I ribelli sono il sale del mondo

Quando sono scoppiate le rivolte in Nordafrica un moto di libertà avrebbe dovuto rapirci tutti, la gioventù che si muove, combatte, invoca, chiama, e insorge contro il dittatore pazzo di turno – avremmo potuto addirittura prendere esempio da questo coraggio autentico piuttosto che continuare questa recita della semi-democrazia provinciale che siamo. La gioventù in Libia era viva, chiedeva pane e libertà, conquistava disarmata la propria terra, e avanzava verso Tripoli in solitudine, e il tifo si divideva: c’erano quelli che dicevano andate, prendete Tripoli, cacciatelo questo Gheddafi da quattro soldi che si spaccia per rivoluzionario, perché noi siamo con voi; e poi c’erano quelli che in fondo speravano che tornasse la normalità, avevano paura – quegli italiani – di tutto ciò in cui erano compromessi, e di quanto fosse vicina la Libia, la guerra alle porte, gli immigrati, il petrolio che sale di prezzo.

Poi Gheddafi si riorganizzò, il tempo di preparare una controffensiva e tornare all’attacco dei ribelli, della meglio gioventù libica, il tempo di assoldare soldati, di riconquistare terre, di bombardarli e ammazzarli. Avremmo dovuto capire tutti prima che quest’uomo è folle, e denunciare il silenzio mentre i nostri culi si riscaldavano col gas libico, mentre la nostra anima era complice delle ineguaglianze di un paese diviso tra quei pochissimi ricchi e quella moltitudine di poveracci.

‘’Il movimento di opposizione libico vuole cambiare le condizioni di vita delle persone’’ – ci dice Zahra R. A., che dalla Libia si è trasferita a Londra, dove ha partecipato alle proteste inglesi di supporto al movimento libico, mantenendo i contatti con la propria terra. ‘’Ci sono persone che sono state sottomesse al governo di Gheddafi e hanno dovuto abbandonare il proprio paese – per esempio i British Libyans che non riescono a tornare a casa da 30 anni per come si è messa la situazione in Libia, e per come spariscono le persone in disaccordo coi ‘metodi’ di Gheddafi. I veri eroi sono quelli che sono rimasti in Libia’’ – racconta Zahra. ‘’In Inghilterra noi possiamo solo sperare di aumentare la consapevolezza dei massacri che sono coperti dal silenzio in Libia.’’

Diamo una chance a questa rivolta. Senza restare a guardare come vorrebbe il nostro governo.

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