Parola chiave di questa settimana è ricontestualizzazione. Di un singolo strumento, di una voce, di un intero genere musicale o dell’ambiente che questo suggerisce. Un viaggione, insomma, attraverso robe spostate di senso e di contesto.
hoyah – 11752
Questo pezzo fa parte di un disco in cui migliaia di sample di sassofono sono stati catalogati, tagliati e usati come significante musicale primario. Quindi il sax non come strumento ma come sostanza stessa delle canzoni. E in questa canzone, forse la più tradizionale del disco, il sax fa lo stesso effetto della sabbia su una clessidra.
A Lily – Issa, Kuljum, Għal Dejjem Żgħażagħ
Il maltese è una lingua simile all’arabo parlata a Malta. E’ anche lingua di migranti, che sin dagli anni ’50 inviavano ai loro parenti rimasti sull’isola audiocassette in cui raccontavano, o cantavano, gli ultimi avvenimenti, per rimanere in contatto. A Lily ha usato queste voci che raccontano affetti familiari, lontananza, migrazione economica come significante sonoro, in pezzi ambient struggenti anche senza sapere la storia dietro. Poi il titolo significa “ora, ogni giorno, sempre giovani”. E va bè, lacrime.
Bianca Scout, NWAKKE – Passage
Di Bianca Scout abbiamo parlato anche la settimana scorsa, ma come si fa a rimanere indifferenti. Qui a essere ricontestualizzata è un’opera a cappella del 1630, il Miserere Me Dei di Gregorio Allegri, basata sul Salmo 50 della Bibbia. Ascoltare per credere, che cosa diventa, a cosa NON assomiglia.
Coti K. – Argonauts
Musica tradizionale greca, l’immancabile mitologia, l’ambient degli anni ’90, la musica trance, le spiagge del Mediterraneo. Tutto insieme. Pianoforte, violoncello, una tensione drammatica dolcissima. Poi, sinceramente, una delle copertine più belle di quest’anno, che da sola vale la pena.
Vegyn – Makeshift Tourniquet
Ancora musica trance, gli anni ’90. Qui si usano jingle radiofonici, tipo lo style rock di Virgin Radio, in maniera ironica (e ci credo), per controbilanciare l’emotività di un pezzo che è addirittura pericoloso per quanto intenso. Una radio accesa in autostrada alle 4 del mattino.
Antonio Zepeda, Eblen Macari – Brisa
Un recupero di esperimenti di produttori, musicisti ed etnomusicologi messicani risalenti agli anni ’80 e ’90. Pezzi appartenenti a un’altra epoca, a un altrove multidimensionale. Echi house, recupero della tribalità, il ritmo come componente primaria (non la melodia). Musica che gocciola.
Anche questa settimana è volata, ci sentiamo alla prossima! Intanto seguite la playlist qui sotto!