Istruzioni per uscire dal caos

– Ovvero una pessima imitazione di Cortazar –

Spegni il tuo cervello, eventualmente pratica l’annullamento dell’io sotto la doccia: non ci riuscirai. Metti musica: è per questo che piace, spegne il cervello. Voltati, non c’è nessuno che ti osserva, prega un dio minore, riascolta musica: a qualcuno piaceva il jazz perché ci riusciva, a spegnere il cervello. Muoviti. Corri. Ansima. Sorridi. Non mi piacciono i pensieri brevi, quelli col punto a ogni parola. Ma. Va. Bene. Uguale.

Digerisci una pillola blu, prendi meno medicine, aspira tabacco ma cerca di cacciarlo tutto fuori. Bevi, bevi qualcosa che ti fa stare bene. Bevi qualcosa che non ti innervosisce. Bevi qualcosa che ti fa guidare meglio, senza investire pedoni. Ruba un accendino, uccidi il tuo cappotto con la seta. Fischia: arriverà un uccello blu proprio sulla tua spalla e ti dirà di mangiarlo. Non seguire nessuna istruzione. Non hanno nessun valore. Sono modi di coniugare il caos.

Liberarsi del superfluo, liberarsi del male, liberarsi delle fonti di calore, andare via, partire, fare il bagno, annegare, risorgere come Jeff Buckley nelle orecchie degli altri, risorgere negli occhi fissi in una serata normale, non andare oltre. Smettere di cercare, continuare a cercare, rompere un bicchiere per fingere il noise, sentire noise, correre dinuovo, l’immagine di qualcosa di lontano che salva, o di qualcosa di vicino da portare lontano. Comporre un solo verso, suonare una sola nota, ritrovare l’ispirazione, evitare il delitto.

Non contare, non elencare, improvvisare: jam session. La verità è che non si esce dal caos, la verità è che non si può evitare il caos, la verità è che non esiste un libretto d’istruzioni. Siete degli stronzi a credere in Dio. Accendere una candela a tarda notte, e guardarla.

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