John Grant sarà a Milano il prossimo 17 Novembre per presentare dal vivo il nuovo album Love Is Magic. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per una chiacchierata in cui ci racconta perché crede che l’ultimo disco sia il suo miglior lavoro di sempre. Nell’attesa di ascoltare dal vivo Love Is Magic, qui potete leggere l’intervista al cantautore americano.
Il tuo nuovo album, Love Is Magic, sembra segnare un punto di svolta, una trasformazione nel tuo modo di far musica. Hai abbandonato il tuo stile intimo piano-voce per passare a un’elettronica figlia degli anni ’80. Come mai questo cambiamento?
È curioso, sai, tutti mi dicono che sono stati spiazzati dalla mia trasformazione ma, a ben vedere, io non lo considero come un cambiamento vero e proprio. Ho sempre amato quel tipo di sound, quelle sonorità, solo che non sapevo come inserire quel particolare tipo di suono nei miei pezzi e renderlo predominante. Non era ancora il momento giusto ma ci ho sempre lavorato e ho sempre inserito qualcosa di quello stile nei precedenti pezzi. Il passaggio a questo tipo di elettronica è stato assolutamente naturale per me.
C’è un legame tra questo sound rinnovato a cui sei arrivato e quello che volevi esprimere?
Ciò che volevo comunicare con questo disco era un incoraggiamento per spingere la gente a non arrendersi mai e a continuare a lottare. Attualmente questo sound era il miglior modo per esprimere il mio messaggio. C’è anche da dire che è stato divertentissimo lavorare alla musica del disco: l’uso dei sintetizzatori e degli effetti ha reso tutto davvero spassoso. Mi piacciono molto quelle atmosfere.
Merito anche degli artisti che hanno fatto grande quel periodo e che, mi sembra, ti hanno ispirato nella composizione di questo album: da Bowie ai Talking Heads il cui stile emerge in He’s Got His Mother Hips.
Assolutamente. Bowie è stato e continua a essere un’influenza fondamentale per la mia musica e lo stesso si può dire per i Talking Heads. Ma sono tanti gli artisti che mi hanno ispirato e che ho studiato prima di mettere mano all’album: gli Air e i Kraftwerk – che per ciò che riguarda l’elettronica sono maestri, e i Bauhaus per tutta la disco club. Anche in questi casi si parla di artisti del passato il cui sound però è più vivo che mai.
A proposito degli eighties, ho una domanda che mi gira in testa da un po’ e magari puoi aiutarmi. Come può un’atmosfera così old, non appartenente alla nostra generazione, alla generazione dei più giovani, essere così trascinante e coinvolgente da permettere una tale identificazione nella musica? Penso a Oracular Spectacular degli MGMT, un inno generazionale in salsa totalmente fuori tempo.
Questo è un vero rompicapo ed è una questione molto interessante. Però credo che la risposta sia data dalla novità che questa musica ha rappresentato negli anni ’80. Non si era mai sentito qualcosa del genere prima. Quegli effetti, quelle melodie, quegli strumenti hanno rappresentato qualcosa di totalmente nuovo. Un sound innovativo e, allo stesso tempo, così facilmente adattabile ai diversi stili. Utilizzarlo adesso esprime due cose assieme: nostalgia verso il passato e speranza verso il futuro. Un contrasto che esprime bene il nostro tempo.
Ma allora, se non vi è una vera trasformazione, ma solo un passaggio naturale, in cosa consiste la metamorfosi cui fai allusione nel primo brano dell’album?
Non si tratta di una trasformazione nello stile, ma di un cambiamento più profondo, del tentativo di diventare una persona capace di amare di più se stesso e gli altri. Credo che questo tipo di metamorfosi sia quello di cui c’è davvero bisogno in questo momento.
Personalmente avverto sempre questa tensione e questa lotta tra la ricerca dell’amore e dell’altro in un mondo solo e dominato dall’ego. Come ultima domanda ti chiedo cosa rende questo album il tuo migliore, come tu stesso l’hai definito?
È il mio disco più personale, quello che meglio degli altri è riuscito a contenere tutto ciò che sono, ogni mio aspetto in quanto artista e in quanto essere umano. Ma non è solo l’aspetto tematico a rendere il disco speciale, le canzoni rappresentano anche la migliore espressione della mia voce finora. Sono riuscito a mettere tutto me stesso in questo album e per questo lo definisco il mio miglior lavoro.