In tempi interessanti #8 – Le uscite della settimana

Buoyancy - Surfaces

Buoyancy - Surfaces

Bentrovat*, la scorsa settimana avevamo promesso di trovare qualcosa di più ascoltabile. In parte, ma solo in parte, ci siamo riusciti.

Tomato Flowers – Destroyer

Ma che bel nome per un gruppetto indie, faranno tutta roba twee da bacetti a scuola. E invece a quanto pare due membri del gruppo si sono mollati e suonare lì è diventata una roba alla Fleetwood Mac. Questo pezzo dovrebbe essere arrabbiato, e infatti la voce ricorda un Black Francis (Pixies) millennial, ma le strofe sono comunque carinissime. Avete presente Debaser?

Erika Angell – Never Tried To Run

In questo caso la voce non è parodia, ma anzi epicentro di una canzone da storia d’amore ai tempi delle trombe dell’apocalisse. Solo che al posto delle trombe abbiamo dei violini che suonano e dissonano con nonchalance, passando da un momento all’altro dalla melodia alla cacofonia, dall’ambient a suggestioni orientali. Sopra, un pezzo di bravura vocale che a qualcuno ha ricordato Kate Bush. Due emisferi su due attivati.

Alto Fuero – Menero (Live Lost Music Festival 2023)

Dissociazione. Non c’è altro risultato a combinare un drone glaciale, un’antica melodia in spagnolo presa chissà dove che non si ferma mai, intermezzi industrial e percussioni afro. Non a caso questo pezzo live del duo è stato registrato nientepopodimento che in un festival di musica misterica ed esoterica che si tiene in un labirinto. E dove sennò? Saremmo andati volentieri.

Vanessa Bedoret – 1/2

Debutto per l’artista francese di stanza a Londra. Violinista classica, Vanessa Bedoret si lancia a capofitto in una traccia ambient scomposta, divisa in più movimenti. Troviamo synth che ricordano Autechre, linee vocali sospese stile musica gregoriana, beat post-industriali alla Burial. Dalla chiesa al rave, e ritorno.

Buoyancy – Surfaces IV

Artista di cui non si sa nulla, se non che esce per l’etichetta iraniana Active Listeners Club. Musica che attiva sinapsi le più disparate: memorie di epoche diverse dell’IDM sparate attraverso un generatore casuale. Un pezzo pieno di angoli e prospettive, spaziali e temporali. Di superfici. Il prisma sarebbe la metafora più azzeccata ma quante volte l’abbiamo sentito. Meglio una camera degli specchi.

Astrel K – Darkness at Noon

Uh che pesantezza di titolo. D’altronde il disco è stato registrato dopo la fine di una storia decennale. Piuttosto, si tratta della tradizione di un proverbio francese. Il breakup viene qui trattato come avrebbe fatto Brian Wilson ai tempi. Malissimo, si potrebbe pensare. E invece siamo davanti a un pezzo pop tenero, con fiati, archi e tutta un’armatura strumentale a inzuccherire un momentaccio. Bubblegum pop quando la bubblegum te la ingoi e per poco soffochi.

Per questa settimana è tutto! Fra gossip amorosi e dissociazioni direi che siamo apposto. Qui sotto trovate la playlist. Alla prossima settimana!

 

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