Struttura contro free-form. Sintassi contro balbettìo. Questa settimana ci siamo presi bene con questo tipo di contrasti, in generale fra qualcosa che conosciamo e qualcosa che invece ci è ignoto, e ci mette in difficoltà. Poi anche un po’ di hip hop eh.
Sote – Death-Dealing
Sote è il nome d’arte di Ata Ebtekar, artista iraniano che basa la sua poetica sul contrasto fra riproduzioni elettroniche di musica tradizionale e paesaggi apocalittici drone-industrial. Il suo nuovo disco Ministry of Tell Tales non è da meno, e in questo pezzo l’angoscia per la situazione in Iran è veicolata da percussioni tradizionali processate e distorte. Quanto basta.
Damsel Elysium – You’re Mine
Vocalizzi in una lingua sconosciuta (è inglese, ma la pronuncia è così elusiva e la voce sepolta da sembrare altro) sopra una base di viola e clavicembalo? Ci piace. Un pezzo definito chamber doom, un’incantesimo, qualcosa di esoterico, dove il cantato assume forme spiazzanti, ora melodia, ora sussurri, ora grida. Una tradizione che parte dai Cocteau Twins per arrivare, dalle nostre parti, a Daniela Pes.
Dip Friso – Another Country
Un’altra terra. Non la Glasgow o la Scozia dei Dip Friso ma una sua versione hauntologica, atmosferica, impressionistica. Questo pezzo è una messa in suono di un sogno lucido: vi si possono vedere, in una sinestesia, le ciminiere di Glasgow, la luce grigia sui docks del porto, il blu scuro del Mare del Nord, zuppe che sobbollono con lo smog fuori. Tassa di soggiorno.
Erick the Architect – 2-3 Zone
Tornando alla forma canzone. Questa ce l’avevamo persa, diciamo la verità. Uscito la scorsa settimana, I’ve Never Been Here Before è un disco hip hop massimalista pieno di collabo. Questo pezzo contiene 2 o 3 universi sonori in appena 3 minuti. Parte quasi gospel, per poi virare verso la drill più minimalista e minacciosa, conservando una base distorta industrial.
Dali de Saint Paul, Maxwell Sterling – 2
Un altro uso non convenzionale della voce. Dali de Saint Paul, già collaboratrice di Moor Mother e Valentina Magaletti, artista vocale, decostruisce qui parole e crea un mantra di sillabe decontestualizzate. Dei fantasmi di parole. L’effetto è straniante: tracce vocali nonsense che si incatenano a formare un flusso denso e monocorde, con solo un synth tremolante a donare dinamismo e climax.
sinonó – qué estará pensando
Il trio di Isabel Crespo Pardo conduce una lotta tutta sua con le strutture del jazz e della forma canzone. Questo pezzo è anti-grammatica, un esercizio di trascendenza nei confronti delle strutture che ci rendono familiare una canzone. Un contrabbasso e una voce che inseguono e rifiutano la melodia, che suonano come qualcos’altro, che lasciano spazio a droni acuti e agghiaccianti. Crescere e portarsi fuori.
È tutto! Magari settimana prossima qualcosa di più ordinato e riconoscibile. Ma magari anche no. Trovate la playlist aggiornata qui sotto!