Ho avuto il piacere di incontrare, a Più libri più liberi, la fiera della media e piccola editoria indipendente che si è svolta al Centro Congressi La Nuvola di Roma dal 7 all’11 dicembre scorso, Sara Gamberini. Nata a Verona, si è laureata in Lettere moderne ed ha esordito con Maestoso è l’abbandono, pubblicato nel 2018 da Hacca, che è stato accolto con entusiasmo dalla critica e dal pubblico. Infinito Moonlit è il suo secondo romanzo (NN editore, 2022) che fresco di stampa, ha gareggiato come “Libro dell’anno” per Fahrenheit, rientrando nella rosa dei dodici finalisti. Sara Gamberini è una donna gentile, magica, con un talento particolare per la scrittura. Infatti, lei scorge – attraverso le parole – i mondi altri che ci avvolgono, e lo fa con una poetica raffinata. Di seguito l’intervista.
Infinito Moonlit, prima, s’intitolava “Atmosfera stellare”. Vuoi raccontarci la scelta del titolo?
Ho iniziato a scrivere il romanzo quattro anni fa. L’incipit era diverso rispetto a quello che leggiamo oggi: la mia idea era di raccontare come si era formata l’atmosfera stellare, per poter immergermi e immergere il lettore in una sorta di mondo parallelo. Ti dirò, l’idea non mi dispiaceva. Tuttavia, in fase di revisione, una mia amica mi ha consigliato di tagliarlo, e così ho fatto. A quel punto ho optato, con l’aiuto della casa editrice, per Infinito Moonlit.
Teresa, la tua protagonista, s’avvicina al buddhismo per poter accettare le cose che accadono così «come devono accadere». Eppure, preferisce di più i maghi, i guaritori, gente estranea al buddhismo. È così pure per te? Te lo chiedo perché è difficile oggi trovare la propria spiritualità. Per quanto mi riguarda, mi colloco – citando Caparezza – in un momento di “confusianesimo”.
Faccio una premessa: da ragazza il mio sogno era diventare psicanalista. Mi ero avvicinata a questa disciplina poiché ero stata in analisi da uno psicanalista freudiano molto ortodosso, era addirittura iscritto alla Società psicoanalitica (la più antica società psicoanalitica italiana, ndr) e tra l’altro un mio zio è psichiatra. Insomma, era come se il mio destino fosse segnato, avevo recepito questi messaggi e mi ero intestardita per prendere, dopo la laurea in Lettere, quella di Psicologia. Però, da bambina, come Teresa, avevo avuto una lunghissima passione per Dio e le divinità, tanto da generare una crisi religiosa molto lunga rispetto a ciò che accade nei bambini, e questa crisi è ritornata, entravo in questo mondo di causa ed effetto, ma c’era qualcosa che mi premeva – che non mi lasciava respirare. Dopo un’analisi profondissima, ho sentito, perfettamente come qualcosa che si vede e non si può non vedere come vedo te in questo momento, ho sentito che per me la verità è un’altra parte. Apparteneva all’anima? A qualcosa di più alto? Non sapevo dirlo, era una presa di coscienza insostenibile, irriverente. Era mia e mi sconcertava: avevo quasi finito la seconda laurea, mi sentivo una persona razionalissima, eppure questa coscienza mi compariva ovunque – a quel punto mi era chiaro di dover lasciare l’università e proseguire nell’inseguimento. Poi ho conosciuto il mio ex compagno, con cui ho avuto mia figlia, e proprio come il compagno di Teresa, Moussa, è senegalese, di fede musulmana, è un po’ animista, ma non come Moussa. Lui mi ha portato in un altro mondo. In Senegal il senso del sacro è diverso dal nostro, è la quotidianità, è la vita stessa: si prepara il pranzo e intanto si parla di Dio.
Infatti, Teresa dice che ha incontrato Moussa perché le mancava Dio.
Si può dire che la stessa cosa è accaduta a me.
«Ricordati l’odore di terra, mi dicevo, ricorda quando siete tornate a casa la sera ed era tardi, avete mangiato un panino per strada, ricorda che avete dormito insieme e gli scuri aperti, la luce gialla dei lampioni che entrava, la coperta pesante. Ricordati che si può stare così». Questo passaggio è di una bellezza vera, lancinante, quando siamo soli, feriti, cerchiamo casa, e per me casa può essere una domenica mattina con l’odore della pioggia a risvegliarmi, mentre mia nonna prepara la pasta fresca. Quando sento l’odore di terra bagnata, come la luce dei tuoi lampioni che entra in camera, ritorno in quell’attimo in cui ero in pace con me e anche con l’esterno. Credi che questi sistemi di autodifesa che adottiamo siano dei palliativi – spesso ci dicono di “non vivere nel passato” – oppure siano un serbatoio infinito che alimenta il nostro presente?
Noi siamo interamente composti da questi pezzettini, da queste tracce. Ognuno di noi conserva i ricordi più piccoli, all’apparenza insignificanti, eppure che danno significato a tutto. Quando mi parli della domenica mattina con tua nonna, vedo perfettamente dov’eri e percepisco cosa sentivi, certo la mia ricostruzione non sarà esattamente identica al tuo vissuto, ma le vibrazioni, i sentimenti, sono come i miei, perché li posso aver provati in situazione analoghe. Ecco, ritorno a quello che dicevamo prima: dalla psicanalisi avevo bisogno di fare un salto dove non viene fornita spiegazione per cose come questa. Per me l’invisibile inizia qui, nel profumo di pioggia: in quel momento hai sentito l’amore e le divinità sono la stessa cosa. Ti portano a dare un senso più alto a tutto.
Maria è la vera protagonista del libro, la figlia di Teresa. Una bambina intelligente, scaltra, ma taciturna, a cui viene fatto bullismo per la sua afro-discendenza. C’è un pezzo, per esempio, in cui racconti che tutti vogliono toccarle i capelli. Qua ho visto una forte critica dell’appropriazione del corpo dell’altro, in particolare dei ragazzi italiani afro-discendenti. Come pensi siano trattati oggi i ragazzi neri? Rispetto a vent’anni fa, c’è maggiore inclusione, magari grazie anche al lavoro incredibile degli attivisti sui social?
Sono felice di questo movimento e delle donne afro-discendenti, che mia figlia segue su Instagram e diventa più ribelle, e ne sono grata del lavoro politico che fanno. Venti anni fa a me e al mio ex compagno ci guardavano come due marziani. Gli amici – quelli con la mentalità più aperta, tra l’altro – mi chiedevano come mai avessi scelto lui, o mi chiedevano se fosse stato adottato; tutta questa invadenza mi faceva arrabbiare, ci trattavano in modo diverso. Me ne accorgevo pure dal modo in cui si rivolgevano a noi: a lui davano del tu e a me del lei, è successo pure oggi, in albergo. All’inizio ero più battagliera, ma da una parte mi chiedevo se non lo mettessi in difficoltà a difenderlo con la mia voce, con il mio corpo. Infatti, sono giunta alla conclusione che questa lotta debba partire da chi la subisce, noi lottiamo con loro, ma nella direzione che loro ci indicano. Le cose cambieranno, ne sono sicura. I ragazzi sono meravigliosi.
Un altro tema del libro – nascosto ma percettibile, come la minaccia graduale a cui stiamo assistendo – è il problema del cambiamento climatico. A volte parli di balene, altre di iceberg che si sciolgono. Pensi che la natura si riprenderà la sua terra, un po’ come aveva già profetizzato Leopardi nell’operetta “Dialogo della Natura e di un Islandese”?
Sei la prima che me ne parla e ne sono felice, ho messo queste parti a cui tengo, di questi caprioli che scappano dai cacciatori, o degli iceberg che si sciolgono per mettere in risalto la ferocia degli esseri umani e la difficoltà di stargli vicino. Teresa e Maria le incontriamo quando sono in difficoltà con le persone. Teresa ha un amore non corrisposto, Maria ha problemi a scuola, decidono di andare a vivere vicino a un bosco. All’apparenza può sembrare una fuga dal mondo (una fuga dalla civiltà umana), ma in realtà trovano conforto nel regno vegetale, in quello animale. Solo che l’uomo tende a considerare la compagnia effettiva quando è con un altro essere umano, ma dobbiamo imparare che il mondo non è fatto solo di noi.
In questo libro c’è molto tra madre e figlia, ma anche Teresa è figlia di Dea, anche se vediamo che il loro è un rapporto complesso. Secondo te, per “spezzare” la catena, e quindi crescere una figlia con tutto l’amore possibile, basta perdonare i propri genitori? O forse è come dici tu: amare senza aspettarsi nulla in cambio.
Con Infinito Moonlit ho provato a guardare alle relazioni solo dal punto di vista del destino. Mi piaceva partire da una premessa: le persone della nostra vita sono un destino. Ho accompagnato con questo pensiero la storia di Teresa e Maria, e di Teresa e Dea. Come sostiene Hillman: “Quello della biografia è un problema che ossessiona la soggettività occidentale.” Per spezzare la catena, come tu scrivi, rispondo ancora con Hillman, credo cioè sia necessario considerare l’ipotesi che sia l’anima a scegliere dove nascere. Desideravo dare priorità alla chiamata del destino e alle sue misteriose concertazioni. Lasciando agire qualcosa di più grande, di più alto, sentivo piano piano sciogliersi ogni pregiudizio sui rapporti d’amore, non c’era più nessuna colpa, nessuna congettura psichica, o perlomeno la loro rilevanza era molto ridimensionata. Credo sia importante lasciare spazio anche all’anima, all’indicibile, a tutto ciò che non possiamo spiegare. A tutto ciò che non sappiamo. Di fronte al mistero di una relazione tra madre, o padre, e figlia o figlio, ogni pensiero è sensato e al contempo insufficiente. C’è qualcosa di sacro nell’amore che tutti avvertiamo e che meriterebbe un po’ di silenzio. Ci sono forse troppi discorsi attorno all’amore. A volte può capitare di avere la fortuna, il destino, di incontrare qualcuno in grado di mostrarci un senso più alto delle cose, o di indicarci una via, è un grande dono quando accade, ma non deve scandalizzare troppo se questa persona ha tre, cinque o nove anni. Se è tua figlia. O un bosco, un gatto, una casa.
Sei stata candidata al libro dell’anno Fahrenheit, tanti complimenti. Ti aspettavi tutta questa gioia attorno al tuo libro? Hai altri appuntamenti da segnalarci?
Sono molto felice e grata per tutto l’amore che mi sta arrivando. Venerdì 13 gennaio, alle ore 18, sarò a Roma, al Libraccio di Via Nazionale 254/255 per la presentazione di Infinito Moonlit assieme a Chiara Gamberale. Per gli altri appuntamenti, consiglio di seguire le pagine social della casa editrice e il mio profilo Instagram, ogni volta che c’è una novità, la pubblicherò lì.
Ringrazio di cuore Sara per l’incontro catartico, la sua gentilezza, e le auguro un grande in bocca al lupo per il suo splendido romanzo, Infinito Moonlit (NN editore, 2022), che consiglio ai nostri lettori di leggere.