Lennon the Captain, his mouth a triangular smile, con queste parole Allen Ginsberg dipingeva il sorriso beffardo di John Lennon in Portland Coliseum, resoconto poetico dell’elettrizzante atmosfera a un concerto dei Beatles. Lennon, il magnetico capitano, di cui oggi ricorrono gli 80 anni dalla nascita: per l’occasione, il figlio Sean Ono Lennon ha realizzato un documentario radiofonico (andato in onda su BBC radio 2) a cui hanno preso parte, tra testimonianze e ricordi, Julian Lennon, Elton John e naturalmente, Paul McCartney.
Elton John e Whatever Gets You Thru the Night
Prima di conquistare le classifiche con il suo Crocodile Rock, il piccolo Reginald Kenneth Dwight e futuro Elton John, nutrì una grande passione per i Beatles: “Furono il primo gruppo inglese ad avere un suono originale in termini di musica pop” ha spiegato Elton, “anche se erano influenzati da artisti americani, facevano una musica autentica che parlava di Liverpool e di Strawberry Fields. C’erano tante band nella scena di Liverpool che stavano avendo successo, un’esplosione di grandezza britannica”.
Elton incontrò Lennon in occasione delle riprese di un video pubblicitario per l’album Mind Games uscito nel 1973: “John aveva una personalità unica, diceva quello che pensava. Lo incontrai durante le riprese del video per Mind Games con il mio amico Tony King. John fu così gentile, generoso, andammo d’accordo fin da subito, parlammo di musica, di album che amavamo. John era così divertente, lo amavo per questo”.
L’amicizia e stima reciproca tra l’autore di Your Song e John portò alla collaborazione nel brano Whatever Gets You Thru the Night, contenuto nel quinto album solista di Lennon, Walls and Bridges. A proposito delle registrazioni, Elton John ha raccontato: “La canzone era già stata fatta, io dovetti aggiungere la parte al piano, ero molto nervoso, ma mi divertii. Dissi a John ‘se arriva al primo posto dovrai salire sul palco con me’. Lui non aveva nessuna speranza di arrivare al top della classifica, e invece andò al numero 1. Suonare con John fu un sogno che diventò realtà”.
Dopo anni di assenza dalla musica live, Lennon tornò sul palcoscenico insieme a Elton nel leggendario concerto tenutosi al Madison Square Garden nel novembre del 1974: “John era terrorizzato all’idea di salire sul palco, ma il pubblico lo accolse con un calore impressionante. Io e gli altri membri della band ci emozionammo perché John aveva fatto parte del più grande gruppo di sempre e ora si esibiva con noi. Quando John sentì l’accoglienza del pubblico pensò ‘New York mi ama’, ed era così”. Per Sean Ono Lennon, quel concerto ha un significato speciale: “Sono cresciuto con una foto dei miei genitori scattata nel backstage del Madison Square Garden. In quel periodo erano separati da 18 mesi (il celebre “Lost Weekend” di Lennon); inizialmente Yoko non aveva intenzione di andare al concerto, ma poi ci andò con un amico e inviò una gardenia nel backstage. John e Yoko si incontrarono nuovamente e io nacqui nove mesi dopo. Se non fosse stato per quel concerto probabilmente non sarei esistito”.
In seguito alla tragica morte di Lennon nel 1980, Elton John e il suo collaboratore Bernie Taupin scrissero il brano Empty Garden: “Quando ricevemmo la notizia della morte di John ci trovavamo in Australia. Decidemmo di organizzare un servizio funebre a Melbourne alla stessa ora di quello di New York per omaggiare John. Un anno dopo la sua scomparsa, Bernie disse che avrebbe voluto scrivere una canzone per John. Amo quel brano, l’ho suonato durante il tour a Las Vegas Million Dollar Piano, non l’avevo mai fatto prima, è difficile per me, mi emoziona molto”.
Il ricordo di Julian Lennon
Julian, figlio di Lennon e della prima moglie Cynthia, trascorse un’infanzia lontano dal padre, impegnato nei continui tour dei Beatles. Soltanto più tardi i due si riavvicinarono grazie alla musica: “Andai a trovare John e Yoko a Tittenhurst Park, c’era una stanza con molti strumenti e ricordo di essere stato conquistato dal Mellotron (il sintetizzatore usato dai Beatles negli studi di Abbey Road), per me era la cosa più bella al mondo” ha raccontato Julian a Sean. “Ritrovai lo strumento nello studio a New York durante la registrazione di Wall and Bridges. In quell’occasione finii per suonare la batteria in Ya Ya; stavo semplicemente improvvisando con una sola bacchetta, poi John iniziò a cantare Ya Ya, così cercai di mantenere il ritmo. Ero molto nervoso e non sapevo che stessero registrando. Fu un momento molto spontaneo e divenne la chiusura dell’album”.
L’intervista, che ha visto Julian e Sean parlare in pubblico per la prima volta, è proseguita con una riflessione da parte dei due sul primo album solista di John, Plastic Ono Band, nel quale appaiono classici del repertorio lennoniano come Mother e God: “I Beatles passarono da canzoni relativamente semplici, ma potenti, a brani con melodie e progressioni complesse, strabilianti” – ha commentato Julian – “dopo questo periodo di sperimentazione, per John tornare ad una versione spogliata di sé fu molto coraggioso. Amo quelle canzoni, Isolation è una delle mie preferite; da bambino, e in generale, mi sono spesso sentito a quel modo”.
“I dischi da solista di John sono onesti, crudi, Plastico Ono Band fu influenzato dalla terapia dell’urlo primario (fondata da Arthur Janov) a cui si erano sottoposti lui e Yoko” – ha continuato Sean – “una canzone come Mother è catartica, ma allo stesso tempo John sta piangendo. In God, John racchiude le sue sensazioni riguardo la filosofia, la regione, la vita e i Beatles, in un modo che nessun altro artista sarebbe riuscito a fare. Non riesco a pensare ad un altro musicista che ha lasciato una band di successo per poi realizzare un disco del genere. Sarebbe stato come se Elvis avesse messo insieme un gruppo punk rock”.
Paul McCartney: We Had No Idea What We Were Doing
Il 6 luglio 1957 segnò un momento irripetibile nella storia della musica: in quella data John Lennon e Paul McCartney si incontrarono ad un’esibizione dei Quarryman, il gruppo di cui John era leader. Ebbe così origine la collaborazione musicale più celebre e venerata del rock & roll. Nell’intervista esclusiva rilasciata a Sean, McCartney ha parlato del rapporto creativo che lo legava a Lennon: “Io e John avevamo iniziato a scrivere canzoni molto semplici, ci trovavamo a casa mia a suonare, iniziammo a farlo già prima dell’arrivo sulle scene di Buddy Holly. Naturalmente fummo influenzati dal suo stile, ma avevamo già scritto canzoni senza ispirazioni particolari, soltanto perché amavamo quel nuovo tipo di musica. Love Me Do e One After 909 furono scritte prima dei Beatles. In seguito, scrivevamo separati perché abitavamo in posti diversi; collaboravamo in studio. Dopo lo scioglimento dei Beatles anche se non scrivevamo più insieme, citavamo l’uno il lavoro dell’altro. Riflettevo spesso su quello che John avrebbe detto riguardo le mie canzoni da solista e lui faceva lo stesso. Quando usciva un mio album, John pensava: devo andare in studio e fare meglio di Paul”.
Nonostante l’enorme successo dei Beatles, John dubitò sempre del suo talento musicale provando una sorta di inferiorità nei confronti di McCartney: “John potrebbe essersi sentito così perché mentre da ragazzi tutti suonavano la chitarra, lui conosceva soltanto accordi per il banjo, ma questo durò soltanto alcune settimane, gli mostrai gli accordi per chitarra che conoscevo e divenne bravo immediatamente. Nessuno di noi aveva una formazione musicale e questa era la forza dei Beatles, nessuno di noi sapeva cosa stava facendo: scoprimmo tutto insieme e alla stessa velocità. Musicalmente avevo forse qualcosa in più perché avevo imparato alcuni accordi prima di John, ma non dipendeva tutto da questo. Dicevo ‘questo è quello che voglio fare’ e John aggiungeva qualcosa. La parte grandiosa stava nel combinare questi due modi di fare; ora guardo al passato come un fan e penso di essere stato molto fortunato ad incontrare John. Dicono che gli opposti si attraggono ed era vero nel nostro caso, anche se non eravamo totalmente diversi, lui aveva aspetti che io non avevo e viceversa; insieme producevamo quel qualcosa in più”.
Tra le canzoni più celebri del duo Lennon-McCartney ci sono sicuramente Strawberry Fields, scritta da Lennon e Penny Lane, composta principalmente da McCartney: “Strawberry Fields è ispirata da un luogo che si trovava vicino alla casa di John, era un orfanotrofio della Salvation Army. È essenzialmente una canzone di John, molto avanti rispetto al suo tempo per quanto riguarda il testo; era come una poesia. Nell’analizzare il brano ci rendiamo conto che John sta parlando dei suoi problemi in maniera molto succinta. Questo modo di scrivere in chiave personale era ispirato a Dylan, ma avevamo anche altre influenze. In un certo senso in canzoni come Strawberry Fields e Penny Lane ricordiamo la nostra giovinezza. Quando ho scritto Penny Lane sapevo che John avrebbe capito i riferimenti perché conosceva bene i luoghi di cui parla la canzone. È sempre bello scrivere basandosi sui ricordi”.
Dopo anni di sperimentazioni che portarono a livelli creativi rimasti ineguagliati, nel 1969 il sogno chiamato Beatles stava giungendo al termine: “Era un momento molto difficile, c’era una sorta di atmosfera nera in studio. Il film Let It Be non mi piaceva perché ritraeva un periodo buio. Parlando con Peter Jackson che sta rivedendo il girato per trarne una nuova versione, mi ha detto che in molte scene sembriamo felici e che scherziamo. Questo mi ha fatto sentire molto meglio perché per anni ho pensato che fosse stato un periodo terribile. C’è una foto scattata da Linda (McCartney) che ritrae me e John durante le sessions di Let It Be; mi ha dato speranza, si vede che c’è complicità tra noi. Ogni volta che mi sento giù guardo quella foto e penso che sia quella la realtà del rapporto tra me e John”.
McCartney ha concluso la sua testimonianza su Lennon con emozione: “Se non avessi fatto il musicista sarei probabilmente diventato un maestro. Io e John ci siamo salvati a vicenda. Sono felice che nonostante i litigi per via dei Beatles e le nostre differenze, mi sia riavvicinato a John, se non fosse stato così sarebbe stato molto doloroso per me”.
“Sfortunatamente” – ha dichiarato nella sua intervista Elton John – “oggi non esiste qualcuno che somigli a John Lennon: amava la pace, era divertente, brillante e pieno di opinioni. Ha influenzato e ispirato così tante persone. Vorrei davvero che fosse ancora qui”. Lo vorremmo davvero tutti: buon compleanno John.