Le vibrazioni dai sapori francesi degli Her hanno fatto tappa al Circolo Magnolia di Milano per una data emozionante. Per l’occasione abbiamo fatto un’interessante chiacchierata con Victor degli Her, che ci ha raccontato qualcosa in più sull’ultimo album, e sulle tappe future del progetto.
Victor, credo veramente che Her sia un album abbastanza unico. Sembra come che quando tu e Simon abbiate composto le canzoni vi siate detti “okay, facciamo qualcosa che sia veramente nostro”. In un certo senso si riesce a sentire a quali suoni e quali ispirazioni vi rivolgiate ma nonostante ciò i pezzi suonano veramente “puliti” e “freschi,” onesti e nuovi, non datati o nostalgici. Come siete riusciti ad ottenere questo effetto?
Grazie mille per le belle parole, se questo è ciò che hai percepito ascoltando la nostra musica allora è una grande vittoria: la cosa più importante per me e Simon è sempre stata quella di essere fedeli a noi stessi. Ciò che sta accadendo ora (fare concerti in posti da tremila o più posti) è al di là dei nostri sogni più grandi. Era sicuramente importante per noi mantenere un legame forte con le nostre radici musicali (dal soul black anni ’60 a James Blake o Solange) ma comunque anche essere moderni e provare a fare qualcosa di diverso. Forse il nostro “tocco francese” ha aiutato in questo senso!
Credo che in un certo senso la caratteristica più importante di questo lavoro sia la vostra capacità di sintesi. Non c’è niente di eccessivo, tutte le note, i suoni e le architetture dei brani sono pensate molto bene, sono molto eleganti e soprattutto ogni elemento sembra essere imprescindibile, come se ogni elemento costitutivo dei brani fosse esattamente ciò di cui c’era bisogno. È qualcosa a cui siete riusciti ad arrivare lavorandoci duro o si è presentata in modo naturale?
Hai capito in pieno cosa abbiamo cercato di ottenere! In realtà è frutto di duro lavoro. È più facile “aggiungere strati” che toglierne, perché poi hai meno spazio per gli errori, ogni cosa che ascolti a quel punto deve essere esattamente dove è supposto che sia.
“On&On” è una delle tracce più interessanti dell’album. Mi puoi guidare all’interno della genesi di questo brano?
Abbiamo iniziato da frammenti in uno studio a Berlino con i nostri cari amici AnnenMayKentereit, una band enorme in Germania che abbiamo avuto il piacere di supportare in tour e con i quali è nata subito una forte sintonia. Io mi sono occupato per lo più di comporre e produrre mentre Henning (il cantante degli AMK) si è occupato del testo, avendo questa incredibile capacità di scrivere in modo istantaneo. Suonava molto bene. Simon non era presente in studio ma ha avuto la possibilità di mettere le mani sulla traccia più tardi da casa sua e la sua parte di testo è così potente e significante, soprattutto considerando la situazione in cui si trovava in quel momento “On & On you’re following the process, On & On this routing makes you senseless”: era altamente cosciente dello spreco di tempo che i social network rappresentano nelle nostre vite. Settimane o forse mesi dopo, ho avuto l’idea di collaborare con un rapper (amiamo l’hip-hop) e Romèo Elvis (che è belga) era appena stato scritturato dalla nostra stessa etichetta: Romèo ha registrato la sua parte in un’ora! Adoro il fatto che sia una canzone veramente molto Europea.
Credo sia fantastico che nonostante l’album sia stato rilasciato in seguito alla tragica morte di Simon porti con se vibrazioni di gioia, calma e speranza. Victor credi che questo mood e lavorare a questo disco in generale ti abbiano aiutato ad affrontare questa tragedia?
Sì, assolutamente. Andare avanti, finire l’album e cantare la nostra musica era ed è tuttora un modo di tenere vivo il suo ricordo.
Sono curioso di come i pezzi suonano dal vivo. Sono molto diversi rispetto all’album oppure rimangono sostanzialmente invariati?
Ti sei perso il nostro show a Milano della settimana scorsa!
Sono molto diversi rispetto alle versioni dell’album, che è il motivo per cui amiamo rilasciare Live Tapes. Her Live Tapes #3 sarà fuori proprio in Giugno, registrato al leggendario Olympia di Parigi.
La Francia è probabilmente il paese europeo (non sto contando il Regno Unito) che produce la musica più “internazionale”, che ha un significato artistico e un riscontro economico in tutto il mondo. Hai idea del perché? Come Her quale sono le cose più importanti che il vostro paese vi ha dato per diventare musicisti importanti anche a livello internazionale?
Domanda difficile. Ad essere onesti non coltiviamo un grande rapporto con la scena musicale francese, con l’eccezione di alcuni nomi super rispettati che ammiriamo come i Justice o i Phoenix. Essendo francesi però penso che effettivamente abbiamo un approccio alla femminilità e alla sessualità molto aperto e molto diverso rispetto ad inglesi e americani. Forse è questo il motivo per cui la prima canzone che abbiamo rilasciato, “Quiet Like”, ha funzionato così bene negli Stati Uniti. Suonava “esotica” per loro.
Cosa dobbiamo aspettarci ora dal futuro di Her? Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Sì. Solo recentemente sono riuscito di nuovo a mettermi a scrivere musica, ma è una sensazione bellissima e confortante, vedremo cosa uscirà fuori. Per il momento sono in tour fino al 2 di Febbraio del 2019 (la data della nostra prima volta allo Zenith di Parigi che accoglie fino a 6000 persone!)
Fotografie a cura di Alise Blandini