Il Presidente Pinochet per circa 15 anni comanda con il pugno di ferro e la scure dell’oppressione ideologica e militare, e le violenze di regime vengono sempre insabbiate per mostrare alla comunità internazionale un paese pacificato e democratico, riuscendoci in parte tanto da avere l’appoggio di molti governi occidentali nonché del Vaticano.
In seguito a diversi periodi di recessione che portano ad uno scontro sociale e non solo politico il popolo cileno e la giunta militare, Pinochet ordina repressioni esemplari che non fanno altro che aumentare il malcontento nel paese; la voce dei dissidenti finalmente raggiunge la comunità internazionale e numerosi attentati ai danni del regime portano a galla molte delle atrocità commesse dalla giunta Pinochet. Nel tentativo di normalizzare la situazione per non perdere il potere, così da continuare a controllare a suo modo gli affari interni, il Comandante Presidente fa scrivere una nuova Costituzione di facciata. Nel 1988, a causa della pressione internazionale, Pinochet è costretto ad indire un plebiscito, una sorta di referendum che gli possa permettere di rimanere a capo del governo cileno per altri 8 anni.
Il film NO (basato sull’opera teatrale The Referendum di Antonio Skarmeta) di Pablo Larrain racconta la campagna elettorale che avvenne per il referendum dell’88, o meglio la campagna pubblicitaria che il fronte del NO organizzò per provare nell’impresa impossibile di battere il regime dittatoriale.
La storia è quella del giovane pubblicitario Renè Saavedra, dipendente di una delle più grandi agenzie del Cile: la sua bravura è indiscussa e alcune delle pubblicità più famose sono opera del suo ingegno. Renè vive da solo con il figlioletto, è separato dalla moglie fervente dissidente della dittatura costantemente incarcerata e torturata; anche Renè è contrario al regime militare e ha vissuto sulla propria pelle la ferocia della dittatura di cui è stato vittima suo padre, ma deve badare al figlio e quindi ha deciso di lavorare senza affiancare la moglie in quella folle guerra.
Quando però un amico comunista, leader dell’opposizione cilena, gli chiede di partecipare e condurre la campagna per il NO al plebiscito indetto da Pinochet, Renè capisce che può fare finalmente qualcosa per combattere a suo modo la dittatura. Con pochissimi mezzi, sotto il controllo e la minaccia costante degli sbirri di regime, Saavedra e il gruppo del NO concepiscono un progetto che attraverso la forma pubblicitaria e l’ambizione di infondere ottimismo in un futuro senza quel governo porti il popolo cileno ad avere il coraggio di cambiare le cose e liberare il paese dall’oppressione.
Con NO il regista cileno Pablo Larrain chiude la Trilogia sulla dittatura avviata nel 2007 da Tony Manero e proseguita nel 2010 con Post Mortem. La chiusura è ideale e simbolica anche perché NO racconta l’ultimo periodo del regime di Pinochet, ed è un film davvero potente nel riuscire a rendere devastante il disegno di una rivoluzione non violenta combattuta e vinta con quei mezzi che non sembravano poter fare minimamente paura al potere militare.
Oltre al fascino della storia che riporta un evento realmente accaduto, c’è un’innegabile abilità tecnica che rende il film di notevole livello: Larrain ha scelto di girare nello stesso formato delle immagini degli archivi originali così da rendere quasi impossibile allo spettatore distinguere le scene dell’epoca da quelle create per il film.
L’atmosfera anni ’80 è ricreata in maniera perfetta grazie alle macchine da presa analogiche e il montaggio permette di vivere l’evoluzione della vicenda con la giusta emotività: eppure una delle volontà del regista che più emerge grazie al modo di girare e di raccontare la storia in questione è il dimostrare come sia un figlio di quel neoliberismo sfrenato voluto da Pinochet ad ideare la campagna per farlo cadere, come siano i mezzi e gli strumenti ideologici affini a quelli della dittatura ad essere utilizzati per la creazione della campagna del NO.
In pratica Larrain afferma che “Saavedra inventa una campagna pubblicitaria piena di simboli ed obiettivi politici, che apparentemente sono solo parte di una strategia di comunicazione, mentre in realtà nascondono il futuro di un paese. Secondo me la campagna per il NO è solo il primo passo verso il consolidamento del capitalismo come unico sistema possibile in Cile. Non è una metafora: è il capitalismo, vero e proprio, prodotto della pubblicità, applicata alla politica“.
C’è un altro significato emblematico nella storia raccontata in NO e riguarda i vari modi di opporsi, di “combattere”: nel film. che racconta la realtà dei fatti, molti dei dissidenti, gli oltranzisti così come la maggior parte dei componenti l’opposizione politica considerano inutile la campagna per il NO sia perché credono che il plebiscito non sia altro che una farsa controllata e pilotata dal regime, sia perché pensano che una sfida aperta ed accettata a quelle condizioni non possa che legittimare una giunta militare che invece è arrivata al potere attraverso un golpe portando al governo una dittatura repressiva che non può essere spodestata se non in modo violento.
La contrapposizione in questo caso è simboleggiata dal protagonista, Renè, e dalla moglie, dal pubblicitario che lavora nel sistema di potere a soldo del regime ma nel frattempo cerca di batterlo utilizzando le proprie capacità e dall’oppositrice appassionata che quotidianamente si ribella alla dittatura pagandone le conseguenze fisiche e morali immolando la propria vita allo scopo rivoluzionario: magari fosse sempre la rivoluzione non violenta a cambiare le cose?!?
Ad interpretare il protagonista un bravissimo Gael Garcia Bernal, in una fase di crescita costante di una carriera che a 34 anni lo ha portato a lavorare già per registi come Almodovar, Inarritu, Gondry, Jarmusch, Salles, in ruoli agli antipodi tra loro per personaggi sempre molto lontani da quello stereotipo del maschio latino in cui all’inizio la critica aveva deciso di rinchiuderlo.
Co-protagonista è l’attore feticcio di Pablo Larrain, quell’Alfredo Castro che dopo Tony Manero ha conquistato gli elogi di pubblico ed addetti ai lavori per poi confermarsi in Post Mortem e nel piccolo ruolo affidatogli da Daniele Ciprì in E’ stato il figlio: in NO è un comprimario ottimo, sempre al limite tra l’elemento accondiscente e ideale spalla per il protagonista e il classico personaggio viscido ed odioso che non si può non odiare.
NO è stato candidato all’Oscar come miglior film straniero e al Festival di Cannes 2012 è stato vincitore della Quinzaine des Realisateurs.
Con la Trilogia sulla dittatura Pablo Larrain ha voluto metter in luce la decadenza morale, la disfunzione ideologica e l’immaginario della violenza di quel periodo storico vissuto dal suo paese: con Post Mortem ha raccontato l’origine della dittatura, con Tony Manero il momento più atroce e violento del regime, e con NO la fine del potere di Pinochet.
Il Cinema fatto bene può servire a raccontare la Storia, sopratutto nei suoi lati più oscuri e poco popolari.