Storie

Scrollarsi di dosso la paura dell’Isis a Roma sud

Dicevano che Matteo Renzi fosse il rottamattore, eppure in questi giorni si è parlato tanto di campagne di guerra dal retrogusto un po’ vintage al sapor di Tripoli. Qualche giorno fa l’Isis ha annunciato il suo arrivo a Sirte, in Libia, mettendo in moto dichiarazioni dei politici italiani (Gentiloni in particolare) e paure recondite: per un attimo sembrava che l’Italia dovesse dichiarare guerra alla Libia, ”pronti a combattere” si diceva. Persino la stampa era d’accordo: era necessario andare in Libia a far la guerra e bombardare l’Isis. Era tutta colpa di Sarkozy se la situazione era degenerata, ed erano in tanti a rimpiangere il sanguinario dittatore Gheddafi (?!). Il consenso intorno all’intervento italiano sembrava maturare così velocemente che l’esclamazione ”ma che cazzo state dicendo?” era fuori contesto.

Poi è arrivato a sorpresa (con la stessa maestria promozionale di un album dei Radiohead) anche quel video dell’Isis che prometteva molto male, girato nel meraviglioso set delle spiagge libiche: decine di decapitazioni di cristiani copti egiziani allarmavano tutti. Non era solidarietà cristiana: che morissero gli egiziani fregava a nessuno, era il pericolo che la stessa sorte potesse capitare a noi a spaventare il paese ed evocare un Gheddafi per la Libia. L’annuncio del Califfato nel video del resto era questo: ”Siamo a sud di Roma”. L’escandescenza ha conquistato gli animi anche se Sirte e Derna distano rispettivamente 2500 e 3339 Km da Roma. È la distanza che separa Napoli da Oslo e Mosca. Si continuava a evocare la guerra, era nell’aria così tanto che per un attimo ci credevi davvero che l’Isis fosse a sud di Roma.

Ho pensato a quali possano essere gli itinerari possibili per il Califfato per arrivare a Sud di Roma grazie all’aiuto di Google Maps. Considererò come città di partenza Derna, perché pare che Sirte sia stata già persa ancor prima dell’intervento dell’esercito italiano, e perché su Bengasi non c’è certezza. La prima possibilità è che l’Isis prenda una jeep, o una serie di auto in fila, o qualche panzer trovato in Libia, e si avventuri per 3.339 Km in auto per la bellezza di 46 ore. Città previste nel tragitto: Bengasi, Sirte, Misurata, Tripoli, risalita della Tunisia fino a Tunisi, traghetto per Trapani, Palermo, Messina, traghetto per Villa San Giovanni, autostrade varie fino a Roma. La seconda possibilità è quella che degli imbarchi clandestini tra i clandestini che spaventa tanto Salvini e la Lega. Una serie di terroristi attentatori, che al posto di nascondersi tra viaggiatori in aerei di prima classe, prendono il gommone per entrare nei centri di accoglienza a Lampedusa, e poi si ritrovano verso Roma per far esplodere San Pietro in qualche modo. Infine l’idea ”sbarco in Sicilia” organizzato, ovvero l’attacco navale. Che a questo punto mi sembra la cosa più probabile ma anche la peggiore delle cazzate.

L’aria è schizzata così tanto che si è arrivati al punto di rimpiangere Gheddafi. A volte persino tutti i dittatori del mondo.

Forse sarebbe bene scrollarsi di dosso i sentimenti di paura, aizzati dai propagandisti di facciata, e iniziare a ragionare su che cos’è questo Isis. L’Atlantic lo ha raccontato meglio. La minaccia a Roma è una minaccia che anche per l’Isis sembra lontana nel tempo. ”Conquisteremo la vostra Roma, romperemo le vostre croci, e schiavizzeremo le vostre donne”, ha dichiarato in autunno Adnani. ‘‘Se non ci riusciamo subito, i nostri figli e nipoti ci riusciranno”.

Una situazione parallela ad alto potenziale di scoppio è quella in Ucraina: la distanza tra Kiev e Roma è addirittura inferiore a quella dalla Libia, ma non ci sono proclami e preoccupazioni in merito. La propaganda dell’Isis è insomma concepita meglio. E di rimando, quelle di risposta dei politici italiani, funzionano meglio così.

 

Giovanna Taverni

Non avrai altro io all'infuori di te.

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Giovanna Taverni

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