Fotografie di Alessia Naccarato
ll 25 novembre scorso, in occasione della loro data torinese all’Astoria, abbiamo incontrato L I M e HÅN con le quali abbiamo parlato non solo dei rispettivi nuovi progetti in uscita, Higher Living e The Children, ma anche di quali siano le difficoltà incontrate dalle donne che vogliono entrare a far parte del mondo musicale. Chi meglio di due giovani e talentuose ragazze, legate dalla stessa passione e con le idee chiare riguardo al proprio futuro, poteva affrontare questo tema proprio nella Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Ci siamo fermate a riflettere sulla mancanza di sensibilizzazione che porta spesso a inutili pregiudizi all’interno della società in cui viviamo, degli sforzi che devono essere ancora fatti, ma anche delle conquiste ottenute e della capacità di fare rete. Qui sotto trovate l’intervista doppia tutta al femminile.
Oggi è la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, un momento importante per fermarsi a riflettere su un problema che, anno dopo anno, è sempre più gravoso all’interno della nostra società e a cui sembra difficile trovare una soluzione. Tralasciando questioni ed emergenze più complesse che riguardano violenze fisiche e femminicidi, quali sono le violenze quotidiane che una donna subisce e quali sono i pregiudizi culturali che le provocano? C’è qualcosa che potremmo fare tutti noi – uomini e donne – per evitare prepotenze di questo tipo?
L I M: La situazione è molto complessa, per esempio l’Italia è il paese con il più alto tasso di omicidi di trans al mondo. Ci sono problemi su più fronti: violenza, sensibilità, empatia, principalmente educazione. Manca la base educativa che viene data da piccoli e credo che nel nostro paese non ci sia abbastanza formazione e sensibilizzazione. Per questo motivo nel lavoro ci si porta dietro degli stereotipi, delle idee sbagliate. Questi preconcetti si possono smontare piano piano, però il principio è che bisognerebbe imparare le nozioni giuste fin da subito.
HÅN: Ci sono sempre delle piccole discriminazioni sia da parte degli uomini che delle donne. C’è una tendenza generale ad attribuire il minimo merito alle donne. Il successo in Italia non è stimato, basta pensare a Chiara Ferragni, sempre criticata da tutti anche dalle donne e non dovrebbe essere così perché è un caso italiano dietro il quale c’è stata un’idea ed è un successo di marketing. È un esempio banale per dire che ogni volta che un personaggio femminile ha successo viene sempre sminuito. Una soluzione per ridurre il problema potrebbe essere quella di provare a informarsi e documentarsi sempre bene prima di sparare a zero su qualcuno.
Ricollegandoci alla domanda precedente, cosa vuol dire oggi in Italia essere una giovane donna che lavora nel mondo della musica? In base alla tua esperienza esistono disparità di genere in questo campo?
HÅN: Nella musica ho notato che se suoni e sei una ragazza si dà per scontato che tu canti e tutto il resto l’ha fatto – per esempio – il ragazzo che suona con te. Si nota anche qui con personaggi famosi, come Levante che sta avendo successo commerciale e viene screditata. Non riesco, però, a darmi e darti una risposta del motivo per cui si mette in moto questo meccanismo. C’è una sorta di invidia e poca solidarietà tra donne. Non so come funzioni all’estero, spero non sia come da noi, ma non voglio neanche dire che tutto il peggio è in Italia. Comunque è sempre difficile che ti venga attribuito il merito del tuo successo se sei una donna.
L I M: In realtà nella musica la situazione sta migliorando, vorrei dare un messaggio positivo, perché ci sono sempre più musiciste donne e c’è sempre più sensibilità anche da parte del mondo tecnico che è sempre stato lo scoglio maschile e lo stesso nel mondo discografico in tutti i settori. Una volta le donne si vedevano soltanto se cantavano o se erano negli uffici stampa. Donne musiciste, donne sound designer, donne tecniche, donne driver ce n’è bisogno. Tuttora le donne vengono spesso ridotte alla parte organizzativa o di segreteria ed è uno spreco di risorse. Però sono positiva, negli ultimi anni c’è stato un risveglio, forse ci stiamo avvicinando alla guerra.
Quindi oggi c’è modo di confrontarsi tra generi?
L I M: Sì, è strano perché oggi, per moda (credo) se sei una donna e fai elettronica allora tutti vogliono farti suonare perché ce ne sono pochissime e lo stesso vale per le rapper donne. Va bene, se serve a qualcosa, l’importante è che non sia solo una tendenza passeggera. Quando ho iniziato a suonare con gli Iori’s Eyes ho realizzato che l’elettronica era un mondo dominato dagli uomini, però ora la scena musicale aiuta ad avvicinare le donne e questa è sicuramente una nota positiva.