”Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.” – ancora oggi queste parole sono attuali e pesano come macigni sulla storia d’Italia, ancora oggi restano incompiute tutte le indagini del caso, dalle stragi che hanno sconquassato l’anima intera di un paese, ai delitti irrisolti e trascurati, Pier Paolo Pasolini o Enrico Mattei. Su cosa si fonda oggi questa Repubblica se non ha saputo trovare le verità importanti? Esisteranno pure dei perchè se il paese in cui viviamo non ci piace, per esempio l’orrore di essere cresciuti nell’abitudine all’indifferenza, di non aver colto le denunce, gli intrighi, gli assassini, di non aver punito i carnefici della Prima Repubblica, di non aver cercato abbastanza la verità, lasciarsi vivere addosso come in uno zoo dove è stato ricostruito artificialmente un habitat naturale in maniera così perfetta da provocare nausea.
1975. Il 2 Novembre 1975 viene ritrovato il cadavere di PPP ad Ostia, secondo l’autopsia Pasolini viene preso prima a bastonate e poi investito dalla sua stessa auto, un’Alfa Romeo 1750, il colpevole viene presto individuato in Pino Pelosi, ragazzetto della periferia romana che nel corso di un trentennio ha cambiato versioni su versioni, aggiunto dettagli, eliminatone altri, su quell’ormai fatidica nottataccia romana. Facile condannare subito lo scrittore friulano, è risaputo il suo debole per la bella gioventù maschile, il delitto di Pelosi è solo un modo di scampare alle avances insistenti di Pasolini, legittima difesa di un povero ragazzo abbordato per fare una marchetta da un intellettuale che approfitta della sua condizione agiata. Ma perché secondo alcune testimonianze nella notte tra l’1 e il 2 Novembre ’75 Pelosi non fu il solo a partecipare al delitto? Sull’Europeo del 14 Novembre ’75 Oriana Fallaci scrive in un reportage: ‘’Pasolini non venne aggredito soltanto da Giuseppe Pelosi, ma da lui e da altri due teppisti’’ accorsi in motocicletta, anche loro pare abbiano partecipato al pestaggio violento ai danni di Pier Paolo. Cosa succede dopo il pezzo dell’Europeo? Le indagini vanno avanti per conto loro, non tenendo conto di queste testimonianze, la Fallaci viene convocata d’urgenza in questura (con condanna in primo e secondo grado). Anche il regista Sergio Citti pochi giorni dopo l’omicidio si reca ad Ostia per indagare su un delitto dalle dinamiche troppo poco chiare, e raccoglie la testimonianza di un pescatore che nella notte aveva visto due auto e più persone pestare Pasolini. ‘’Non fu una lite. Qualcuno aveva deciso che dovesse morire.’’, è il parere di Citti. Ma perché qualcuno avrebbe dovuto desiderare la morte di Pasolini?
Per capire il delitto Pasolini bisogna anzitutto capire l’uomo Pasolini: scrittore, regista, poeta, intellettuale, giornalista scomodo, antropologo, e via dicendo; bisogna cogliere lo scandalo di quest’uomo in un’Italia profondamente conformista, rattrappita dalla Democrazia Cristiana e dalle sue ipocrisie, vittima ancora del fascismo come atteggiamento di vita, in cui le parole di Pier Paolo risuonavano più violente e feroci delle pietre. Si può non essere sempre d’accordo con l’uomo scomodo Pasolini, ma bisognerà apprezzarne la buona fede, da persona che si è sempre tenuta ai margini del sistema consapevole che integrarsi vuol dire anche perdere libertà. E se proprio non vogliamo credere nella sua buona fede crediamo almeno nel suo cadavere come una testimonianza dell’Italia delle stragi degli anni ’70; e se proprio non crediamo neanche a questo, e vogliamo considerare il delitto Pasolini come un fatto di cronaca nera, roba per aficionados di Amanda Knox, è inutile farsi domande e continuare a leggere pezzi come questi, qui si prendono in considerazione ipotesi, piste, indagini abbandonate, e semplice voglia di conoscere la verità per quanto si può.
PETROLIO. Pare esista un capitolo dell’ultimo romanzo a cui PPP stava lavorando che è stranamente scomparso. Il romanzo incompiuto si chiama Petrolio, ne restano appena appunti e frammenti perché la morte strappò allo scrittore il tempo, romanzo che metaforicamente narra le vicende delle stragi di stato, una ricerca che va dall’omicidio Mattei (1962) alla strage di Piazza Fontana (1969), la misteriosa figura di Cefis (alias Troya) e il terrorismo come strumento politico. La figura di Enrico Mattei è emblematica, presidente dell’Eni morto in un incidente aereo nell’ottobre del 1962 (come ebbe a dire Fanfani, ‘’forse l’abbattimento dell’aereo di Mattei è stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese’’). Il presunto capitolo scomparso si chiama appunto Lampi sull’Eni (sì, proprio il capitolo che Marcello Dell’Utri narrava di aver letto…). Un estratto dagli appunti di Petrolio cita testualmente ‘’In questo preciso momento storico […] Troya (!) sta per essere fatto presidente dell’Eni: e ciò implica la soppressione del suo predecessore (caso Mattei, cronologicamente spostato in avanti). Egli con la cricca politica ha bisogno di anticomunismo (’68): bombe attribuite ai fascisti’’. In questo stralcio viene evocata la figura di Eugenio Cefis, fondatore della loggia massonica P2, presidente di Montedison che sostituì Mattei all’Eni dopo la sua morte. Mentre indagava sui collegamenti tra Cefis e Mattei anche il giornalista Mauro De Mauro fu rapito e mai più ritrovato, è l’ennesima casualità all’italiana, del resto è il dogma clericale che la vince sempre in questi casi, ovvero l’abbiate fede nel fato.
Qualunque sia la verità, è stato speso troppo poco tempo per indagarla, abbiamo ereditato dei dubbi e dei sospetti che vorremmo toglierci di dosso una volta per tutte. Forse quando tutto sarà chiaro la qualità della nostra vita sarà diversa, forse se un giorno riuscissimo a cogliere la verità potrebbe addirittura succedere che anche la bellezza si rifarà viva.