In questo inizio 2014 non è facile trovare un disco che colpisca subito diritto allo stomaco: cominciamo col dire che neanche Post Tropical di James Vincent McMorrow ci riesce. Nonostante l’allegra copertina con immagini tropicali, non dimentichiamo che l’album si chiama Post-tropical: il mood è quello del lamento andante di James Blake, la voce di James Vincent McMorrow vorrebbe provare il tentativo di seguire la scia di Justin Vernon, ma quello è un talento inimitabile, e se non le crei bene certe atmosfere sei solo la copia carbone venuta male. L’irlandese McMorrow ci mette dentro l’R&B, e qualche coretto sopra un sound elettronico di maniera, soffuso.
Ammettiamo che tu abbia comprato una bellissima automobile, con tutte le funzioni che desideravi a disposizione, e di lì a poco un’altra casa ne produca una che tenta di essere identica a quella che hai tu, perché è andata bene sul mercato, però te ne accorgi che è inferiore, nonostante lo sforzo d’imitazione tarocco: ecco, se ascolti Bon Iver perché dovresti cambiarlo col falsetto di James Vincent McMorrow? Persino se ascolti James Blake vale la stessa regola tacita. Te ne accorgi su Red Dust, e vedi una grande cappa di mantenimento sopra i sound del 2014: cosa stiamo cercando?
I tempi rivoluzionari di sound di rottura come quelli di Halcyon Digest dei Deerhunter sono finiti? Ci tocca fingere di apprezzare sound come quello di Gold e il pianoforte lento di Look Out?
Scusaci J. V. se ci siamo sfogati proprio su di te. In fondo l’anno nuovo è appena iniziato, e qualcosa dovrà pur devastarci.