Japandroids – Near to the Wild Heart of Life

Il ritorno del duo di Vancouver, Japandroids, era atteso da cinque anni. A un primo ascolto Near To The Wild Heart Of Life sembra scivolare giù innocuo, senza la violenta rivolta rock a cui ci avevano abituato i Japandroids, una collezione di singoli da Virgin Radio con un pensiero rivolto a Bruce Springsteen. I due precedenti lavori della band canadese, Post-Nothing (2009), e Celebration Rock (2012), avevano avuto il merito di risvegliarci dal torpore con pezzi brucianti come I Quit Girls e The House That Heaven Built, chitarre e batterie neo-hardcore, attitudine noise-rock, e posa annoiata da disgraziati alcolisti.

Paul Westerberg dei Replacements è uno dei padri ispiratori della musica di Brian King e David Prowse. Ma se le tracce di questo padre nobile sembravano evidenti agli esordi, oggi il suono sembra andare in una direzione meno cruda. Pezzi come True Love And A Free Life Of Free Will e Near To The Wild Heart Of Life sono gli epicentri di questa metamorfosi verso un rock integrato a vecchi canoni più soft. C’è da dire che reinventare e contestare con due soli strumenti (chitarra e batteria) sia difficile sul lungo periodo. Tuttavia la potenza a cui ci aveva abituato il duo resta viva, e sembra ci sia un’attenzione più marcata in fase di registrazione.

In questa cristalliera rock da esposizione brilla Arc Of Bar, 7 minuti e 25 secondi che riescono a tenere il ritmo, con una sorprendente spruzzata di synth. I Japandroids sono quelli che hanno voluto celebrare il rock, e quando nel ritornello di Arc Of Bar continuano a gridare e invocare la parola Yeah il rituale di celebrazione centra il punto. Anche I’m Sorry (For Not Finding You Sooner) – nonostante gli effetti alla voce – ha qualcosa di disperatamente bello. La continua ripetizione degli stessi versi (From every day at dawn / Through to the dead of night / I’m sorry for not finding you sooner / I was looking for you all my life) è un’invocazione e – contemporaneamente – evocazione a distanza che ci tiene attaccati al sound (e sembra ricalcare un vecchio pezzo dei Majical Cloudz).

Che esista sulla scena un gruppo ancora disposto a perdersi per il rock è una gran grazia per le orecchie, persino quando su singoli di battaglia come No Known Drink or Drug la band sembra contare su riempitivi ripetuti di versi come Sha na na na, sha na na na na. Non sarà il disco della svolta nella breve produzione dei Japandroids, ma resta una piccola chicca da stagione invernale, un sollievo per le nostre anime in cerca di private resistenze. In questo periodo ne abbiamo bisogno.

Exit mobile version