Capita che una pittrice talentuosa e promettente si senta solo una ragazza. Capita anche che una ragazza desiderabile non percepisca fino in fondo questo aspetto e lasci a un uomo la migliore rappresentazione di sé, finendo col dipendere da questo sguardo maschile, pieno di desiderio e allucinazioni. Jeanne Hébuterne, pittrice, compagna suicida di Amedeo Modigliani, si riconosceva soltanto nelle pennellate dell’artista di Livorno. La leggerezza, l’austerità, la ritrosia: Modigliani restituiva a Jeanne un’immagine di sé stessa calzante, precisa, nuova: per lei era come guardarsi allo specchio e attraversarlo. Nessuno poteva questo artificio, solo Amedeo. Questo bastava a giustificarne i tradimenti, le assenze, le manie, le fasi buie. Qualunque sirena lo chiamasse lontano, alla fine, il pittore italiano più chiacchierato di Parigi tornava da lei, che era la musa, la madre di sua figlia, la donna più affascinante della Rotonde. All’inizio di questa storia, nel 1917, il locale all’angolo tra Boulevard Montparnasse e Boulevard Raspail, è un punto di ritrovo di molti artisti. Per loro Jeanne – già modella per Léonard Tsuguharu Foujita, pittore giapponese e parigino d’adozione, amico di Pablo Picasso e Henri Matisse – è noix de coco (noce di cocco), un soprannome legato alla carnagione diafana e ai capelli castano chiaro, lunghi, come li conosciamo grazie alle fotografie dell’epoca e ai ritratti ormai celeberrimi che le dedicherà Amedeo.
Quando Modigliani e Jeanne Hébuterne si conoscono, lui ha trentatré anni e lei diciannove. Esistono almeno due versioni sul primo incontro tra Jeanne ed Amedeo. Alcuni raccontano che fu alla Rotonde, complici proprio Léonard Foujita e lo scultore russo Chana Orloff. Altri sostengono che avvenne durante un ballo in maschera. Modigliani, vestito da Pierrot, resta colpito da Jeanne e la avvicina. Modigliani ha da poco concluso una relazione con la giornalista e scrittrice inglese Beatrice Hastings che per anni ha raccontato come corrispondente la scena artistica parigina all’alba degli anni Venti. Amedeo e Beatrice sono stati insieme due anni e le loro scenate in pubblico e le litigate furibonde sono ancora leggenda.
La battaglia di Jeanne per studiare pittura
Sia Amedeo che Jeanne frequentano l’Accademia Colarossi, la scuola d’arte fondata dallo scultore italiano Filippo Colarossi per rispondere al rigore e al conservatorismo della Scuola nazionale superiore delle belle arti. L’Accademia Colarossi, infatti, iscrive anche studentesse e consente loro di ritrarre dal vivo modelli maschili nudi. Jeanne combatte contro la mentalità tradizionalista e intrisa di morale cattolica dei suoi genitori per accedervi. Lotta e alla fine riesce nel suo intento. Ad alimentare la sua propensione per l’arte è suo fratello André, pure lui pittore. Il tratto di lei è quasi vangoghiano: marcato e rapidissimo. Le nature morte sono reinterpretazioni malinconiche che evocano la caducità dell’esistenza e se ritrae sé stessa si dipinge persino morta. La Jeanne donna che viene fuori dalla mano della Jeanne pittrice è imbronciata, folgorante. Non c’è la dolcezza dello sguardo di Amedeo, che di lei dà una versione limpida, immacolata. E da questa interpretazione Jeanne dipende.
Una relazione distruttiva
La famiglia di Jeanne si oppone con tutte le forze al loro legame. Amedeo ha la fama di un alcolizzato molesto ma Jeanne se ne infischia, lascia la casa dei suoi e va a vivere con l’artista. Amedeo e Jeanne non hanno un soldo, a dar loro una mano è il mercante d’arte Léopold Zborowski che li sistema in rue de la Grande Chaumière, vicino all’Accademia Colarossi. Qui i due artisti dipingono uno di fronte all’altro, suggestionandosi a vicenda. La salute di Amedeo è già compromessa dalla tisi, il cielo bigio di Parigi non aiuta, così Zborowski suggerisce alla coppia di trascorrere un periodo al Sud, a Nizza. Qui Modigliani immortala la natura, vivendo un periodo di osservazione e di crescita artistica. Diventa anche padre: il 29 novembre 1918 nasce Jeanne Modigliani, storica dell’arte e principale biografa di Amedeo.
Jeanne con la maternità dipinge sempre meno. Per un periodo, col ritorno a Parigi, si dedica anche alla fotografia e alla creazione di gioielli, ma senza costanza. Amedeo, invece, continua a scandalizzare. Il pittore futurista Gino Severini, che in questo periodo frequenta Modigliani, scrive: “Modigliani non era un vizioso, un ubriacone volgare, un decadente; l’assenzio, se lo prendeva talvolta in doppia dose, era malgrado tutto un mezzo, e non un fine”. Il mezzo per amplificare i sensi, vincere le ansie, le insicurezze e dedicarsi all’arte.
La relazione con Jeanne è costellata di tradimenti. Se Jeanne è in compagnia di Amedeo in pubblico, appare silenziosa, in disparte. A metà del 1919 è di nuovo incinta, Amedeo è ondivago, si lascia alle spalle donne/modelle che lo vorrebbero per sé. Jeanne, invece, non dipinge più, la nuova gravidanza, sua figlia e il compagno richiedono molte energie. La salute di Amedeo, intanto, peggiora. Lo stile di vita ne accelera la fine.
Nei primi giorni del 1920 un inquilino del piano sottostante fa visita a casa Modigliani. Quello che vede è una scena straziante: il pittore delirante nel letto, con accanto Jeanne quasi al nono mese di gravidanza. La stanza è lurida, ovunque ci sono scatole di sardine e bottiglie, l’odore è repellente. Viene chiamato un dottore: Modigliani è in preda a una meningite tubercolare. Il 24 gennaio del 1920, a 35 anni, Amedeo Modigliani muore, inconsapevole della fortuna postuma e della meraviglia che la sua arte suscita in chi la contempla tutt’oggi. Jeanne è sconvolta, disperata. È sola, povera, con una figlia di due anni e in procinto di partorire di nuovo. Non sa dove andare, i suoi genitori la accolgono, rassegnati a quel guaio che ha rovinato la loro reputazione. Jeanne non sopravvive a quel mix di angoscia e vergogna e si suicida. Modigliani viene sepolto nel cimitero del Père-Lachaise. Nonostante le insistenze di amici e conoscenti della coppia, il padre di Jeanne si rifiuta di seppellire la figlia accanto al pittore, vuole evitare ulteriori scandali: darà il consenso alcuni anni dopo, nel 1930, smettendo ogni resistenza.