IN UTERO: a vent’anni da un capolavoro

La copertina del disco fu disegnata da Kurt Cobain, e divenne subito un culto. Sono passati venti anni dal disco probabilmente più perfetto del sound dei Nirvana, e a risentirlo oggi (nel 2013) sembra un soffio di vento, come se il tempo si fosse fermato. Ormai si sprecano carte e fogli su cosa sarebbero diventati i Nirvana dopo quel disco, se Cobain non si fosse sparato un colpo di pistola, tanto che tutto il detto sembra già detto, e quello che ci rimane da dire sono i nostri personali feticismi, storie di incontri per caso con quella che è diventata la storia del grunge. Negli anni Novanta eravamo ancora disperatamente alla ricerca di un furore, e Cobain & Co. ci offrivano qualcosa di rapido per sfogare la rabbia: Bleach risultava perfetto e immediato allo scopo, con quelle venature punk che ritroveremo poi in Incesticide. La prima volta che ho sentito Smells like teen spirit ho buttato fuori qualcosa, una certa rabbia disperata, e ho consumato quel disco come sotto forma di una droga o di un incantesimo. Il punto cruciale è stato piuttosto trovare la connessione con la dimensione di In Utero.

1. Serve The Servants: In questi giorni tutti fanno un gran confabulare di In Utero, e NPR ha proposto un contenuto speciale, Dave Grohl e Krist Novoselic che si confrontano sui loro ricordi alla rovescia, anche loro complici di questa rivoluzione grungeista dei Novanta. All’interno del lunghissimo articolo-intervista, ci sono alcuni pezzi unreleased di In Utero, tra cui una versione di Serve the servants originale. E’ un progetto che manderà alle stelle le vendite del cofanetto deluxe che uscirà a fine settembre e arricchirà quello che resta dei Nirvana. Non credo che Kurt Cobain sarebbe contrario, semplicemente gliene fregherebbe niente. La frase che gira per tutto il pezzo d’apertura del disco, That legendary divorce is such a bore, e che segue quel serve the servants (servi i servitori), è uno dei mantra dei testi di Kurt Cobain, quasi stanco di raccontarlo ancora nei suoi testi quel divorzio leggendario che lo ha profondamente cambiato. Comunque sia, è l’inizio del sound di In Utero, qualcosa è cambiato e si è affinato e lo scopri andando avanti.

2. Scentless Apprentice: Qui ritroviamo la rabbia di Kurt, le sue urla che ti pregano di andare via, e a chi lo dica si può solo immaginare. Le urla di Kurt Cobain sono di quelle cose che ci resteranno nelle orecchie, come la sua rabbia, quella che già in Nevermind esplodeva forte. Siamo incazzati, siamo qui per esplodere, siamo qui per passare come vampate piuttosto che spegnerci lentamente. Il messaggio. Neil Young che ritorna come un angelo protettivo.

3. Heart Shaped-Box: Devo ammetterlo, a risentire la versione diffusa su NPR con original mix di Steve Albini, mi sono venute le lacrime agli occhi. Questo pezzo lo conosco personalmente da una vita, eppure ogni volta riesce a sorprendermi quel sussurrarre di Cobain. E non è scontato. Però ha quella soffusione. E chissà per quale cavolo di motivo mi ricorda quanto deve essere stato male, buttato giù a terra, distrutto, quel qualcosa che capisci dal sound e dal cantato. Dicono che Kurt Cobain non era un gran cantante, ma c’è un’intensità, e la voce è uno strumento come molti oggi dimenticano. Questo pezzo è indissolubilmente legato anche a Courtney Love, controversie che ci risparmiamo di indagare.

4. Rape me: La cosa che ci divertiva di più, nei Novanta, era ripetere ossessivamente il testo di Rape me solo perchè diceva ”stuprami”. Ci sembrava cazzone, e addirittura dava un tono alle cose. Rape me my friend, stava lentamente diventando un mantra, una di quelle frasi da scrivere sui muri o incidere nelle scuole. Ce ne erano tante altre di frasi da ripetere ossessivamente nei testi dei Nirvana, e io me le segnavo spesso, anche se alcune erano senza senso. Il grunge era diventata filosofia, Kurt Cobain il Jesus del grunge. Avevo scoperto per caso quella strada, e dovevo seguirla.

5. Frances Farmer will have her revenge on Seattle: Kurt era curioso, e così imbeccò nella storia di questa Frances Farmer, l’attrice scomoda di Hollywood che veniva da Seattle. Chissà perchè ne fu così colpito da scrivere questa canzone e chiamare sua figlia Frances. Sarà per le droghe, perchè mentalmente instabile, perchè aveva subito l’elettroshock, perchè era una maledetta, e maledetti si nasce, anche quando vuoi scrollartelo di dosso con un movimento di spalle. Di maledizione si può morire.

6./7. Dumb / Very ape: Cobain aveva il vizio di immiserirsi e chiamarsi stronzo e cazzone da solo. Non sono come loro / ma posso fingere, quel capolavoro di Dumb inizia così, e ricordo ancora che era un’altra di quelle frasi che si sentivano con piacere. Penso di essere scemo, cadendo al fondo dentro se stessi. La cosa migliore che abbiamo capito ascoltando Kurt Cobain è che non esiste nessun giusto e ingiusto, che è tutta una questione di sfumature, e che la libertà è una cosa sacrosanta.

8. Milk it: A proposito di Milk it volevo dire che ci sono dei pezzi meno famosi dei dischi dei Nirvana che però riescono comunque a trascinarsi dentro il disco. Ecco, solo questo volevo dire. Perchè c’è musica pure qui. C’è tutta la batteria di Grohl, per dire.

9. Pennyroyal Tea: Forse è questo il pezzo che decide la melodia di In Utero, il suo spirito profondo, il sound. Lento, e dopo ravvivato. Forse è questo il pezzo che avrebbe aperto per Kurt Cobain il lato solista. Ma non c’è più tempo di chiederselo. Perfetto. Quello che c’è da dire di Cobain è che lui non ascoltava solo i Melvins nella gioventù trascorsa ad Aberdeen, ma anche i Beatles. I Nirvana sono melodici.

10./11. Radio Friendly Unit Shifter / Tourette’s: Radio Friendly Unit Shifter ha uno dei testi più perduti e profondi della discografia dei Nirvana. Forse è meno Nirvana-style degli altri, ma riesce a dire qualcosa con quella voce, Cobain, con la musica che gli fa da contorno e gli cade addosso.

12. All apologies: Spesso Kurt ha giocato col suo essere gay, bisessuale, e via dicendo. Se non avessi incontrato Courtney probabilmente sarei stato gay, ha detto. Venivo picchiato al liceo perchè pensavano fossi frocio, ha detto. What else should I be / All apologies /What else could I say / Everyone is gay, scrive in All Apologies. In realtà se ne fotteva delle etichette e ci giocava. Ci ha presi così in giro tutti sempre che non abbiamo neanche avuto il tempo di accorgercene. Anche questo pezzo è perfetto, anche questo pezzo è meravigliosamente In Utero.

 

Un giorno avevo lasciato lo stereo acceso dopo aver ascoltato In Utero, e all’improvviso, dopo intensi minuti di silenzio, esce fuori qualcosa e salto dalla paura: era Gallons of Rubbing Alcohol Flow Through the Strip, la ghost track del disco.

Exit mobile version