La musica live è necessaria | Intervista a Francesca Lonardelli del Premio Buscaglione

A pochi giorni dall’inizio del Premio Buscaglione, il premio italiano dedicato ai giovani talenti musicali che torna a Torino dal 4 al 6 maggio dopo tre anni dall’ultima edizione, abbiamo chiacchierato con Francesca Lonardelli, fondatrice e direttrice artistica del premio che ci ha tolto diverse curiosità sulla rassegna e sulla scena musicale italiana.

Quali sono le principali novità della settima edizione del Premio Buscaglione?

Per la prima volta il Premio Buscaglione sarà itinerante. Le serate si svolgeranno in tre live club diversi: il 4 maggio allo Spazio 211, il 5 maggio all’Off Topic, mentre la finale del 6 maggio sarà al Cap10100. Si tratta di una scelta legata al momento delicato che vive la musica in generale in Italia e in particolare a Torino. Dopo tre anni di chiusure per il Covid-19 ci sembrava una bella idea essere presenti in quelli che sono i principali live club torinesi.
Inoltre da quest’anno abbiamo istituito per la prima volta la Targa Gran Torino, un riconoscimento alla carriera che vogliamo dare a un artista rappresentativo della scena cantautoriale indipendente dei primi anni Zero: Dente.
La terza novità riguarda due menzioni speciali che verranno date ai semifinalisti: la menzione Murazzi e la menzione Istituto Musicale di Rivoli. Le menzioni sono in collaborazione con due enti, l’istituto Musicale di Rivoli che fa formazione musicale e l’Associazione Murazzi che proprio in questi giorni è impegnata nella riapertura di numerosi locali che fanno parte di un’area che è stata fondamentale per la musica underground torinese. Le menzioni danno la possibilità agli artisti che le riceveranno di esibirsi sui palchi di queste realtà, perciò a vincere non saranno solo i finalisti.

Giustamente dicevi che, a causa dell’emergenza sanitaria per Covid-19, oggi è un momento particolarmente delicato per la musica dal vivo in Italia e a Torino, la città in cui vivi e si svolge il Premio Buscaglione. Come è cambiata la scena torinese rispetto a tre anni fa?

Parlando di nuovi progetti musicali non riesco ad avere ancora la percezione esatta di quello che sta succedendo. C’è stata un’ondata molto importante di musica elettronica e techno che sono sicuramente tra le protagoniste di questo periodo. Questi generi permettono alle persone di aggregarsi, di condividere e di ballare insieme, quello di cui c’è bisogno dopo tre anni di chiusure. Per quanto riguarda la musica live, invece, c’è una particolare carenza di spazi perché molti locali hanno chiuso e di conseguenza ci sono pochi palchi. Per questo motivo abbiamo deciso di portare il Premio Buscaglione in tre posti diversi, così da dare un supporto almeno morale a coloro che hanno sofferto tanto, che hanno riaperto con fatica, ma che hanno resistito.

Se io non fossi un’organizzatrice di eventi direi che il Covid-19 è finito un anno fa. Nel settore della musica siamo, però, ancora in difficoltà perché è stato necessario riorganizzare gli spazi e i modelli che avevamo acquisito. Siamo ripartiti soltanto nell’estate 2022 ricucendo i rapporti che avevamo con gli spazi e gli artisti. Tutto quello che era stato fatto nelle sei edizioni precedenti era come svanito, immaginate quindi la difficoltà di riprogrammare tutto in molto meno tempo e con le problematiche legate alle chiusure. Il Covid-19 ha colpito molto duramente la musica live.

Quest’anno la rassegna torna a un assetto “in grande stile”, dopo l’edizione per nulla semplice del 2020. Qual è stata la sfida maggiore che hai sentito di dover affrontare?

Ti rispondo a questa domanda facendo un’integrazione a quella precedente. Oggi lo scenario è completamente cambiato anche a causa dell’irrompere prepotente di Sanremo. Quindi sommiamo questa “nuova” presenza ingombrante alla chiusura del nostro circuito e alla perdita di molti punti di riferimento della musica indipendente. I ragazzi e le ragazze che si sono iscritti per la prima volta quest’anno al concorso non mirano al circuito indipendente perché ora tutti i piani si sono mescolati. Abbiamo avuto un record di iscrizioni: 561 per l’esattezza ed è stato totalmente inaspettato perché immaginavamo ci sarebbe stata una flessione. Eppure tantissimi e tantissime hanno voglia di esprimersi attraverso la musica. Essendo venuta a mancare come riferimento la musica indipendente non saprei dire qual è il genere di appartenenza degli artisti che si sono iscritti: è una fase fluida.

Francesca Lonardelli, fondatrice e direttrice artistica del Premio Buscaglione

Tornando, invece, alle sfide che ho incontrato, direi sicuramente la scelta di svolgere il premio in tre location differenti, una scelta etica fatta con il cuore, ma dal punto di vista organizzativo è stato complicato. Mi fa piacere che si percepisca lo sforzo di un’edizione in grande spolvero dopo l’edizione del 2020. Quest’anno abbiamo cercato di alzare il tiro con la targa a Dente, perché è giusto dopo tanti anni dare un riconoscimento alle persone con cui noi siamo cresciuti musicalmente. L’altro elemento riguarda uno dei nostri presentatori, Sebastiano Pucciarelli che arriva dal mondo della televisione. È un professionista della conduzione e ci sta aiutando per la prima volta a creare una scaletta. Stiamo poi investendo sulle luci grazie a un luciaio che ci seguirà durante le tre serate. Sono tutti investimenti sul fronte spettacolo perché vogliamo che il Premio Buscaglione sia anche bello da vedere ed evolvere dalla situazione rock’n’roll che lo ha sempre contraddistinto.

Ad accompagnarci durante le semifinali e la finale ci saranno tre ospiti di eccezione che si esibiranno sul palco dopo gli artisti in gara: Post Nebbia, Yosh Whale e Gazebo Penguins. Perché la scelta è ricaduta proprio su di loro?

Mi riallaccio al discorso che facevamo prima della fluidità, di Sanremo e della sovrapposizione di percorsi. La selezione degli headliner è stata fatta insieme a Gianluca Gozzi di TODAYS Festival. Con lui ci siamo sempre detti di cercare progetti che siano il più lontano possibile da Sanremo. Non viene pensato e detto per snobismo, ma per evidenziare che esiste anche un modo di fare musica diverso, che passa dai club e dalle persone reali. Al momento quello che hanno in comune questi artisti è l’origine e la scena di provenienza.
Si tratta di gruppi molto diversi tra loro, che hanno stili differenti. A queste band auguro di fare strada e di arrivare a tagliare traguardi importanti, anche mainstream.

 

Mi piace pensare che molti dei vincitori e dei semifinalisti delle edizioni passate, come Lo Stato Sociale o gli Eugenio in Via Di Gioia, abbiano trovato nel Premio Buscaglione un trampolino di lancio per fare carriera arrivando anche a Sanremo e a una dimensione mainstream…

Infatti sono molto contenta del loro percorso, ma quello che è bene tenere in mente è che esiste anche altro per alimentare i live club, altrimenti esisterebbe solo la televisione.

Quale credi che sarà la reazione del pubblico che verrà alle serate del Premio Buscaglione?

La sfida vera oggi è capire il pubblico. Le persone sono totalmente cambiate. Lo noto anche nel mio piccolo come organizzatrice di altri eventi come Avanzi di Balera, dove a partecipare ci sono soprattutto i giovanissimi e la fascia over 45-50. Quelli che non escono più probabilmente sono coloro che hanno avuto figli negli ultimi anni. I trentenni sono in calo, cioè quelli che si trovavano maggiormente nella situazione live fino allo scoppio della pandemia. Tutti i modelli organizzativi si sono azzerati ed è davvero complicato mettere a fuoco a quale pubblico ci rivolgiamo. Spero che riusciremo a intercettare il pubblico degli headliner, i curiosi e i sostenitori delle band emergenti. Esiste comunque una nicchia che si fida di quello che in questi anni siamo riusciti a proporre. In una sera ci sono cinque semifinalisti e un headliner, quindi il programma è variegato proprio come quello di un festival estivo. In più c’è la possibilità di scoprire la next big thing di domani come recita il nostro claim.

Raccontaci un po’ come sono andate le selezioni: 561 iscritti è veramente un grande numero. Come è avvenuta la scelta dei 10 semifinalisti?

Per la prima volta, avendo contratto i tempi, non abbiamo potuto avvalerci di una giuria come era stato in passato. La prima selezione è stata fatta internamente dalla nostra organizzazione, mentre la giuria di critici musicali ed esperti del settore entrerà in campo durante gli spettacoli dal vivo. Non ci aspettavamo, però, che arrivassero così tanti iscritti. Abbiamo passato giornate intere, dal mattino a colazione fino alla sera prima di andare a letto, ad ascoltare band e cantautori.
Abbiamo fatto tre fasi di selezione fino ad arrivare a una rosa di 40-50 artisti, tutti validi e meritevoli di arrivare in semifinale e a quel punto abbiamo applicato una serie di criteri scientifici per trovare i 10 semifinalisti.

Quali sono le tematiche che trattano e i generi di appartenenza?

Sono arrivate molte proposte trap, ma quello che più ci ha colpito è che sono arrivate poche canzoni allegre. Quest’anno, rispetto alle precedenti edizioni, abbiamo individuato molti testi profondi e particolari. Si vede che questi artisti hanno risentito del Covid-19 e della guerra in Ucraina, lo evidenziano i testi delle loro canzoni. I testi hanno guidato molto la nostra selezione proprio per premiare le abilità cantautoriali di queste persone.

Cosa ti piacerebbe che rimanesse di questa edizione?

L’importanza della musica per tutti noi. L’aggregazione fa scaturire energia, è una forma di contagio creativo sia per il pubblico che per gli artisti. Stare insieme è una grande cura, una medicina per l’anima. Le persone hanno bisogno di stare insieme, di ballare e di cantare. Anche se questo è un momento storico in cui viene sacrificata prima di tante altre discipline, la musica live è necessaria.

Per ascoltare i 10 semifinalisti del Premio Buscaglione premete play ▶️

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