Il bisogno di cultura del Paese | Intervista a Massimo Maugeri

I modi di fare letteratura sono tanti e diversi. C’è chi si occupa di narrativa, chi di sceneggiatura, chi di saggistica e chi di critica. E poi c’è Massimo Maugeri, che si occupa di tutto, che fa letteratura a trecentosessanta gradi, che lavora alla promozione della cultura in un Paese che, oggi più che mai, di cultura ha un bisogno vitale. Direttore di Letteratitudine, la sua vita letteraria ha avuto inizio nel 2006 con l’apertura di quello che si sarebbe rivelato uno dei blog culturali di maggior successo in Italia. Oggi Maugeri si è affermato anche come scrittore. Autore raffinato, romanziere capace di mettere su storie che hanno dalla loro sia un forte impatto emotivo, sia la capacità di analizzare in maniera puntuale e approfondita la società contemporanea.
Ecco cosa ci ha detto.

Blogger, sceneggiatore teatrale, radiofonico, docente di scrittura, saggista e romanziere. Come si suol dire, hai le mani in pasta ovunque. Ti occupi di letteratura in modo trasversale, sei un autore eclettico e spazi in maniera originale e assolutamente libera. Quali sono il genere e il mezzo di comunicazione che ti sono più congeniali?

Grazie per questa bella presentazione. Diciamo che mi piace cimentarmi in vari ambiti. Tra le altre cose (lo dico giusto per sorridere insieme) sono anche uno strimpellatore di chitarra e in passato ho suonato e cantato in una band proponendo pezzi di mia composizione. Ma, ti prego, non chiedermi di ballare. Scherzi a parte, se tra i vari mezzi espressivi che hai citato dovessi scegliere quello che sento come più congeniale non avrei esitazioni a indicare la scrittura, intesa nel senso di “scrittura creativa” (quella cioè più legata alla “fiction” e alla scrittura di romanzi). Immaginare storie, dare vita a personaggi, creare mondi nuovi e immergersi in essi… per quanto mi riguarda è un’esperienza impagabile.

In origine fu Letteratitudine. Hai ideato, e gestisci ancora oggi, uno dei blog letterari più celebri, visitati e quotati del panorama italiano. È stata sufficiente la passione per la letteratura, evidente e obbligata, a far sì che il tuo blog emergesse tra gli altri?

La passione è senza dubbio il motore principale di Letteratitudine. Da sola, però, temo che non basti. Pur non disponendo di “ricette” da condividere, credo siano necessari altri elementi quali (per esempio e in ordine sparso): studio, tenacia, “sano stacanovismo” (perdona l’ossimoro), resilienza, flessibilità, creatività, pazienza, autocontrollo, spirito di condivisione, capacità di lavorare in squadra e una buona dose di fortuna (che serve sempre). Ma forse sto esagerando. In fondo Letteratitudine è nato un po’ per caso. E se qualcuno – nel settembre del 2006, all’epoca dell’apertura del blog – mi avesse presentato un elenco del genere, sarei fuggito a gambe levate.

Come funziona Letteratitudine? Da chi è composta la redazione e in che modo lavora?

Credo che oggi Letteratitudine, più che un blog, sia un vero e proprio marchio letterario e culturale integrato. Allo storico blog letterario d’autore del Gruppo L’Espresso su Kataweb (“LetteratitudineBlog”) dove per anni ho organizzato dibattiti online incentrati sui libri e sulle tematiche da essi trattati (con il coinvolgimento diretto degli autori e l’animazione di una rete di lettori e di addetti ai lavori), e dove ho aperto rubriche tematiche curate da altri scrittori e critici letterari, nel tempo il progetto si è arricchito di un programma radiofonico (in onda dal 2009, oggi trasmesso su Radio Polis e integrato con LetteratitudineBlog), di una sorta di quotidiano culturale online “LetteratitudineNews”, del canale video su YouTube, dell’integrazione con i social network, della pubblicazione di libri periodici legati alle attività del blog e di una serie di altre iniziative. In verità non c’è una vera e propria redazione (intesa in senso tradizionale). Diciamo che nel corso degli anni mi sono avvalso della collaborazione di vari amici, soprattutto per quanto concerne la cura di rubriche tematiche come: Letteratura e diritto, Letteratitudine Cinema, Letteratura e Musica, Graphic Novel e Fumetti, Osservatorio LitBlog, Storie (In) serie (sulle serie Tv), senza dimenticare i collaboratori che mi inviano contributi per LetteratitudineNews. Alcune rubriche nel corso del tempo si sono “arenate”… ma ne sono sorte di nuove. Tra le più recenti segnalo quelle affidate alla cura dello scrittore, giornalista e critico letterario Gianni Bonina: “Leggerenza: i grandi libri da riaprire” (dedicata ai grandi classici della letteratura) e “Rubempré: elementi per un corso di scrittura e di lettura”. Poi ci sono rubriche che curo personalmente, tra cui: Autoracconti (dove gli scrittori raccontano come nasce e si sviluppa un libro, condividendo con i lettori l’esperienza del proprio laboratorio creativo), Giovanissima Letteratura (dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi), Saggistica Letteraria (per dare risalto, appunto, alla saggistica), A botta e risposta: un tandem letterario conversando di libri (spazio pensato per accogliere coppie di scrittori e discutere di un libro scritto a quattro o più mani), Poesia e Poeti, Le interviste dei traduttori (protagonisti i traduttori che raccontano le loro esperienze di traduzione interfacciandosi con gli autori tradotti) e altre ancora.

Massimo Maugeri

Su cosa cerca di concentrarsi Letteratitudine? Voi della redazione vi muovete seguendo la letteratura contemporanea, ovunque essa vi porti, o avete una sorta di schema per quel che riguarda la pubblicazione degli articoli e delle interviste?

Per quanto mi riguarda, Letteratitudine è una specie di laboratorio in continua evoluzione e trasformazione. Certo, lo sguardo sulla letteratura contemporanea è preminente. E lo spazio per le interviste, per le recensioni e per altre iniziative “classiche” non mancherà mai. Ma, per fortuna, mi giungono in mente idee nuove e la voglia di continuare a sperimentare non è mai venuta meno. In fin dei conti credo che una delle principali forze di Letteratitudine derivi proprio da questa voglia. Ho “in cantiere” nuove idee e iniziative che spero di realizzare al più presto.

Qual è l’aspetto più significativo di cui bisogna tenere conto nella promozione della cultura? Voglio dire, in Italia i lettori sono pochissimi – i cosiddetti lettori forti ancor meno, com’è ovvio – e, a dar retta ai numeri sconfortanti che ci vengono messi sotto gli occhi, parrebbe che la tendenza non sia destinata invertire la propria rotta. Perché credi che i dati a riguardo siano tanto tristi e cosa credi che renda efficace, in prima istanza, la promozione dell’arte?

Credo che oggi, più che in passato, la lettura di libri debba confrontarsi con altri “concorrenti”: su tutti, la continua offerta e scambio di contenuti di varia forma sui cosiddetti social network. Senza dimenticare il “boom” delle serie Tv (e ne sono state prodotte di ottime) che si è registrato negli ultimi anni. Tuttavia credo che non bisogna essere pessimisti. I libri, per fortuna, continuano a essere letti. E non tutti gli elementi sono scoraggianti. Un dato incoraggiante, per esempio, riguarda l’incremento delle traduzioni all’estero della narrativa italiana contemporanea. Ho l’impressione che si tratti di una tendenza che, sulla scia dell’enorme successo di Elena Ferrante, sia destinata a rafforzarsi.

Cetti Curfino, il tuo ultimo romanzo – uscito per La nave di Teseo l’anno scorso –, è la narrazione longilinea di una storia fortemente intrisa di contemporaneità. Le morti bianche, la questione del Mezzogiorno e la violenza sulle donne sono fenomeni con cui abbiamo a che fare quotidianamente. Chi da vicino, chi da lontano. Allo stesso tempo, però, la letterarietà della tua opera – intenso in senso assolutamente positivo – c’è, è forte e ravvisabile. In che modo il lavoro sul blog ti ha influenzato a riguardo?

Grazie, intanto, per i complimenti. So che hai letto il romanzo e lo hai apprezzato molto. Non saprei dire se il lavoro svolto nell’ambito di Letteratitudine possa aver influenzato in maniera diretta la scrittura di “Cetti Curfino”. Immagino, tuttavia, che possa esserci una forma di influenza indiretta. Letteratitudine per me è, e continua a essere, una grande palestra e un’occasione di stimoli continui. Dall’incontro e dal confronto con altri autori, con i lettori, con i vari operatori del mondo dei libri ho imparato tanto e continuo a imparare. Ecco… credo che questo insieme di stimoli e di occasioni di confronto, in un modo o nell’altro, possa confluire nella mia scrittura.

Progetti futuri? Sia per quel che riguarda Letteratitudine, sia la tua vita autoriale.

Come ho già accennato, per me Letteratitudine è un laboratorio. E spero di riuscire a trovare il tempo per realizzare alcune delle nuove idee che ho in mente. A proposito di “Cetti Curfino” posso dirti che sto progettando un’iniziativa che nasce dal confronto con alcuni docenti che hanno amato il libro. Ti spiego. Ho avuto modo di presentare questo romanzo in molte scuole e all’interno di alcune strutture carcerarie con il coinvolgimento diretto di, rispettivamente, studenti e detenuti. Gli innumerevoli inviti di partecipazione a incontri/dibattiti con gli studenti presso gli istituti scolastici (che, purtroppo, mi è impossibile accogliere in toto) mi hanno indotto a immaginare (e a imbastire) un progetto a costo zero per le scuole con l’auspicio di coinvolgere, per l’appunto, gli studenti interessati. Per il momento non posso aggiungere altro perché devo ultimare di mettere a punto l’iniziativa. Spero di poterne parlare in dettaglio nelle prossime settimane sulle pagine di Letteratitudine. Per quanto riguarda la mia scrittura posso dirti che proprio in questi giorni ho completato la prima stesura di un nuovo grande romanzo ambientato sull’Etna (ma c’è ancora molto da lavorare). Come sai, per noi che ci viviamo sopra, o ai suoi piedi, l’Etna non è, in verità, un semplice vulcano. Da queste parti lo chiamiamo al femminile: la Montagna (‘A Muntagna)… come se fosse una sorta di madre. È un rapporto particolarissimo, basato su amore e rispetto da un lato e su fastidio e preoccupazione dall’altro. Uno dei personaggi principali di questo romanzo è ossessionato dal rapporto con la Montagna e buona parte della storia è incentrata – per l’appunto – sul rapporto tra uomo ed eruzioni vulcaniche, ovvero tra uomo e natura. Un altro elemento chiave della narrazione riguarda la crisi economica di questi ultimi anni. In quest’ambito è fondamentale il ruolo di un altro personaggio principale: una docente di letteratura che è anche appassionata di economia. Le vicende di questi due co-protagonisti, a un certo punto, si incrociano. E capitano molte cose, con il coinvolgimento di tanti altri personaggi. Lavoro a questo romanzo da molti anni (lo avevo interrotto per dare spazio a “Cetti Curfino”). Probabilmente è il progetto narrativo più ambizioso con cui mi sono cimentato fino a oggi. Una storia potente, di largo respiro e ricca di colpi di scena… dove emergono, tra le altre cose, temi per me “ricorrenti” e a me molto cari (come, per esempio, “la ricerca della propria identità” e “il ruolo della scrittura”, giusto per citarne un paio). Per il momento non posso rivelare null’altro. Spero che questa nuova storia possa avere buona fortuna.

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