Jamila Woods – Legacy! Legacy!

Se c’è una cosa che mi fa sempre incazzare, quella è vedere bravi musicisti rendere onore ai propri beniamini mettendo su delle cover band. Ragazzi e ragazze che si vestono e suonano come i loro idoli, dei cosplay musicali che sembrano appena usciti dal Lucca Comics. La domanda che mi faccio più spesso è: possibile che nel 2019 questo sia il modo migliore per onorare i propri miti? Qualche secondo dopo, però, col sangue più freddo, metto in dubbio le mie certezze: forse è giusto portare avanti così l’eredità di chi ha fatto la storia; trasmettere la loro musica come se non fossero mai andati via, continuare lo show che deve sempre andare avanti. I dubbi potrebbero spettinarmi i capelli dal giorno alla notte se, di tanto in tanto, non venissero pubblicati degli album come Legacy! Legacy! di Jamila Woods capaci di dissolvere tutta la nebbia sopra la mia testa con un solo acuto.

Jamila Woods, nonostante la giovane età (è una classe ’89) può già scrivere su Linkedin di essere una poetessa e una cantante, senza sembrare una imprenditrice di se stessa. Infatti Jamila ha pubblicato un bel po’ di antologie delle sue composizioni prima di dedicarsi alla musica, dapprima come collaboratrice (con il concittadino Chance The Rapper) e poi con un suo album del 2016 HEAVN. Già allora aveva fatto vedere di che pasta era fatta ma il suo nuovo Legacy! Legacy! ha sicuramente rappresentato un passo in avanti a livello artistico, non solo musicale.

Jamila Woods, infatti, con un fare (purtroppo) sempre più demodé, è una di quelle artiste che conferisce alla sua produzione un valore etico e non solo estetico. Il bello e il buono devono coincidere per Jamila e nel suo caso, non si tratta solo di un buonismo di facciata. Quella della Woods non è una rivoluzione da divano ma un’arte politicamente attiva che passa per la sua attività di educatrice nell’associazione Young Chicago Authors. Se l’attività di educatrice e di poetessa non si può separare dalla lotta per la rottura di ogni barriera razzista (inserendosi di diritto in quel filone nato con il Black Lives Matter, di cui sono esponenti di punta Beyoncé o Kendrick Lamar) e sessista, la musica non poteva essere da meno.

E qui arriviamo al motivo per cui l’album della Woods è riuscito a dissolvermi tutti i dubbi di cui vi parlavo all’inizio. Legacy! Legacy! è un album che ha trovato nel perpetrare gli ideali incarnati dalle figure cardinali della formazione culturale di Jamila Woods (e di altri milioni di esseri umani) il modo di celebrarli al meglio. Jamila Woods non si veste con i gioielli di Sun Ra ma ne porta alto il baluardo dell’eccentricità. Non ha i dread ma l’estro rivoluzionario di Jean-Michel Basquiat sgorga dalle note dell’album.

Ogni brano dell’album ha come titolo il nome di uno dei pilastri della Bildung culturale ed esistenziale della Woods. Come in un limbo d’élite, incontriamo e passiamo i 49 minuti dell’album in compagnia di MUDDY (Waters), di MILES (Davis) e FRIDA (Kahlo). Non solo musicisti ma anche pittori e poetesse. Non importa il medium, importa il contenuto. Jamila lo sa bene e fa passare il suo contenuto attraverso il medium che sente più proprio, la musica, e nel genere in cui più degli altri si riconosce, quella miscela di R’n’B, rap e soul che ci aveva già fatto conoscere in HEAVN.

Il totem di eccellenze che la Woods impila segna un ponte tra il passato e il futuro, il cui pilastro interno è dato dalla libertà di essere se stessi che ZORA, BETTY e SONIA hanno issato a fondamento delle loro vite e che, Jamila non può che augurarsi diventi modello per il futuro. La libertà di essere diversi, non è un caso che nel brano di apertura canti: “I’m different“.

In un misto di soul di stampo Motown e di innovazione à la Erykah Badu, Legacy! Legacy! celebra la libertà con un fare ironico e sensuale ma che non teme di mostrare i denti, la cui ira che nasce dal passato (“I’m trying to forgive, but can’t forget“, canta in SONIA) non vuole essere fine a se stessa ma diventare un monito per un futuro migliore per tutti, nessuno escluso.

Dal punto di vista musicale, è sorprendente la capacità di Jamila di inserirsi in quel solco musicale molto in voga ultimamente dell’orgoglioso meltin’pot black. Ci ritroviamo, quindi, sballottolati tra il calore di Laurin Hill e l’istrionicità di Bitches Brew. Le barre rap si mescolano a un soul sanguigno in cui le incursioni di sintetizzatori (solitamente lontani dal genere) contribuiscono a rendere moderno e fresco un progetto che non può in alcun modo essere considerato anacronistico o vintage ma che risulta, al contrario, più fresco che mai.

L’Olimpo è stato presentato. Ora sappiamo quali orme seguire, non ci resta che iniziare a camminare.

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