Nel primo frammento del film Fitzcarraldo c’è la foresta amazzonica nella sua nebulosa vastità. La realizzazione della monumentale pellicola di Werner Herzog è alimentata da leggende, sussurri, traversie, che rendono ancora più straordinario il cuore segreto dell’opera del regista tedesco, la ricerca del sogno anche quando il sogno sembra impossibile. Herzog è chiaro su questo punto: se si fosse arreso avrebbe perduto i sogni. Il film era questione di vita o di morte.
Ogni artista porta in sé un sogno che deve dare alla luce. Herzog vi si accosta come un pittore che guarda tra le sfumature, un tratto di linea da aggiungere, un colore su un tratto, un piroscafo che si arrampica su una collina sotto la spinta di mani nude.
Con la sua maestosa giungla di ignoti, la Foresta Amazzonica può ispirare sfide, allucinazioni. Dallo spirito della foresta è nato MADRE, il nuovo album del produttore italiano Go Dugong e del musicista venezuelano Washé, il sogno di due menti che si sono immerse nella natura selvaggia per estrarre la pulsazione sonora dell’Amazzonia.
Giulio Fonseca (Go Dugong) si definisce un viaggiatore cosmico. Come produttore, DJ, musicista, va in cerca di suoni che sfondino la solitudine della frontiera. La collaborazione con Carlos Conde è mossa da una naturale sintonia. Washé – il progetto musicale di Conde – sperimenta suoni attraverso la strumentazione indigena venezuelana, batteria e percussioni mescolate alla musica elettronica.
Go Dugong e Washé si conoscono grazie a HAPE Collective – una piattaforma che promuove lo scambio culturale e musicale. Si incontrano in Venezuela alla fine del 2022, decidono di lavorare insieme, si avventurano in Amazzonia, seguiti da un produttore e un documentarista. Là si immergono nell’esperienza, dormono in una grande capanno, respirano i suoni della natura, si sentono ispirati.
MADRE è un tributo alla foresta, alla natura selvaggia e ai suoi meravigliosi beat. Nel loro viaggio al termine di notti e albe stranianti, Fonseca e Conde vanno alla ricerca di una musica capace di tradurre il linguaggio universale della natura. Il disco si compone di dieci pezzi di immersione ambient in un universo fatto di danze, canti d’uccello, strumenti tradizionali, caos digitale, pulsioni elettriche, tamburi e correnti d’acqua.
Ci sono momenti in cui ascoltando MADRE siamo estorti dal qui e ora per essere catapultati là, nel cuore brado dei boschi dove gli animali danzano in cerchio e il sogno si materializza attraverso la bruma – scaraventati in un punto della terra dove l’Amazzonia non finisce, né mai potrà finire, nonostante l’estirpazione predatoria umana degli alberi dalla terra, che prima o poi dovrà finire.
Un mattino partiamo, i volumi alti, felici di sonorizzare le pareti con il suono selvatico di TIERRA – che fa da ingresso al rituale di danza cosmica che è MADRE. Attraversiamo la radura, incontriamo elementi naturali, paradisi artificiali, maestosi incroci. Al disco hanno collaborato Khalab, il jazzista Gerry Weil, il producer Clap! Clap!, il compositore Miguel Noya. I suoni si cercano.
Ritmi elettronici si fondono a canti sciamanici, strumenti di rami e ossa si mescolano a flauti, soffi di vento a percosse. Armonia e catarsi, caos e meditazione. La corrente ci trascina, siamo chiamati all’ascolto.
MADRE esce oggi 8 novembre per 42 Records / La Tempesta