Il concept che ruota intorno a IndieRocket Festival è ormai rodato da 15 anni, e nel suo quindicesimo compleanno il festival di Pescara promette scintille, com’è nella sua tradizione. Una proposta di qualità, sonorità internazionali, band da scoprire, dalla New York dei We Are The Scientists fino al Ghana, IndieRocket è sempre capace di farci fare il giro del mondo in pochissimi giorni. Per prepararci al viaggio abbiamo raggiunto gli organizzatori del festival per farci raccontare cosa ci aspetta da quest’edizione. Con un grande in bocca al lupo ai nostri partner dell’IndieRocket.
Alla quindicesima edizione IndieRocket festival è una bella conferma. Immaginavate avreste fatto tanta strada? Come ricordate le primissime edizioni?
“Questa è l’ultima edizione” è la frase più ricorrente che ci potete sentire pronunciare durante i mesi dell’organizzazione del festival! Poi ci riposiamo un po’, raccogliamo le forze e ci ricaschiamo con tutte le scarpe. Non avremmo mai pensato di spegnere 15 candeline, le prime edizioni sono state funamboliche e spericolate, eravamo molto più giovani e la nostra città era diversa. Ci mancano quegli anni in cui la promozione non si faceva su facebook e instagram, e indie non era una parolaccia, almeno per la nostra comunità di riferimento.
A chi lo dite! Anche quest’anno il cast predilige la vocazione dell’IndieRocket a non essere mai banale, a pescare sonorità da tutto il mondo. Come selezionate il cast del festival di anno in anno?
Per noi è un processo naturale, la line up rispecchia i nostri ascolti quotidiani. Cerchiamo di presentare le novità che più ci hanno colpito insieme a formazioni che abbiamo amato o che disegnano un immaginario percorso tra generi.
Dalla New York dei We are Scientists, alla California dei BellRays, dalla Berlino di Africaine 808 al Ghana di DJ Katapila. Possiamo dire che Indierocket vuol dire fare il giro del mondo in pochissimi giorni?
Si, hai colto nel segno. Da qualche anno, questa per noi vuole essere la cifra di riconoscimento del festival! Un festival di musica indipendente internazionale. Un razzo che parte e non sa dove arriva, con buona pace di Elon Musk!
Quest’anno ci sarà anche la superband di Hugo Race sul palco, i Dirtmusic. Cosa dobbiamo aspettarci da loro?
Siamo molto felici di ospitare i Dirtmusic, siamo loro grandi fan, cerchiamo di averli al festival da molti anni e finalmente ci siamo riusciti. Ci parlò del progetto lo stesso Chris Brokaw dei Codeine (IRF 2004) che ha fatto parte del progetto sin dalla prima jam session al Festival au Desert di Timbuctu con i Tamikrest dove tutto ha avuto inizio. Due anni fa Hugo Race è stato nostro ospite per un evento collaterale post festival con i suoi Fatalist e siamo orgogliosi di poterlo ospitare nuovamente con un album bellissimo registrato a Instanbul frutto della collaborazione con Murat Ertel dei turchi Baba Zula. Sarà un concerto molto intenso tra ritmi ipnotici e atmosfere cinematiche.
Altro nome di punta è Ron Gallo. Una scommessa sul suo talento?
Hai avuto modo di sentire Young Lady, You’re Scaring Me? Non capita tutti giorni di trovare un giovane musicista così talentuoso, la sua voce ci sembra un incrocio tra quella di Dylan e Jagger!! Devo aggiungere altro?
Ci potete indicare un nome che sorprenderà il pubblico?
Sicuramente Re-TROs, Benin City e KOKOKO! Ma penso che tutti gli act sapranno a modo loro regalarci grandi emozioni.
Nel cartellone del festival di questa quindicesima edizione verrà dato spazio anche a una cura grafica più importante, con omaggi ad artisti del futurismo post-cubista, da Balla, Boccioni a Carrà e Russolo. Ci fate qualche spoiler in questo senso?
Tutto è nato da una riflessione sulle date di quest’anno, 15-18 appunto, 15 anni nel 2018, aspettate di vedere l’omaggio che abbiamo preparato alla città di Pescara e all’Abruzzo, speriamo vi piaccia.
Come fa un festival a essere eco-sostenibile oggi?
Secondo la definizione delle Nazioni Unite nel suo Environment Programme un evento è sostenibile quando “è ideato, pianificato e realizzato in modo da minimizzare l’impatto negativo sull’ambiente e da lasciare una eredità positiva alla comunità che lo ospita”. Essere ad “impatto zero”, per quanto ne sappiamo almeno, è quasi impossibile, o comunque molto difficile, però per noi è molto importante sensibilizzare il pubblico ad avere un atteggiamento consapevole nelle proprie scelte, incentivare le partnership che aiutino ad andare in questa direzione, rispettare il parco che ci ospita e sostenere tutte le azioni possibili che vadano nella direzione ecologica della riduzione delle emissioni di carbonio sia durante l’evento, sia per gli spostamenti relativi.
La tradizione dei festival italiani è di anno in anno sempre più fervente, soprattutto in estate. Voi ormai siete un nome abbastanza affermato nel panorama dei festival estivi, che consigli dareste a chi volesse inaugurare un’idea nuova?
Come prima cosa direi avere una buona idea, fare piccoli passi, con i piedi ben saldi per terra e non rincorrere necessariamente il nome di punta della classifica ma cercare qualcosa di unico e speciale.
Nelle scorse edizioni l’IndieRocket è stato in prima linea per aiutare un territorio martoriato dal terremoto, per esempio devolvendo il ricavato del festival ad associazioni culturali vicine all’area aquilana. Possiamo fare un piccolo elogio anche sociale a IndieRocket per queste piccole iniziative e augurarvi altri 15, 30 anni di nuove storie e buona musica?
Grazie, non servono elogi. Per noi è stato naturale, all’interno del nostro gruppo ci sono persone de L’Aquila altre che hanno vissuto lì, che hanno parenti, noi abbiamo tanti amici, il terremoto del 2009 è una ferita ancora aperta, avremmo sicuramente dovuto fare di più o meglio.
Promettete al pubblico 3 cose che troveranno divertenti quest’anno a Pescara.
Solo tre? L’IndieRocket Festival sarà un caleidoscopio di suoni colori ed emozioni, tutte le sorprese che stiamo preparando sul palco della “collinetta”, il mare a portata di festival, la tua/o prossima/o ragazza/o! Vi aspettiamo.