“E lei lo aveva guardato in faccia, la faccia di un lettore dell’acqua – un lettore, non ancora uno scrittore – e poi gli aveva detto Fai, Scrivi, oppure Inventa, se no fa schifo essere giovani…”
Il lettore dell’acqua di Silvia Tebaldi, pubblicato da Zona 42, è una novella che nell’arco di un centinaio di pagine trasporta il lettore in una dimensione molto vicina ai futuri pseudo apocalittici che in qualche modo anche nella realtà odierna possiamo intravedere. Il luogo non è immaginato, i personaggi della storia si muovono tra le vie di una Bologna futura, modificata da un Guasto che ha cambiato tutto. Ha cambiato la società e le menti delle persone. La vita assomiglia ora ad un episodio dei Racconti dell’ancella. Ma sfogliando le pagine questo racconto/mondo di Silvia Tebaldi riporta alla mente anche altre opere che preconizzano il futuro – penso alla serie Anna, tratta da un altro libro, quello di Niccolò Ammaniti.
“Io gli ho chiesto, che fate? Semplice, mi dice una di loro: Semplice, ricordiamo”
Il Guasto ha cambiato tutto, ma sembra che al centro di questo cambiamento la più grande sofferenza sia riversata sulle donne, vere protagoniste delle pagine della Tebaldi. Non c’è spiegazione o diagnosi per il male che le affligge, ma sembrano essere colpite quelle donne che reggono sulle loro spalle il peso del mondo, quello quotidiano. Così i loro corpi cambiano e questo cambiamento viene espropriato dall’esperienza di tutti per essere rinchiuso in stanze di ospedale in cui il tempo non passa mai.
Mara prova a sfuggire a tutto questo cambiando città, allontanandosi grazie anche agli altri protagonisti della storia. E un po’ alla volta, forse, comincia a guarire. La cura è nel sonno, nel sogno, nel ricordo, nel riappropriarsi del proprio tempo e del proprio nome, della propria storia.
“C’è come un guarire nello sguardo, come l’acqua che scorre…”
Attorno a lei Rita, Reba, Rui, Elia e Regina combattono le loro battaglie personali con i propri fantasmi e con i guardiani dello status quo, con i loro tatuaggi sulla fronte. Bologna sullo sfondo sprofonda lentamente, come questo mondo flagellato dalle guerre e dal cambiamento climatico. Un mondo in cui i personaggi sono già mescolati. Non ci sono confini territoriali per le persone che popolano le pagine di Silvia Tebaldi, l’Italia è multietnica e la cosa sembra essere un dato di fatto scontato, come scontata è la consapevolezza che è impossibile sfuggire al destino di questo disfacimento sociale e politico, ci si può difendere solo disgregandosi in atomi portati via dal vento, per ricomporci altrove. Più avanti fa capolino anche un’altra città, Ferrara, che sembra essere (ancora) un porto sicuro ma che prima o poi cederà anch’essa il passo al senso della fine imminente in ogni pagina de Il lettore dell’acqua.
La scrittura di questo racconto lungo comprende tantissime cose, registri diversi, ispirazioni e forme che si tengono insieme anche essendo molto distanti. È un piccolo viaggio Il lettore dell’acqua, che non prende la via più facile, ma porta il lettore in quei vicoli dove se qualcuno volesse inseguirti non avresti vie di fuga: è questo quel tipo di letteratura che non lascia indifferenti e vale la pena di essere cercata sugli scaffali di una libreria.