“Il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza!
(…) Quale Bellezza salverà il mondo?”
(L’idiota, Fëdor Michajlovič Dostoevskij, 1869)
Da ormai tre anni la fotografa rumena Mihaela Noroc porta in giro per il mondo la sua bella faccia aperta con i capelli biondi sbarazzini a farle da cornice, i suoi trent’anni e una macchina fotografica appesa al collo. È il 2013 quando, dopo aver lasciato il suo lavoro, decide, zaino in spalla, di girare il mondo per un piccolo progetto personale, quello di fotografare la bellezza femminile ad ogni latitudine.
Mihaela fotografa donne incontrate per strada ai quattro angoli del pianeta, la maggior parte delle volte potendo spendere appena pochi minuti, il tempo di fermarle (parla cinque lingue) e chiedere loro di lasciarsi fotografare. Solo raramente il tempo a sua disposizione aumenta con la possibilità di fissare un appuntamento, di rivedersi, di scattare con più calma.
Nel giro di pochissimo tempo il suo progetto, The Atlas of Beauty, ha conquistato alcune tra le testate principali del mondo, per il suo secondo viaggio intorno al mondo Mihaela ha potuto beneficiare di un crowfunding e presto il suo lavoro si tradurrà in un volume che raccoglierà il meglio del suo portfolio. Per capire come abbia fatto non servono molte parole, è più facile guardare le sue fotografie (alcune tra quelle raccolte nella gallery sono tra le più recenti) e coglierne in un solo sguardo tutta la bellezza.
Ne L’idiota di Dostoevskij, uno dei grandi romanzi dello scrittore russo, il tema della bellezza attraversa l’intera opera come un fiume carsico. La bellezza non è solo qualcosa che deriva da un giudizio estetico, anzi, è soprattutto inteso come attributo morale. Ma attenzione, la bellezza non è certo qualcosa di esclusivamente salvifico, nell’ambiguità che è propria dei grandi, Dostoevskij farà dire alla giovane e ingenua Aglaja mentre prende tra le mani il ritratto della “mantenuta” Nastassja Filippovna, l’angelo caduto dalla bellezza sconvolgente: “è una bellezza che può sovvertire il mondo”. È chiaro allora il riconoscimento della bellezza come una forza enorme capace di imprimere un cambiamento profondissimo nell’animo di chi ne viene a contatto. Quale, resta il grande enigma e come tale resta anche il senso morale che ne può scaturire.
È difficile giudicare la bellezza. Non vi sono ancora preparato. La bellezza, è un enigma
C’è qualcosa di commovente in tutte le foto della Noroc, come se, quasi senza accorgersene, la fotografa rumena fosse capace, attraverso il suo obiettivo, di farsi carico della bellezza che incontra per strada, consapevole che la bellezza, quella vera, è tutt’altro che innocua. La Noroc riesce a cogliere sempre qualcosa che va di là del semplice dato estetico nei volti delle ragazze che ferma per strada e che si concedono alla sua camera meravigliosamente inconsapevoli della bellezza in cui verranno cristallizzate per sempre.
Dietro questo miracoloso lasciarsi andare c’è sempre qualcos’ altro, spesso un velo di tristezza che non appare mai amara ma dolce, come se in quel momento tutta l’insicurezza, la paura di non piacere, i sentimenti che ciascuno si porta dietro si spezzassero e lasciassero uscire dalle loro crepe la luce che c’è dentro, la bellezza che è nascosta dentro ciascun essere umano. Altre volte c’è una sottile fierezza, una rivendicazione pacifica e così femminile di stare al mondo.
Ecco allora il progetto della Noroc emergere in tutto il suo straordinario profilo etico, senza il bisogno di sovrastrutture o giustificazioni ideologiche ma solo attraverso la forza della sua arte (sarebbe riduttivo parlare di reportage fotografico senza coglierne l’aspetto artistico).
L’aspetto più forte che fa di Atlas of Beauty un’opera unica nel suo genere e enormemente preziosa è quello della diversità. La Noroc racconta la bellezza proprio come elemento di diversità, unico spazio fisico e mentale dove la bellezza possa sopravvivere: “Global trends make us look and behave the same, but we are beautiful because we are different” da qui il bisogno di raccontare questa bellezza immersa dentro al proprio ambiente naturale e non al di fuori di esso “a mirror of our diverse societies and an inspiration for people that try to remain authentic”. In quest’ottica la scelta di persone assolutamente comuni marca la distanza con ogni possibile stereotipo e si pone come testimonianza diretta e naturalmente futura davanti alla minaccia, tangibile, dell’annullamento di queste differenze.
In 50 years all women from all around the world might dress and act the same. I hope my project will remain a witness of our era’s diverse cultures
Per saperne di più:
facebook.com/MihaelaNorocPhoto
instagram.com/mihaelanoroc