In tempi interessanti #5 – Le uscite della settimana

Heems, Lapgan - Lafandar

Heems, Lapgan - Lafandar

Che piacere che piacere avervi qui. Una settimana impegnativa, dal nostro punto di vista. Abbiamo dovuto scavare e diggare parecchio per trovare pezzi di qualità, ma una volta iniziato non ci siamo fermati più. Eccoli qua!


Normal Nada the Krakmaxter – AZ House 3 (Deep Love Afro House)

Lui, portoghese afrodiscendente, si definisce il re della Psychedelic African Trance, un genere tutto suo che parte da tradizioni dell’Africa occidentale (kuduro e tarraxinha su tutte) per arrivare a composizioni ipnotiche e irregolari. Questo pezzo è uno dei più esuberanti del disco, un concentrato di loop di piano, percussioni irresistibili e droni di voci hummate che aggiungono psichedelia ed eeriness. Andare in un club con le cuffie e ballare su due basi diverse.

Nia Archives – Crowded Roomz

Un pezzo di gennaio, recuperato in parallelo all’uscita di un nuovo singolo. Si può parlare di ansia sociale, ai limiti dell’agorafobia, su una base jungle (una roba per noi ansiogena come poche)? Evidentemente si, e per rendere il tutto ancora meno codificabile, l’artista britannica ci aggiunge un arrangiamento, fra chitarre e pianoforte, che sembrano gli XX che coverizzano boh, Einaudi. Straniante come il sentimento che racconta, dunque riuscitissimo.

Ghost Lemurs – Filter Feeders

Oh, a proposito di straniamento. Un duo che si definisce Mediterranean psy-trance. Insomma una musica che attinge da tradizioni mediterranee, decomposte, decontestualizzate e rielaborate secondo un canone personale in cui il drone è una componente fondamentale. Difficile descrivere questo pezzo: la parte ritmica, quando c’è, è affidata a delle tablas, mentre quelle che sembrano delle rhaita (un strument a fiato marocchino) intonano una melodia a metà fra l’ancestrale e gli air horns delle produzioni hip hop massimaliste. Delizioso delirio.

Kevin Holliday – Little Yellow Bus

Tornando per un attimo alla forma canzone. Il nuovo disco del polistrumentista di New York è una riflessione (quasi ossessiva) sui rapporti di coppia. L’atmosfera è pastello, quasi ovunque degli archi che fanno tanto ballatona dei Bee Gees si accordano con un cantato emo post-Frank Ocean e il risultato sono delle polaroid di quella volta che siete andati in montagna, che bello che era, eravate stati bene.

Heems & Lapgan – Baba Ganoush

Torna il rapper di origini indiane, già nei Das Racist. Stavolta alle produzioni con il conterraneo Lapgan, per un disco che già dal titolo (Lafandar, e cioè sfaccendato, sfigato) gioca sugli stereotipi a cui sono sottoposti gli artisti indiani nel rap game. Baba Ganoush ha una base incentrata sul sitar, e dunque il pezzo ha un andamento ondeggiante, sempre sul punto di rompersi, ma il flow di Heems tiene tutto insieme. In grande stile.

Laryssa Kim – Prière à Chamuel

Debutto per l’artista italo-congolese di stanza a Bruxelles, dal titolo stupendo, Contezza. Alcuni pezzi sono in italiano, altri in francese, altri, come questo, un po’ e un po’. Siamo dalle parti dell’elettroacustica più dreamy, con sprazzi trance, per una invocazione (Chamuel è il nome di un arcangelo) che ha la consistenza della nebbia che sale dalla strada una sera che sei in giro e sai che da quel momento andrà meglio. Heads up.

 

Appuntamento alla settimana prossima, intanto mettete like alla playlist Spotify, la trovate qui sotto!

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