L’Europa che non vuole i migranti

Nell’ultima settimana a Praga mi ha tormentato una domanda: ”È vero che in Italia c’è un’invasione di immigrati?”. La faccia di quelli che la fanno è corrucciata, a metà tra la preoccupazione e la compassione, sembra che vogliano davvero sapere qualcosa e che si aspettino delle risposte certe; sembra che l’associazione Italia con pizza-berlusconi-mandolino sia passata di moda, messa da parte da una nuova priorità. Mi sono chiesta quale fosse il cuore della faccenda: d’un tratto si interessavano alla massa di migranti che attraversa il mare e le stagioni per raggiungere terre più sicure di quelle che lasciano? Era un interesse genuino o nascondeva qualcos’altro?

Nella maggior parte dei casi ho detto che sì, i migranti venivano in Italia, in particolare al Sud, ma che parlare di invasione era esagerato, e che fosse solo colpa di politiche populiste l’immaginario che si stava andando a creare intorno agli immigrati. Ma mi sono accorta di aver dato ingenuamente la risposta sbagliata, quella che volevano sentirsi dire per scrollarsi il senso di colpa dalle spalle. Negli stessi giorni in Slovacchia migliaia di persone scendevano in piazza a Bratislava durante la Giornata Mondiale del Rifugiato per protestare contro le quote di migranti arrivati in Italia e in Grecia da distribuire nei paesi dell’Unione Europea. Di che cifra parliamo quando parliamo di quote di immigrati da accogliere in Slovacchia? Di circa 780 persone. Rifiutate dalla maggior parte della popolazione nel nome dello spauracchio di un’islamizzazione del paese, con slogan come ‘‘il multiculturalismo è genocidio” da gridare in piazza.

Quando ho accennato a politiche populiste e immaginari scellerati chiaramente la mia testa aveva in mente soprattutto il salvinismo, quel movimento italiano che mostra la stessa sacralità nei confronti della Ruspa di quella che gli indù riservano alle vacche. Su Internazionale Christian Raimo si è chiesto perché questa destra razzista abbia tutto questo consenso. La Lega Nord è nata come un movimento secessionista, mentre con Salvini la vocazione è diventata nazionale, e attorno alla sua figura è nato un vero e proprio rigurgito popolare che non fa nulla per nascondere istinti xenofobi e razzisti, ma che anzi si nutre della strumentalizzazione quotidiana di notizie e temi caldi, e rutta tutto fuori. Il paradosso è come il resto d’Europa non sia da meno in questa faccenda.

La Lega Nord di Matteo Salvini fa parte di un gruppo politico all’interno del Parlamento Europeo, lo Europe of Nations and Freedom, capitanato dal Front National di Marine Le Pen: ne fanno parte anche il Partito della Libertà austriaco, il belga Vlaams Belang, il Congresso della Nuova Destra polacco e l’Ukip inglese di Farage. Sappiamo bene quali siano le posizioni di questo gruppo, e quali proposte vengano fuori di tanto in tanto da queste menti (tanto per fare un esempio, Farage ha recentemente proposto che gli immigrati destinati in Inghilterra siano esclusivamente di religione cristiana).

Ma anche allontanandoci da quello che sembra il classico movimento delle destre populiste europee, il linguaggio e le retoriche non sembrano molto diverse. ‘‘Non esiste che ci siano delle quote di immigrati. Abbiamo delle regole sul controllo delle frontiere e sulla gestione dei flussi migratori”, ha dichiarato il Presidente francese François Hollande dopo un summit  con i paesi dell’Europa dell’est – Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia.

Migranti siriani si cambiano i vestiti bagnati dopo essere arrivati dalla Turchia a Mitilene su una piccola barca
(AP Photo/Thanassis Stavrakis)

Hollande ha anche aggiunto che per risolvere il problema bisogna colpire le ragioni che spingono le persone a lasciare il proprio paese. Diversi paesi si allineano su questa posizione: aiutare gli immigrati a casa loro, inviare soldi piuttosto che accettarli in terra propria. Tutto questo non fa che intravedere come sia inesistente una vera e propria identità dell’Europa. Il caso di Ventimiglia poi ha riaperto anche un discorso sulle frontiere europee, aperte sempre per la libera circolazione delle merci e l’accoglienza degli spaghetti italiani, e chiuse a comando in certi casi. Addirittura l’Ungheria ha minacciato la costruzione di un muro al confine con la Serbia per evitare l’arrivo di migranti.

Ma precisamente di cosa abbiamo paura quando sentiamo evocare la parola migrante? Cosa ci sale in gola al punto da farci mettere in gioco i nostri peggiori istinti? L’unica cosa che sembra attraversare liberamente l’Europa non è un fantomatico flusso di migranti, ma la paura. Secondo un rapporto dell’UNHCR il 60% dei rifugiati che arrivano nel Mediterraneo sono originari di tre paesi: Siria, Eritrea e Afghanistan. Tra gennaio e maggio del 2015 il numero di persone arrivate in Italia e in Grecia è di circa 90.000 persone, a non farcela sono state in 1.850. Se le cifre sembrano spaventarvi proviamo a tenere a mente che la Turchia oggi ospita 1,8 milioni di rifugiati. Davvero siamo disposti a voltare ancora la faccia dall’altra parte, come stiamo facendo da anni su quello che accade in Siria?

 

Foto di copertina: Siriani in Grecia, AP Photo/Thanassis Stavrakis

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