Ilenia Volpe – Radical Chic Un Cazzo

Voto: 6,5/10

Una voce che graffia, ruvida e incazzata, sputa parole schiette e dirette, portando con sè tutto il profumo e il puzzo degli anni novanta. L’esordio discografico di Ilenia Volpe arriva dopo una lunga carriera, è una sorta di collezione di quello che la cantautrice romana ha fatto negli ultimi anni. L’avevamo trovata un po’ ovunque, ultimamente, tra tributi e collaborazioni come quella che in “Ingrediente Novus”, l’ha vista duettare con Moltheni. Ed eccola qua, al primo esame vero, lei che canta, suona e si sgola e Giorgio Canali, che assiste, dirige e produce.

Radical Chic Un Cazzo è un disco di forti contrasti, che vede alternarsi le due anime di Ilenia, da un lato la riot girl dura e pura, persa tra gli Incubi di un tubetto di crema arancione e i ricordi de La mia professoressa d’italiano e dall’altro la cantautrice matura e consapevole, che si rinchiude nel suo fragile Mondo indistruttibile. Un album fatto di immagini e piccoli grandi sfoghi quotidiani, di canzoni sgangherate dai titoli originali, e di due cover: Direzioni Diverse de Il Teatro degli Orrori, splendidamente spogliata e acustica che si trasforma, nel finale, in un’intensa ballata rock, e Fiction del Santo Niente, già presente in Generazioni, tributo alla band di Umberto Palazzo. La musica è figlia del grunge, delle Hole e dei Nirvana, pochi fronzoli, tanta sporcizia e voglia di urlare, con la profondità dei toni acustici a fare da contraltare alla violenza delle rovesciate elettriche, come si vede nella bella La crocifinzione. Il post rock strumentale de Il giorno della neve, sospeso tra statici arpeggi di chitarre e furiose ripartenze ritmiche, fa da spartiacque e distrae dalla rabbia e dalle parole infuocate. Intenso il finale, con quella Preghiera che sembra uscita da un album di Ivano Fossati, scritta a quattro mani con Steve Dal Col dei Frigidaire Tango.

Probabilmente l’unica pecca di quest’album è quella di non parlare un linguaggio pienamente contemporaneo, di essere per certi versi ancora fortemente ancorato al decennio scorso, ma forse è proprio questo piccolo peccato a renderlo così squisitamente vero.

Tracklist:

  1. Gli incubi di un tubetto di crema arancione
  2. La mia professoressa di italiano
  3. Mondo indistruttibile
  4. Indicazioni per il centro commerciale
  5. Prendendo un caffè con Mozart
  6. Direzioni diverse
  7. La crocifinzione
  8. Le nostre vergogne
  9. Il giorno della neve
  10. Fiction
  11. Preghiera
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