Non chiamatelo Beat. Jack Hirschman era troppo giovane per essere un Beat. Chiamatelo bohémien e ricordatelo come amava definirsi lui: l’instancabile poeta proletario; o se preferite, come il ragazzo che vide Dylan Thomas declamare i suoi versi per l’ultima volta; o come il professore che incoraggiò gli studenti a rifiutare l’arruolamento in Vietnam – e che per questo perse il posto. Ricordatelo per la sua vita anticonvenzionale in una piccola stanza di un vecchio hotel sopra il Caffè Trieste; per l’amicizia con Lawrence Ferlinghetti; per le traduzioni, da Majakovskij ad Heidegger fino a Pasolini.
Nato a New York nel 1933, Jack Hirschman compose la prima poesia, The Bells of Freedom, a soli 12 anni. Da adolescente, inviò una lettera a Ernest Hemingway, che gli rispose: “Non posso aiutarti ragazzo, scrivi meglio di me quando avevo diciannove anni. Ma il problema è che scrivi come me. Non è un peccato, ma con questo non andrai da nessuna parte”. Ispirato dalle parole di Hemingway, Hirschman cercò la sua voce attraverso gli studi accademici; frequentò il City College di New York, laureandosi con una tesi su Finnegan’s Wake di James Joyce; ottenne in seguito un dottorato all’Università dell’Indiana, e nel 1960, pubblicò la prima raccolta di poesie A Correspondence of Americans. Dopo essere stato licenziato dall’UCLA per la sua opposizione al coinvolgimento degli Stati Uniti in Vietnam, andò a vivere a Venice, dove, per quattro anni, non fece altro che scrivere poesie e dipingere. Arrivò a San Francisco nel 1972, quando l’ondata poetica della San Francisco Renaissance stava volgendo al termine. Nel corso degli anni, Jack era diventato uno degli esponenti principali della comunità di poeti di North Beach.
Radicale, marxista, Hirschman ha lottato per una vita contro le ingiustizie subite dalla classe operaia: “Jack vorrebbe essere la voce del popolo” aveva detto di lui Ferlinghetti.
Tra pochi giorni sarebbe dovuto arrivare in Italia per una lettura alla Casa della Poesia di Baronissi, ma Jack Hirschman se n’è andato, inaspettatamente, la scorsa domenica nella sua casa di San Francisco; a dare la notizia è stata Agneta Falk, scrittrice e moglie di Jack.
E così, dopo Ferlinghetti, North Beach perde un altro dei suoi eroi: “È devastante per la comunità locale” ha commentato il fondatore del Beat Museum Jerry Cimino “perché Jack era amico di tutti”.
Le parole più adatte per salutare Jack Hirschman sono quelle scritte da Diane di Prima nel 2013, in occasione dell’ottantesimo compleanno del poeta:
“Jack passionate & careful
Jack tender & cruel
Jack Hirschman making the world a better place
whether it likes it or not”