Il 20 luglio ad Apolide, il festival che prenderà vita per la quindicesima edizione nell’area naturalistica Pianezze di Vialfrè, salirà sul Main Stage M¥SS KETA, la misteriosa performer mascherata e rapper dall’attitudine punk. Anche in quest’occasione la troverete in compagnia delle inseparabili Ragazze di Porta Venezia e non potrete non lasciarvi rapire dal mix di techno, house, dubstep, rap e tacchi a spillo. Nell’attesa di assistere al suo concerto, l’abbiamo contattata telefonicamente per scoprire qualcosa in più su un progetto e un disco che si candida tra i migliori usciti nel 2018.
Quali sono state le tre tappe fondamentali per arrivare ad essere M¥SS KETA?
Mi vengono in mente Milano, il sushi e la coca. No, scherzo!
La mia formazione, però, comincia proprio da Milano Sushi & Coca e con L’angelo dall’occhiale da sera: col cuore in gola il progetto M¥SS KETA è stato ufficializzato, arrivando su Spotify, poi direi Carpaccio ghiacciato perché rappresenta la prima prova di un lavoro più compatto fino ad arrivare a oggi con Una vita in Capslock.
Tu canti Una donna che conta. Cosa dovrebbero dire in CAPSLOCK le donne di questi tempi per contare qualcosa?
Una donna non deve dire qualcosa in particolare per poter contare, conta in se stessa. In questo momento storico bisogna riappropriarsi del fatto che siamo tutti esseri umani e valiamo nella stessa egual misura, non solo il maschio etero bianco. Si tratta della minoranza, ma per ora quello che dicono loro ha un valore superiore rispetto a quello degli altri. Si dovrebbe rimettere al centro dell’attenzione la persona, indistintamente dal genere e dall’orientamento sessuale. Da sempre la nostra cultura purtroppo risente di queste differenze.
Quali sono le tue tre icone femminili di riferimento?
Innanzitutto Madonna perché è un’artista che è riuscita a esplorare vari tipi di generi musicali. Il suo linguaggio è sempre stato quello pop, però è riuscita a passare con naturalezza da dimensioni classiche e sperimentali alle sonorità clubbing, mantenendo una forte identità. L’aspetto che preferisco di Madonna è che se ne frega del giudizio degli altri e fa sempre quello che vuole, tanto rimane comunque Madonna. Poi sicuramente c’è Raffaella Carrà, una feminist totale che cantava A far l’amore comincia tu, un brano super attuale, che farebbe ugualmente scalpore se fosse cantato oggi da un’altra donna. In quegli anni le canzoni cantate dalle donne venivano scritte da uomini con una visione molto maschile sull’amore e secondo me Raffaella Carrà ha avuto un peso importante nella storia della musica perché è riuscita ad aprire la strada a tante altre donne come per esempio Heather Parisi e Lorella Cuccarini. La mia terza icona femminile è Peaches perché mi piace molto sia per la sua attitudine, sia per il lavoro che ha fatto sulla sua musica. Lei è punk e questo lato di lei mi ha sempre affascinato. Riguardo di continuo su YouTube le sue performance live perché sono spettacolari.
Da Frangetta de Il Deboscio, Ketamina e Pompo nelle casse dei Power Francers a Milano Sushi & Coca, cosa è cambiato da quel periodo che può essere considerato la preistoria di Internet? E toglici ogni dubbio, eri tu la voce di Ketamina?
Magari! Quella è la voce distrutta dalle sigarette e dalle notti brave, purtroppo, però, non la cantavo io. So chi la cantava, ma non posso rivelare altro. Comunque hai ragione a dire che queste tre canzoni sono un po’ le mamme di M¥SS. Sono riferimenti molto forti per me, perché non solo hanno segnato i miei ascolti, ma anche quell’epoca. Io li vedo come frutti dello stesso albero maturati in tempi diversi. Adesso non c’è più quel tipo di voce perché si sta andando verso altre sonorità, ma il filone è lo stesso, anche se devo dire che non mi sarei mai aspettata di continuarlo. Milano Sushi & Coca è nata nel giro di 12 ore, in una notte e tutto il resto è arrivato in maniera naturale. Il nucleo di M¥SS è sempre quello, anche se poi con il tempo abbiamo smussato e modificato diversi aspetti.
Le tue collaborazioni sono tante a partire dal quella con RIVA per poi passare a Populous, Zeus!, Birthh e Adele Nigro di Any Other. Il merito è di Milano perché è al centro di tutto? Qual è la collaborazione che non hai ancora stretto, ma che vorresti portare avanti?
RIVA è parte integrante del progetto dal primo giorno, Adele Nigro e Birthh le ho conosciute rispettivamente a Milano e a un festival di Molfetta, mentre con Populous è scattato l’amore una magica serata al Blanco. Gli Zeus!, invece, non li conoscevamo prima, abbiamo proposto la collaborazione e ci siamo conosciuti dopo che hanno accettato. Lo stesso vale per Bot che per me è una divinità della musica house e per Clap Clap. Questo disco ci ha permesso di collaborare con tante persone che noi di Motel Forlanini ammiravamo. Invece, la collaborazione che sogno è quella con la produttrice inglese Sophie. È più che contemporanea, è proprio avanti. E poi ovviamente vorrei collaborare con Madonna.
M¥SS KETA è anche sinonimo di video pazzeschi e visionari. Da dove vengono le tue ispirazioni?
Tutti i video sono stati girati da Simone Rovellini, a parte il video di Botox che è stato creato da Roberto Ortu e Tommaso Ottomano. Per quanto riguarda le idee, mi considero molto fortunata ad essere all’interno di Motel Forlanini perché siamo veramente compatti e lavoriamo molto bene in team. Le idee arrivano dal confronto con persone diverse e nel nostro caso si è instaurata un’armonia magica.
Com’è il tuo rapporto con il pubblico e qual è il modo più efficace per comunicare oggi senza essere inglobati dal sistema stesso?
La comunicazione di M¥SS è molto sincera, senza nessun tipo di forzature. La regola per non farsi inglobare è fare di testa propria.
Soprattutto all’inizio immagino che tu abbia dovuto combattere molti pregiudizi. Qual è il consiglio che daresti a una persona che oggi intraprende una strada simile alla tua e che non voglia rimanere ferita?
L’unica via è essere se stessi e fare solo cose in cui si crede. Per me è piacevole parlare con qualcuno che critica la mia musica, amo lo scambio di opinioni e credo che sia utile perché mi permette di vedere il mio lavoro da un altro punto di vista. Poi ci sono gli insulti stupidi sul fisico, ma a un certo punto bisogna farsi automaticamente una corazza e non fermarsi troppo a pensare. È orribile vedere che se sei donna ti danno della troia, mentre a un uomo dicono la tua musica fa cagare, però anche questi attacchi mi hanno aiutato a rafforzarmi e a diventa più sicura di me stessa. Personalmente ora riesco a rimbalzare le critiche di un certo tipo e ad andare avanti per la mia strada.
Secondo te cos’è la volgarità? E come si capisce quando si sorpassa il limite?
Bisognerebbe partire dalla definizione del vocabolario. La volgarità è un costrutto cattolico. Per me la vera volgarità e la vera stupidità è essere cattivi con gli altri, mentre essere gentili è una benedizione. Alla fine siamo tutte persone e ci dovremmo accogliere l’un l’altro anche se potrà sembrare un pensiero da hippie.
Quando finiscono gli anni ’80?
Mai, mai, mai. Siamo ancora completamente dentro gli anni ’80 e non finiranno mai. Finché ci sono io perlomeno non finiranno.
Ti dicessero: butti giù la maschera sul palco assieme a quella di Liberato, che fai?
Butto giù Liberato dal palco.
Il 20 luglio sarai ad Apolide, che cosa ti aspetti da questo festival immerso nella natura e nei boschi?
Da Apolide mi aspetto tanti amici perché mi hanno già detto che mi verranno a trovare e ovviamente mi aspetto l’atmosfera da festival estivo che tanto mi piace. La possibilità di godermi la serata come una festa dall’inizio alla fine. E poi in particolare da Vialfrè mi aspetto dell’ottimo cibo.
Quest’estate più che un tour intraprendi un tour de force. Quella live è una dimensione che ti piace? Qual è l’aspetto che preferisci?
Ho tante date, è vero, ma mi piace molto l’idea di andare in tour. La dimensione live mi emoziona sempre perché è lì che avviene lo scambio con il pubblico. Attraverso i social il rapporto è filtrato, mentre durante la performance live un artista si spoglia di tutto e può sentire le energie degli altri. E questo scambio è molto sensuale, l’energia è più selvatica.