non fittiamo case a hipster; eccetera. La popolazione originaria del quartiere lamenta che con l’arrivo degli hipster la zona sia diventata anche turistica, affascinante per chi va a Berlino in visita. Come forma di resistenza è nata anche un’associazione hipster che combatte questo fenomeno di rabbia urbana, e che lamenta anche episodi di violenza in citta: si chiama Hipster Antifa Neukolln, e su Vice si può leggere un’intervista al suo portavoce che descrive fino a che punto è arrivata la situazione in città.


Oltreoceano la situazione non è così calda, anche se i blog di Brooklyn che gridavano al ”Die Hipster!” sono stati forse i primi a lamentare il fenomeno dell’occupazione e trasformazione degli spazi. Un servizio di The L Magazine del 2012 titolava così: Have Hipsters and Gentrification Ruined Brooklyn? Probabile che questo fenomeno di astio nei confronti di tutto ciò che è hipster venga da lontano, proprio da queste lotte interne dell’America, basti pensare che nel 2007 Time Out New York scriveva un pezzo dal titolo Why the hipster must die. Esempi di questa nuova contaminazione americana sono Williamsburg a Brooklyn o Silver Lake a Los Angeles.
Il dito si punta ovviamente contro l’impoverimento di chi è già povero all’interno di questi quartieri riqualificati.


Ma cosa succede in Italia intanto? Se da un lato Il Deboscio tenta di importare un vocabolo cool (”gentrificazione”) di un fenomeno che non esiste ancora (si accenna all’Isola a Milano, per esempio), qui la situazione è ancora alle prime armi: il pregiudizio hipster che viene da lontano è già dentro di noi, le gallerie d’arte nei quartieri periferici e a basso costo delle città italiane invece non esistono ancora.

Facciamo un esempio d’immaginazione, ovvero la gentrificazione di Fuorigrotta, che non è il classico quartiere operaio alla Neukolln, ma un quartiere della periferia napoletana dove non ci sono bar, locali, attrazioni, gallerie, e gli affitti per gli studenti (in genere di ingegneria) sono piuttosto inferiori alla media di Napoli. Ecco, ammettiamo che a un punto ci sia una grande immigrazione di massa di hipster a Fuorigrotta, proprio nei pressi dello stadio San Paolo, o della lunga pista ciclabile che la attraversa (ecco, c’è anche quel vantaggio in zona). All’improvviso Fuorigrotta come Berlino e Brooklyn, si animerebbe di gallerie d’arte contemporanea, bar e locali, musica dal vivo in notturna, e le signore della Fuorigrotta vecchio stampo che improvvisamente passerebbero da un panorama di periferia ad uno piuttosto cool, animerebbero le proteste anti colonizzazione hipster della città. Unite agli studenti di ingegneria che vedono gli affitti improvvisamente schizzare alle stelle.

Per quanto mi sforzi di trovare la situazione delirante, quello che resta al fondo sono soltanto cambiamenti del volto delle città, e sono in atto da secoli. Al di là di questo fenomeno, possiamo pensare agli scontri tra culture diverse nello stesso quartiere: il vascio napoletano (che è il piano che affaccia direttamente sulla strada) sta subendo una grande trasformazione per esempio, diventando la casa degli immigrati indiani e pakistani dei quartieri dei vichi storici della città. Gli scontri con i piani più alti sono all’ordine del giorno. Ma una città cambia, e in una città ci si incontra.

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