Abbiamo fatto intervistare gli Any Other dal circolo Arci Tom di Mantova

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Oggi proponiamo uno spazio alternativo, quello del confronto tra un club di musica e una band. Abbiamo proposto ai ragazzi dell’Arci Tom di Mantova di intervistare gli Any Other in occasione della data mantovana. Qui si presentano, ci dicono cos’è l’Arci Tom, e lasciano che siano anche gli Any Other a raccontarsi. 

Correva l’anno 2005, c’erano 7 teste e c’era la volontà di creare un luogo che fosse anche strumento di aggregazione, sperimentazione, cultura e crescita. C’era una volta un’idea timida nata sottovoce ed esplosa poi in quella che è una delle realtà più affermate del territorio: il centro cultuale giovanile delle idee Arci Tom. Di acqua sotto i ponti e di teste calde ne sono passate tra le porte del circolo, in questi undici anni, ed è incredibile come l’intento iniziale non abbia fatto altro che accrescersi, implementarsi e richiamare soci su soci, ogni giorno, ogni anno. Arci Tom diventa un po’ come essere a casa. I muri colorati e La Linea di Cavandoli ci accompagnano fino all’ingresso del circolo, con un trionfo di luci calde e personaggio famosi: Gabriele D’Annunzio in versione pop art travestito da Marylin Monroe ci accoglie all’ingresso e gigantografie di Salvador Dalì, Frida Kahlo, Tom Waits, Nina Simone, Bob Dylan e tanti altri corrono per tutto l’auditorium. Le pareti sono un inno alla musica, le pagine di Rolling Stone e le copertine di storici vinili lasciano spazio solo a stralci di muro bianco, riservati alle firme delle band che hanno lasciato il segno nel circolo: da Marta sui Tubi a Fabrizio Moro, dai Modena City Ramblers alle Luci Della Centrale Elettrica, dai Tiromancino a Max Gazzè, passando per Skiantos e Levante e molti altri.

Il Tom è il posto giusto per bersi una birra, passare una serata ascoltandosi buona musica live, farsi una chiacchierata con uno dei giovanissimi volontari che ogni giorno vivono e mantengono il circolo, ma è anche quel posto a cui rivolgersi quando si ha un’idea pronta ad esplodere senza saper bene come fare per realizzarla. In un periodo in cui fare musica è diventata una sfida per pochi coraggiosi, in cui “con l’arte non si mangia” è il claim del momento, stendere un cartellone e una proposta musicale valida è davvero un’impresa. Non è facile organizzare concerti nelle grandi città, figuriamoci in una cittadina come Mantova, che da anni vanta il nome di “Bella addormentata”. Uno degli ultimi concerti che abbiamo fortemente voluto nel nostro circolo è stato quello degli Any Other, lo scorso 26 febbraio. I tre ragazzi, oltre ad essere pieni di talento e belle idee, sono veramente unici nel loro genere, e non abbiamo perso l’occasione per intervistarli. Gli Any Other sono in viaggio. Una macchina carica di strumenti, cavi, cianfrusaglie e molto talento, diretta all’Arci Tom di Mantova, per la prima data virgiliana della formazione. Marco è alla guida, Erica tamburella con le dita un motivetto e Adele ci risponde al telefono, con una voce sottile (e irriconoscibile) imbevuta della timidezza e dell’imbarazzo tipico dei giovani musicisti che incontrano un successo inaspettato e rimangono con la testa tra le nuvole ma coi piedi per terra.

“Any Other” , quale l’esatta traduzione?
Il nome è volutamente ambiguo, per lasciare un senso di indeterminatezza e permettere a chiunque di interpretarlo come preferisce. Chiunque altro quindi, ma anche nessun altro.

Come si fa ad emergere armati solo di chitarra e piccola poesia?
Il segreto è suonare, continuare a suonare, fare date su date, girare l’Italia, girare l’Europa.

Se “Something”, primo pezzo dell’album, è il ponte che collega quello che era a quello che è, da che parte si sta meglio?
Senza dubbio da questa parte, dove siamo oggi. Non nego che la mia esperienza passata in un duo folk e la parentesi da solista mi siano servite molto, ma posso affermare che 3 è il numero perfetto. Paradossalmente con Marco e Erica mi sento più me stessa, più realizzata. Sto proprio bene qui, con loro.

“Silently, Quetly, Going Away” è il nome del primo album, ma dove ve ne andate? Non lo so, ma spero in un posto dove si stia meglio che qui.

Vi dicono mai che siete strani? Come siete a essere così giovani e già così malinconici?
A me personalmente dicono che sono strana da quando sono piccola. Sono cresciuta sentendomi diversa dagli altri. Non tutti i bambini effettivamente ascoltavano musica classica, e nemmeno ballate medievali, ma ho imparato a fregarmene e approfittare di questa mia peculiarità.
Tuttavia il comandante Roger, la mia parte razionale che ha rubato il nome a Star Wars, continua la sua guerra nella mia testa e devo dire che ultimamente va molto meglio.
Vero, siamo giovani e malinconici allo stesso tempo, ma per me è questa la normalità, le due cose convivono alla perfezione, e quando mi guardo attorno mi stupisco nel vedere i miei coetanei che riescono a far finta di niente e a essere felici lo stesso. Ma sono molto grata a questa mia inquietudine, senza di lei non scriverei tutte queste cose, non riuscirei a lavorare. Si può esser contenti di esser tristi.

“INDIE”: questo grande sconosciuto. 
Questa denominazione non ci va per niente stretta, anzi anche noi ci autodefiniamo
“indie rock”. Si tratta semplicemente di etichette che per comodità raggruppano realtà molto diverse. E’ difficile trovare un denominatore comune, ma qui dentro ci siamo anche noi.

La vostra biografia inizia con “e adesso cosa faccio, smetto di suonare?”
Un consiglio per tutti quelli che stanno per abbandonare un sogno.
Non fatelo mai, non pensateci nemmeno. Semplicemente per un motivo: se individuate qualcosa che vi fa star bene, non dovete privarvene. Non abbandonate mai quello che vi fa star meglio, anche se agli altri può sembrare inutile e non lo capiscono. Della serie, la vita è dura, sappiatelo, ma ci sono ottime cure alternative, segreti per addolcire la pillola così amara da ingoiare.

Per un musicista, un calendario bulimico in giro per il mondo e uno studio matto e disperatissimo dei miti da coltivare, per gli altri una sana dose di menefreghismo sordo alle critiche sterili e una corsa irrefrenabile a un sogno da inseguire.
Questi i consigli di Adele, direttamente dal suo favoloso mondo, grigio e colorato allo stesso tempo.

 

Se volete mettere alla prova anche il vostro club scriveteci. 

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