La band che vi consigliamo oggi dice di essere stata generata dalla masturbazione di John Dwyer ubriaco alla ricerca di un kebabbaro. Il 22 Marzo è uscito Wild Cobs, il loro primo EP ufficiale e quest’estate vi faranno scuotere un po’, in giro per tutta l’Italia.
Yonic South è composto da membri di Bee Bee Sea e Miss Chain & the Broken Heels, suona un garage sporco ai livelli di una strada francese. Con soli due video all’ attivo hanno già collezionato numerose date in Italia, un tour in Europa e condiviso il palco con importanti nomi internazionali come Duds, King Khan ltd, Warmduscher, Preoccupations, Goat Girls, Omni e tanti altri.
Abbiamo avuto il piacere di fare con loro un’amabile chiacchierata.
Come e quando nasce Yonic South?
Due anni fa ci siamo conosciuti e abbiamo cominciato a suonare. Avevamo tutti altri progetti ma abbiamo avuto questa pazza idea di farne un altro. Al primo concerto eravamo io e l’altro chitarrista, in un baretto in un paese vicino al nostro. Avevamo in mente un altro nome che non volevamo svelare, per cui ci siamo inventati questo nome fittizio che era Yonic South. Quella volta ci siamo spacciati per un gruppo di San Francisco. Finito di suonare la gente è venuta da noi a chiederci dove fosse la via di San Francisco. E niente da quel giorno abbiamo continuato a suonare per tre quattro mesi senza sapere quale fosse il nostro vero nome.
Avete una simbologia vostra, tutta particolare. Parlamene un po’.
Abbiamo i Twix, le pannocchie, la Citröen Picasso, la San Miguel da un litro, James Brown e la salsiccia tartufata. La Picasso è la macchina a cui siamo molto devoti ci porta in giro e ci scarrozza, sia per le migliori serate sia per i live.
Ma tra tutto perché le proprio le pannocchie?
C’era già un pezzo che avevamo chiamato così, Wild Cobs. Da lì è partito tutto il viaggio, inizialmente era White Cobs, poi si è diffuso questo virus e abbiamo continuato con questa storia.
Andrete un po’ in giro quest’estate, sempre in Picasso?
Eh si… sennò con cosa andiamo.
Invece, raccontami del disco, lo avete pensato come una sorta di B Movie.
Sì, ci siamo inventati questa storia fantascientifica ambientata sulle Ardenne in questo paesino di 51 abitanti che esiste veramente e si chiama Sy, come il titolo del primo pezzo. Da lì abbiamo elaborato la storia un po’ grottesca di questo disastro nucleare che coinvolge appunto questa cittadina. Da un momento all’altro gli abitanti si trasformano in pannocchie giganti. Sostanzialmente l’esercito cerca di insabbiare tutto, ma le pannocchie giganti si ribellano e quindi ci saranno dei tafferugli nel villaggio.
Pensate quindi di girarlo davvero?
Eh, ci era passato per la mente ma poi è una tra le tante cose che non siamo riusciti a realizzare… Se qualche videomaker leggerà l’intervista, ci contatti pure.
Facciamo un appello ai videomakers d’Italia, quindi…
Vogliamo Michael Bay o niente. Anche Maicol Baia va bene.
Qual è il futuro di Yonic South?
Sicuramente registreremo altra roba, poi abbiamo da fare un po’ di date anche fighe. Tipo quella che non si può dire. In Sardegna, ma abbiamo già detto troppo. Non dobbiamo dirlo e non scriverlo questo. Tagliala pure questa parte.
Come mai, al di là dell’affinità musicale, vi definite come un coito di John Dwyer?
Dovresti immaginarti la scena… siamo suoi figliastri.
Avete tanti progetti vostri ma cos’è ciò che caratterizza questo?
Una cosa che ci caratterizza è che tutti i nostri pezzi sono tutti in SI!
Ma voi come lo immaginate l’ascoltatore medio degli Yonic South?
Un gabber.