In Tempi Interessanti #23

Asian Glow - 11100011

Asian Glow - 11100011

Prima puntata dell’anno, arrivata un po’ tardi a causa di una penuria di uscite che guarda. 2025, non ci deludere.

Blacksea Não Maya, Dj Kolt – BALEBALE

Partiamo subito forte, grazie a una nuova uscita della beneamata label di Lisbona Príncipe. In un disco di dance massimalista di stampo tarraxho e dubstep, questo pezzo è qualcosa di clamorosamente diverso. Come quei sogni dai contorni incerti, che anche pensandoci non hanno senso, questo incrocio fra grunge e trap ci fa svegliare di soprassalto.

Ela Minus – QQQQ

Per descrivere l’artista colombiana sono stati scomodat* Björk e Fever Ray. In un senso ci sta: un pop dalle vesti stracciate dall’elettronica, il mutare forma come un rettile. Qui però, al posto della sperimentazione, c’è una vibe nostalgica e luccicante che ricorda quel video degli MGMT da ragazzini di qualche mese fa. Imperdibile.

Whatever The Weather – 12°

Torna, e meno male, Loraine James (a proposito, seguitela su X, dà dei consigli musicali francamente gustosi), con la sua elettronica sognante e tanto, tanto trance anni ’90. Questo pezzo non è da meno, fra suoni ambientali, loop, synth di un drammatico che ci fa piangere, tutto centrifugato per terminare con una chitarra classica scordata e glitch. Che nostalgia.

Asian Glow – Camel8strike

Asian Glow è lo pseudonimo dietro il quale si nasconde Shin Gyeongwon, artista sudcoreano giovanissimo che in questi tempi (già passati?) di shoegaze revival ci sta benissimo. Se il recupero del genere su Tik Tok è all’insegna delle melodie nostalgiche, adolescenziali, qui siamo nella zona di comfort. Zucchero a velo.

The Weather Station – Ribbon

Ha senso nel 2025 cercare di replicare stilisticamente, nella voce, nientemeno che Joni Mitchell? Secondo Tamara Lindeman sì, e noi le diamo retta. Una ballata che viene su un magone. Dolore e delizia.

Ethel Cain – Amber Waves

Rimanendo nel tema, che gennaio è un mese triste, il blue monday, il dry january, i buoni propositi, lasciar andare il superfluo. Qui siamo davanti all’essenziale: un piano, una chitarra pulitissima, scintillante, e una voce che in 11 minuti affronta qualsiasi sfumatura del sentirsi blue. Una cattedrale nella tundra.

Per questa volta ce la siamo cavata, seguite la playlist qui sotto, e buona fine di gennaio!

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