Lo scorso 16 ottobre è uscito nelle sale il primo film d’animazione disegnato unicamente con colori ad olio su tela. Loving Vincent costituisce il primo esperimento artistico – cinematografico in cui ogni fotogramma sembra prendere vita con l’uso di decise e violente pennellate.
Ricalcando sullo stile pittorico di Van Gogh, il film ripercorre tramite un personaggio secondario gli ultimi giorni di vita del pittore olandese, con un’indagine sulla morte dell’artista. I fatti raccontati nel film sono datati 1891, esattamente un anno dopo la morte del pittore. Il pretesto che spinge il giovane protagonista, Armand Rouling, a tornare sugli ultimi passi di Van Gogh è una lettera scritta dallo stesso artista pochi giorni prima di morire e mai arrivata a destinazione. Il giovane, figlio di Jouseph Roulin postino della cittadina di Arles, viene incaricato dal padre di portare la lettera al mittente, il signor Théo Van Gogh, fratello, confidente e fidatissimo amico di Vincent.
Armand dovendo obbedire all’incarico impostogli dal padre, si mette in viaggio per raggiungere Parigi, dove scopre però che Théo, distrutto dal dolore e dall’angoscia di non aver scambiato le ultime parole con il fratello, è morto pochi mesi dopo Vincent. Dalla scoperta di questa spiacevole notizia Armaund inizia la sua avventura che lo porterà a ripercorrere i luoghi e a conoscere le persone che sono state più vicine e care negli ultimi anni di vita del pittore, con l’intento di consegnare la lettera a una persona fidata che potesse poi portarla ai cari di Van Gogh. Proprio in questo momento il giovane cerca di fare chiarezza in quella che sembra un morte sospetta, un suicidio che appare poco credibile e chiaro e una cerchia di persona che potrebbero aver ingannato il pittore. La ricerca della fiducia ricade quindi nella ricerca del colpevole.
Tramite l’indagine il protagonista, che come noi non ha avuto l’onore di conoscere il pittore, riesce a creare un immagine vera e suggestiva che ci fa avvicinare alla vera essenza di Van Gogh. Così la vita e la morte dell’artista ci vengono raccontate percorrendo una strada diversa rispetto al classico racconto biopic.
L’esecuzione del film si basa sulla rielaborazione di oltre mille dipinti con la collaborazione di 125 artisti provenienti da tutto il mondo. Il lavoro svolto da questi va molto più in profondità, andando alla ricerca di quei volti già dipinti da Vincent e creando così personaggi realmente esistiti nella vita del pittore, che ci vengono presentati così come Van Gogh li vedeva e li dipingeva. Ed è così che vediamo il postino Jouseph Roulin, la signorina Ravoux, l’amico e commerciante di colori Perè Tanguy, il gondoliere e il dottor Gachet, psicanalista di Van Gogh e molti altri soggetti animarsi.
Come se tutti i suoi quadri prendessero vita e si legassero l’un l’altro intorno alla vita dell’artista. Il film d’ animazione prende, questa volta, una piega ancora diversa trasformandosi in un opera d’arte interattiva da cui si snoda lo svolgimento dei fatti. Interessante è la scelta di dipingere i flashback, varie volte ripresi durante la narrazione, in bianco e nero, che come i ricordi dei personaggi sfumano e diventano tetri, privi di colori brillanti che invece caratterizzano le opere. Il film costituisce una strana innovazione che prende gli elementi del passato e li trasporta facendoli diventare materia della sua costruzione.
Candidato come miglior film d’animazione ai Golden Globe 2018 e vincitore dei European Film Awards 2017 il film è stato distribuito in circa 300 sale italiane e trasmesso per soli tre giorni. In questo modo si è accaparrato il record come film evento più visto di sempre in Italia.