Il Teatro Degli Orrori – Il Mondo Nuovo

Voto: 9/10

Benvenuti in Italia dove tutto è possibile / guarda che mare / guarda che sole / dove la guerra è bella anche se fa male / anche fra di noi ma il mio cuore / non è abbastanza grande / per sopportare tutte le sue periferie“. È nel ritornello di Martino che si può in qualche modo condensare il senso del nuovo disco de Il Teatro Degli Orrori. Il terzo e, senza dubbio, il più ambizioso che la band veneta potesse pensare. Un concept album che affronta, in 74 minuti, il tema scottante dell’immigrazione, che dà voce a una Spoon River di personaggi, relegati nelle periferie delle città italiane, che vivono ai margini. Parla di lotte, di sofferenze, di sfruttamento, di distanze che appaiono incolmabili, di fede e di speranza, di amore incondizionato. Con queste premesse, evitare la retorica sembrava davvero un’impresa impossibile, eppure Pierpaolo Capovilla intride ogni brano di una forte carica letteraria, scomoda Pasolini, Gramsci, il Rimbaud di “Sangue Maledetto” e il suo amato De Gregori.

Le sue parole sono secche e forti, come pugni nello stomaco. La musica è drammatica, accompagna la teatralità del cantato con le chitarre elettriche che tagliano la tensione, tra rabbiose rovesciate di batteria e prepotenti slabbrate di basso. I brani sembrano divisi in due categorie, da una parte quelli che ricordano smaccatamente i lavori precedenti (A sangue freddo in primis), dall’altra quelli in cui si ricerca un’innovazione sonora che non cada nella banalità, che non cerchi per forza l’elemento etnico, ma che si contamini con l’elettronica, con i suoni della contemporaneità, con altre forme. Interessanti gli esperimenti di Vivere e Morire A Treviso, ninna nanna amara tra chitarre sognanti e drum machine agitate (“Sveglia / Devi lavorare / Spezzare la schiena dei giorni feriali“) e Cleveland-Baghdad, che racconta, con una struggente lettera, il dramma della guerra in Iraq, vista dagli occhi di un soldato americano a cui manca il suo paese. Ad analizzarle da vicino queste storie appaiono un po’ come tante missive, in cui i personaggi, lontani, si parlano e scambiano emozioni, ma non c’è solo chi subisce, ma anche chi, arruolato dalle mafie che infestano il nostro paese, diventa un sicario e si macchia di un crimine orribile come l’omicidio (“Adrian / Sei inutile / Questo è il problema“), c’è Doris, rielaborazione dell’omonimo brano degli Shellac, c’è l’intima elegia chitarra e voce di Ion, che ricorda la tragedia di Ion Cazacu, operaio rumeno ucciso col fuoco nel 2000 a Varese, c’è la storia di Martino, liberamente ispirata ai versi de Il Compagno di Esenin. La collaborazione inusuale con Caparezza, che in Cuore d’Oceano, descrive la la tragedia di chi è stato affidato al mare e dalle acque non farà più ritorno, l’Ente Nazionale Idrocarburi e Henry Okah nel sogno de Gli Stati Uniti D’Africa.

Storia di un immigrato doveva chiamarsi, ma poi, per rispetto alla sacralità di De André, il titolo si è semplificato, eppure non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa avrebbe pensato Faber oggi, nell’ascoltare quest’album, se ci avrebbe ritrovato la solitudine e la bellezza delle sue Anime Salve, dei diseredati che ha cantato e amato per una vita intera, se si sarebbe emozionato ad ascoltare la storia di Pablo che parla con gli angeli e da’ loro del tu, se ci avrebbe ritrovato quel senso di compassione e carità cristiana a lui tanto caro. Un disco letterario, mai scontato, che cresce ad ogni ascolto e si lascia scoprire a poco a poco, che incorona Capovilla come il più grande interprete della musica italiana contemporanea, perchè con la sua voce cavernosa e nasale riesce a plasmare quelle parole cosi semplici, a sputarle come nodi in gola e restituircele vive, vibranti. Un lavoro meno teatrale e più melodico, che in un pezzo come Dimmi Addio mischia la melodia all’italiana con gli schemi classici del Teatro. Lasciatevi emozionare da questi racconti, evitate i confronti tout-court, non trattatelo con superficialità.

Il mondo nuovo è un capolavoro, un profondo inno alla vita, forte e ricco di emozioni, riesce a far incazzare e commuovere allo stesso tempo, una volta entratici, non riuscirete più ad uscirne, se non cambiati.

Tracklist:

  1. Rivendico
  2. Io cerco te
  3. Non vedo l’ora
  4. Skopje
  5. Gli Stati Uniti D’Africa
  6. Cleveland-Baghdad
  7. Martino
  8. Cuore D’Oceano (feat. Caparezza)
  9. Ion
  10. Monica
  11. Pablo
  12. Nicolaj
  13. Dimmi Addio
  14. Doris
  15. Adrian
  16. Vivere e Morire a Treviso
Exit mobile version