Grafica di Maurizio Vaccariello
Dopo la breve incursione europea di fine febbraio, Cosmo è tornato in Italia per portare il suo Cosmotronic Tour nei club e per far ballare i più coraggiosi fino al mattino. Bologna, Firenze, Milano, Torino, le tappe finora toccate dal cantautore di Ivrea, doppie date aggiunte in ogni città e sold out ovunque. Chi ha ascoltato Cosmotronic in cuffia fino alla nausea conosce il motivo di questo successo e lo sanno ancora di più coloro che nel 2016 sono stati risucchiati dal vortice de L’ultima festa in una rovente serata di luglio o in una fredda notte di dicembre.
Da quando Marco Jacopo Bianchi suonava nei Drink To Me e cantava in inglese di tempo ne è passato, ma l’energia di questo ragazzo di provincia non si è spenta, anzi qualcuno potrebbe dire che si è triplicata con l’avanzare degli anni. Il suo progetto solista gode, però, della compagnia di uno schieramento di amici – il collettivo Ivreatronic – che suona prima e dopo di lui, proprio come se fosse un festival di musica elettronica itinerante. Una festa a cui tutti sono invitati che comincia poco dopo l’ora dell’aperitivo e che termina all’alba.
Siamo stati alla data di Milano al Fabrique e a quella di Torino alle OGR, dove abbiamo trovato in entrambi i casi un serpentone così lungo di persone all’ingresso da farci capire l’importanza dell’evento. Un concerto che è allo stesso tempo fisico e liquido, come le gocce di sudore che scendono lentamente lungo la schiena mentre si balla, i capelli che si arricciano con la temperatura che sale e la birra che scende rapidamente in gola quando si ha sete. Il weekend è iniziato, l’adrenalina è alle stelle, l’attesa è finita. La luce del giorno è un ricordo lontano, intrappolata in un passato e in un futuro che ora non esistono.
Cosmo sale sul palco delle Officine Grandi Riparazioni snocciolando i versi di Bentornato,“Tempi strani, tempi duri / Qualcosa vive sotto quel torpore / E dai dillo un po’ ne senti l’odore / Un po’ ne senti il sapore, eh” siamo tanti questa sera, c’è una città che si muove e si abbraccia, trascinata da Le voci e da Dicembre, pioggia di velluto per l’udito. Rapidamente entriamo nel cuore di Cosmotronic passando da Quando ho incontrato te, cantata in coro dalle prime alle ultime file a la trance progressive di Tristan Zarra che Gigi D’Agostino a Le Rotonde di Garlasco scansate. Gli occhi chiusi, i fianchi oscillano, ognuno segue il ritmo del proprio corpo e di chi ha accanto quasi come se si trattasse di una danza tribale.
Ho vinto, Ivrea Bangkok e Barbara, la temperatura sale, le luci vorticano sempre più veloci ferendo la vista. Attimi di respiro per legarsi i capelli, bere e ricominciare a ondeggiare su le note di Attraverso lo specchio e di La notte farà il resto. È un tuffo all’indietro nell’adolescenza e nei silenzi che diventano caos assordante. Non c’è tempo per pensare, Cosmo dirige la festa dall’alto accompagnato dai fedelissimi Matteo Boscolo e Roberto Grosso Sategna, ma solo per emozionarsi e per ricevere qualche pugno nello stomaco.
Ballare, dissolversi nella folla mentre una lacrima scende nell’oscurità, Le cose più rare è l’inizio di una detonazione che scoppia all’improvviso sulla scia lavica di Sei la mia città. Urlare a perdifiato “Cazzo se mi piaci” o “Quando arriva la scossa ci vogliamo abbracciare in questo delirio, in mezzo alla gente, arriva l’amore non capisco più niente”, sono due ore che balliamo, ma abbiamo ancora la voce e la forza di farci divorare dal gran finale, da L’ultima festa, con uno stage diving mancato e uno più fortunato e un’immancabile pioggia di coriandoli che sembra non avere mai fine. Sugli schermi dei nostri smartphone è impressa quest’ultima immagine, con la sua gamma di colori, i movimenti del pubblico e le scarpe che volano in aria. Usciamo fuori nella notte e respiriamo boccate di ossigeno e fumo stringendo quest’ultimo frame. Il cuore ancora in gola, il polso a zero. La strada verso casa è troppo breve per ripercorrere la serata. Torniamo indietro velocemente?
Fotografie di Alise Blandini