L’America arida e polverosa di Lady Chevy

a cura di Filippo Moschitta

“La strada è un mosaico di asfalto crepato che va su per la collina. […] Le strutture abbandonate sono il marchio dell’Ohio Valley, giganti architettonici ridotti a mausolei.”

Esiste un’America che ha rifiutato il sogno. Un’America che sta bene dove sta, professando un no dream caustico e conservatore. Un’America arida, brulla, gialla, polverosa. Uno spazio che sembra appropriarsi della concezione di non luogo di Augè, con tutte le attenuanti del caso con buona pace dei critici che sguazzano nelle definizioni. Ci sono spazi, o porzioni di territorio, che si rifiutano di essere un luogo. Vomitando e bruciando anche le loro etichette, perché i loro anti-eroi ne creano di nuove.

È il caso di Barsneville, cittadina nella zona degli Appalachi nel cuore dell’Ohio Valley, e di Amy Wirkner, diciottenne fagocitata dal riscatto sociale, che i bulli chiamano Lady Chevy per il suo fondoschiena imponente come una Chevrolet. Uno scenario antropocenico quello scelto da John Woods per il suo romanzo d’esordio pubblicato da NN editore, un paesaggio dal suolo tossico con terreni disboscati che diventano miniere a cielo aperto, in un’aria fredda e contaminata rivestita da nuvole nere.

Tra carrozze amish, pick-up infangati e muggiti di bestie da soma, Amy è figlia di un retaggio culturale razzista, con un nonno ex Gran Dragone del Klu Klux Klan e uno zio che professa un’eco di nazismo tedesco in nome della gloria caucasica contro lo sterminio degli Indios. Un’educazione alle armi quella di Amy, che aspetta di andare al college per studiare veterinaria ma, soprattutto, per emanciparsi da quella provincia dimenticata e agonizzante. La maggior parte dei cittadini ha venduto le proprie terre alla Demont, compagnia di estrazione mineraria che pratica il fracking, avvelenando l’acqua e le persone. Anche il fratellino di Amy è malato, così come il padre di Paul, ragazzo di cui è innamorata e con cui si rende complice di un omicidio improvvisato che finirà per incuriosire l’inquietante agente Hastings, protagonista di una narrazione parallela che ha il taglio dello spin-off.

 

Ma quale verità nasconde lo spaccato di Lady Chevy? Cos’è che ci scuote ma allo stesso tempo ci attira? Ci siamo abituati al complesso mediatico di contenuti in cui la provincia targata USA regge in modo così prepotente la struttura narrativa da farci dimenticare l’ormai surclassato skyline metropolitano. John Woods ci consegna uno squarcio di una società americana che, per quanto occupi il trono della più grande democrazia del mondo, si carica di discriminazione e violenza, dando vita a vicende crude, insensibili e perfino feroci.

Con uno stile affilato e magnetico, Woods ci trasporta in una periferia vittima del suo stesso capitalismo, raccontando con la voce autentica di Amy un territorio che il progresso dei grandi colossi sfiora ma distrugge, creando come reazione una bolla estrema di conservatorismo culturale. Un timbro grave con venature noir e respiri horror per una contemporaneità senza scrupoli che è un’overdose di crudo realismo. A farne le spese sono i lati oscuri della coscienza, il peso delle scelte e l’inevitabile fuga da ciò che non vogliamo vedere, per non ammettere di esserne la causa.

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