Sei il premier israeliano, e la situazione in questi giorni tra Israele e Palestina è caldissima, tanto da evocare un’imminente Terza Intifada. Dovresti far tutto quanto nelle tue possibilità per scongiurare una crisi del genere, invece scegli di metterti a fare provocazioni di bassa lega come un cazzaro qualunque. Benjamin Netanyahu torna a parlare dell’Olocausto in un momento grave per il suo popolo e per quello palestinese, e rimette in discussione tutto, arrivando a flirtare con quelle che in genere sono archiviate come teorie revisioniste, di cui non si può discutere pubblicamente per intenderci. La teoria di Netanyahu è quella che Hitler non intendesse sterminare gli ebrei, ma espellerli, fu il Muftì di Gerusalemme Haj Amin Al-Husseini a persuaderlo che la migliore delle soluzioni possibili fosse quella finale. ”Il Muftì andò e gli disse, se li espelli, verranno in Palestina. Cosa dovrei fare?, chiese e il Muftì rispose, Bruciali”. Le parole del premier sono lapidarie e non lasciano scampo a dubbi, del resto il quotidiano israeliano Haaretz ha ricordato come già nel 2012, durante un discorso tenuto alla Knesset, Netanyahu avesse sostenuto questa tesi, definendo Husseini uno dei principali architetti della soluzione finale.
Che il piano iniziale di Hitler fosse quello di espellere la comunità ebraica dai territori del Reich è storia. All’inizio si pensava al Madagascar, ma l’operazione si rivelò troppo costosa. Andando a sfogliare la storiografia revisionista (non accettata socialmente), si va a pescare invece l’ipotesi di una collaborazione tra nazismo e comunità ebraica sionista, che sarebbe documentata anche da monete che su una faccia avevano il segno della svastica e sull’altra la stella di David. Il cosiddetto Accordo di Trasferimento prevedeva la collaborazione del Reich nel trasferimento degli ebrei in Palestina, all’epoca protettorato inglese (piano, dunque, non troppo gradito alla Corona). Anche l’amicizia che legò Adolf Hitler al Muftì è storia, ma sarebbe davvero difficile credere a un Adolf Hitler che si lascia suggerire dal Muftì Husseini, per difendere tra l’altro interessi inglesi.
Dunque, qualunque cosa avesse in mente in questo momento Netanyahu, quello che ne viene fuori è solo una distorsione della storiografia ufficiale, tanto simile a quel revisionismo che in altri casi viene punito con condanne (morali e non), in particolare quando parliamo di Olocausto, in cui ogni allontanamento dalla realtà ufficialmente accettata è punito. Quali diritti abbia in più il premier israeliano per farsi portavoce di teorie alternative, che altre conseguenze non hanno che quelle di alimentare il clima di odio tra le due comunità israeliane e palestinesi, non è dato saperlo.
Foto di copertina: Marc Israel Sellem/POOL/FLASH90