David Pajo è uno dei musicisti più attivi a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila. Chitarrista e fondatore degli Slint, ha suonato con i King Kong, i Palace Brothers di Will Oldham, i Tortoise, gli Yeah Yeah Yeahs, gli Interpol, i The For Carnation di Brian McMahan, il progetto alternativo di Billy Corgan (Zwan), e tanto altro. Come solista ha rilasciato dischi a nome Aerial M, Papa M e Pajo.
Nel Febbraio scorso David ha tentato il suicidio, ma siamo felici si sia salvato. Lo abbiamo raggiunto per un’intervista in cui proviamo a raccontare l’uomo e il musicista, dall’infanzia ribelle fino alla scoperta del punk rock, dalla nascita degli Slint alla depressione. Pajo si racconta a tutto tondo, ci confessa una passione per il caffè espresso italiano, e non esclude del tutto una nuova reunion per gli Slint (magari con un tour in Asia).
Cominciamo dall’inizio, la tua infanzia a Louisville, Kentucky. Quali sono i ricordi più vividi di quel periodo? E quand’è che hai iniziato a suonare?
Ho due figli piccoli. Quando è ora di andare a letto, vogliono sempre sentire una storia sul loro “Papà ribelle“! Ero un bravo ragazzo, con una parlantina saccente, e amavo fare la cosa sbagliata. I miei figli vivono indirettamente, attraverso le mie storie, la delinquenza giovanile e la piromania.
Da adolescente amavo il metal. Il che, col senno di poi, è abbastanza monotono per gli standard di oggi. Ma band come Slayer, Venom e Metallica era tutte nuove allora, le più estreme che potessi trovare come metallaro agli inizi degli Ottanta.
Alla ricerca di qualcosa di più veloce e aggressivo, sono velocemente passato al punk rock. Ho trascorso la mia adolescenza a imparare la chitarra, non avevo altri interessi oltre la chitarra. La scena punk di Louisville era ancora piuttosto piccola nel 1984, e io ero l’ultimo arrivato che se la menava. I punk mi hanno accettato velocemente. I miei amici erano diventati i miei eroi e mi hanno aperto a un nuovo modo di pensare.
Quali erano le tue band preferite all’epoca?
Nella metà degli Ottanta erano i Minor Threat. Alla fine, i Big Black.
Hai anche iniziato a suonare hardcore, c’è un po’ di quell’influenza nella tua musica? Ascolti ancora hardcore?
L’hardcore era un’attitudine e uno stile a cui ero vicino. Esisteva al di fuori della cultura popolare, infuriava contro gli anni 80. Era intelligente, aveva un grandioso senso dell’umorismo, e alcuni dei suoi testi erano semplicemente incredibili.
L’hardcore a quei tempi aveva poco a che fare con quello che è oggi. Si inventava man mano che andava avanti. Era alla sua infanzia – se nella mia piccola città c’era qualcuno a cui piaceva l’hardcore, potevi star certo di sapere chi fosse.
È molto tempo che non ascolto hardcore ma l’attitudine mi è rimasta, nel bene e nel male. Con l’eccezione del primo album dei Die Kreuzen, al momento preferisco black metal ed elettronica.
L’esperienza degli Slint è durata poco, eppure siete stati una delle band più influenti nella storia della musica. Ti ricordi com’è iniziata quest’avventura, e se vi rendevate conto della portata che avrebbe avuto negli anni la vostra musica?
Gli Slint sono nati da una band chiamata Maurice in cui suonavamo io e Britt. Volevamo solo fare musica diversa da quella che esisteva a quei tempi. Quest’è tutto.
Non pensavamo al futuro. L’unica volta che l’ho fatto, ho pensato che FORSE qualche nerd della musica – di quelli che ascoltano solo fusion jazz e i 78 giri sui fonografi Victrolas – avrebbe saputo chi sono gli Slint. Ero proprio un coglione! Non avrei mai immaginato che nel 2015 la nostra musica sarebbe piaciuta a un pubblico giovane e fico da ogni parte del mondo. Mai. Neanche una volta. La sola idea era ridicola!
Parte della critica musicale pensa che gli Slint abbiano posto le basi del post-rock. Sei d’accordo? Cos’è il post-rock per te?
Immagino che possa essere così. Ma i Sonic Youth, i Meat Puppets, i Minutemen, Leonard Cohen e Neil Young hanno posto le basi per gli Slint. Più probabilmente, eravamo solo un anello della catena.
Ho un’idea su cosa sia il post-rock. Non che mi interessi la definizione. Se una band è catalogata come post-rock, di sicuro che non la ascolterò. Non perché non mi piaccia il post-rock, semplicemente do per scontato che sarà noiosa, prevedibile e ironica. La musica che faccio non è la musica che ascolto.
Come mai dopo Spiderland vi siete sciolti?
Una volta finita la copertina, Brian ha deciso di lasciare la band. Dicembre 1990. Spiderland non era ancora uscito. Britt e io eravamo d’accordo che non sembrava giusto continuare senza di lui. Nessuna stranezza o amarezza. In effetti, abbiamo continuato a suonare insieme con i Palace Brothers, King Kong, ecc. E a dire la verità siamo diventati grandi amici dopo la rottura degli Slint.
La copertina di Spiderland è uno scatto di Will Oldham, giusto? A quel tempo a Louisville c’era una certa scena musicale proprio mentre sulla costa occidentale nasceva il grunge. Ci racconti un po’ questo contesto, le collaborazioni e le influenze, e i rapporti di amicizia come quello con Oldham?
Sì, la foto è di Will.
Louisville ha una lunga tradizione punk rock, sin dagli anni Settanta. Come dicevo prima, era una scena ristretta in cui ti capitava di frequentare gente che la pensava come te.
Non ho mai avuto nessun interesse nel grunge. I Nirvana erano una delle molte band di quell’epoca e non erano neanche i migliori. Ho visto gli Smashing Pumpkins cinque volte mentre suonavo con i King Kong durante il tour del Lollapalooza. Non ho mai capito cosa la gente ci trovasse in loro. Mi piacevano Mudhoney e Babes In Toyland, ma tutto qua.
Sono diventato più aperto e comprensivo nei confronti della musica crescendo. Ma a quel tempo, i miei interessi musicali erano preziosi e sentivo di doverli difendere dalle ipocrisie.
Hai suonato con innumerevoli band e progetti (Tortoise, Yeah Yeah Yeahs, Interpol, Royal Trux). A quale sei rimasto più legato?
Mi piacciono tutte. Ma gli Yeah Yeah Yeahs sono i più vicini al mio cuore. Sento come se fossimo fatti della stessa stoffa. Sono tutti così intelligenti, creativi, timidi e umili. Britt, Brian e Todd degli Slint. Karen, Nick e Brian degli YYYs. Al di fuori della musica, sono i miei più cari amici.
La vita in tour è piena di momenti inaspettati. Ci racconti qualche storia divertente?
Ho davvero troppe storie. Proprio troppe. Non saprei da dove cominciare! E le migliori sono le più lunghe. Come lo sciamano che ha trattenuto la pioggia in modo che gli Yeah Yeah Yeahs potessero suonare all’aperto in Malesia. C’erano nuvoloni neri e minacce di pioggia durante l’intero concerto. Appena siamo scesi dal palco il cielo si è aperto e una tempesta ha messo fine al resto dell’evento.
Sì, questa è una bella storia che devo raccontarti un giorno!
Parlaci un po’ del tuo rapporto con la chitarra.
Ho vissuto e respirato la chitarra per oltre trent’anni. E’ strano – anche se non suono molto spesso in questo periodo, suono la chitarra continuamente nella mia testa. Non è strano? Non ci avevo mai pensato prima. Suono la chitarra nella mia testa continuamente.
Hai anche fatto uscire diversi album da solista, a nome Papa M, Aerial M, o semplicemente Pajo. Come mai hai deciso di chiudere con questi progetti? Preferisci la dimensione da solista o suonare in una band?
Non ho avuto tempo o spazio per lavorare a un nuovo album. Ci sarà un altro album solista un giorno, speriamo presto.
Mi piace stare da solo per scrivere canzoni e registrare album in solitaria. Allo stesso modo mi piace collaborare con un gruppo di amici.
Nei mesi scorsi hai rilasciato un’intervista a The Thin Air usando parole forti sul suicidio. Hai detto: ”Credo che depressione e suicidio non dovrebbero essere un tabù. I media parlano spesso di cancro, AIDS, e altre malattie terminali, ma si occupano di suicidio solo se riguarda una celebrità”. Lo pensi ancora?
Non penso sia un problema più grande di tutti gli altri, ma il più difficile da affrontare a parole sì.
Pensi sia possibile riuscire a tirare fuori gli altri da questo genere di pensieri negativi e inferni personali o devi solo sperare che ti vada bene?
Sono davvero convinto che sia possibile aiutare quelli che combattono contro questi problemi. Sto usando la lezione che ho imparato per aiutare tutti quelli che cercano aiuto da me.
La depressione ha scatenato il mio disinteresse per la musica in questo periodo. Ma mi sentivo già annoiato dalla musica molto prima di cadere in depressione e tentare il suicidio.
C’è ancora un concept di musica sul quale mi piacerebbe lavorare – ho questa idea da almeno un decennio. È solo che non ho avuto lo spazio e il tempo per farlo. Quando la mia vita si sistemerà, a meno che non subentri qualcosa di nuovo, farò in modo che si realizzi. Un nuovo disco. Potrebbe benissimo fare schifo. Oppure essere straordinario. Non ne ho la minima idea!
Beh, dicci una cosa che ti piacerebbe assolutamente fare in futuro.
Mi piacerebbe fare abbastanza soldi da andare in tour e scrivere musica con un orchestra, una band al completo, ecc. E’ il caso che mi trovi un lavoro vero.
Recentemente gli Slint hanno fatto una reunion speciale: è stato emozionante suonare di nuovo Spiderland? Qual è stata la reazione del pubblico?
È sempre emozionante per me suonare canzoni scritte in gioventù, quando eravamo più dogmatici e disinibiti.
Il pubblico è ciò che lo rende affascinante. Ancora oggi mi sorprende la popolarità degli Slint in certi circuiti, e il pubblico più giovane che sembra attirare di questi tempi.
Avete intenzione di fare qualche altro tour (magari un disco) con gli Slint o niente da fare?
Non ci sono progetti di andare di nuovo in tour. Non penso che possa accadere a meno che non fosse in qualche posto dove non abbiamo mai suonato tipo Asia o Australia, o se avessimo del nuovo materiale.
Siamo una band non attiva, viviamo in città diverse, non è facile per noi suonare come eravamo abituati un tempo.
Quale musica ascolta oggi David Pajo?
Non ascolto molta musica. Quando lo faccio generalmente ascolto Arvo Part, il primo Aphex Twin, il primo Pole, ”Nattans Madrigal” degli Ulver, gli Eyehategod o Xasthur. Quest’è tutto. In realtà non voglio neanche ascoltare questa roba molto spesso.
Grazie David, gentilissimo. Vuoi fare un saluto speciale a chi ti segue in Italia?
L’Italia è bellissima, vivace, una casa per me. Ma è anche colpa dell’Italia se sono un drogato di caffè espresso!