È doveroso, ai fini della comprensione di quanto si sta per leggere, cominciare con una citazione dal libro “Skizomedia” di Franco (Bifo) Berardi: «chi intende comunicare con la nuova generazione videoelettronica deve tenere conto di come funziona il cervello collettivo post-alfabetico, tenendo conto dell’avvertimento di McLuhan: nella formazione culturale il pensiero mitico tende a prendere il posto principale rispetto alle forme del pensiero logico-critico». Parafrasando quanto appena detto, si può affermare che la nostra generazione, fatta da persone che ricevono impulsi visivi ad una velocità fortemente superiore a quella della vecchia generazione, soffre di deficit dell’attenzione, di mancanza di senso critico e altre patologie neuronali. In proposito vi è una letteratura psicologica sterminata che va avanti dagli anni ottanta.
Quando si rompe un vetro, il singolo essere umano riesce a tenere in mente come il vetro fosse prima, ma la coscienza collettiva, sedimentando l’accaduto, ricorderà solo i cocci di vetro a terra. Mi rendo conto dell’astrattezza dell’esempio ma per venire subito al punto con Saviano, si può fare l’esempio di Gomorra. Dopo il boom del libro nella coscienza collettiva è rimasto il fatto che i “casalesi” sono tutti criminali, che “Napoli” è una città da evitare, che la provincia di Caserta è infestata dal male mafioso. Quando si fa un viaggio all’estero e alla domanda “where are you from” si risponde imbarazzatamente con “Naples” la gente risponde o “Saviano” o “Gomorra” o “Berlusconi”.
Quando si nominano i paesi ad infiltrazione mafiosa (semplicemente nominandoli come ha fatto il nostro, lo scorso 15 ottobre), si sta gettando fango addosso a tutta la popolazione a livello mediatico. I Co’Sang – gruppo rap di Marianella – hanno preso la questione molto a cuore all’epoca tanto da fare un pezzo chiamato “Momento d’onestà” nel quale affermano di schifare «chi si fa è sord ngopp o’ dialett mio», rivolto chiaramente a Saviano: «o’ professor ha imparat qualcosa a Gomorra quest’anno, voi fate i nomi del sistema e non quelli dello Stato». L’accusa è quella di nominare, all’interno di Gomorra, solo i nomi dei criminali, solo gli “ultimi” per così dire ma non gli uomini dello stato, i politicanti, coloro che hanno permesso che il “cancro gomorriano” si diffondesse ovunque. Non può essere solo colpa dei doganieri che fanno passare l’eroina. O no?
Un’altra questione spinosa per la quale una parte della sinistra italiana si è indignata è la questione israeliana. Saviano è un filo-israeliano. Molti di noi hanno visto il collegamento in diretta con lui durante la manifestazione pro-Israele tenuta qualche anno fa. In quel collegamento Saviano usava la stessa arma di Gomorra per Israele ma al contrario: proponendo un’immagine positiva – in quel caso un’arancia profumata simbolo della buona Israele, della dolcezza e della tolleranza dello Stato del popolo eletto – ha “etnicizzato” e stigmatizzato in positivo uno stato che usa l’esercito per sparare sui contadini (sono disponibili numerose prove video, ma se non bastasse si può provare a scrivere Piombo Fuso su google). Arrigoni, in un video di risposta a Saviano, lo spiega benissimo.
Franco Bomprezzi, un giornalista disabile – militante per i diritti degli stessi – ha recentemente attaccato Saviano proprio sul linguaggio (ricordo che Saviano è uno scrittore pluri-tradotto) quando si è espresso sulle para-olimpiadi qualche settimana prima: «Bravissimo. Hai raccontato la storia di Michel Petrucciani che farebbe commuovere anche Fiorito appena entrato in carcere. Applausi, standing ovation. Ma lo hai fatto dall’alto. Dall’altra parte del mondo. Nel tuo tono, perdonami, c’è quasi un atteggiamento predicatorio. Ci hai “sdoganati” in prima serata, e te ne siamo grati (insomma, così così). Ma le tue corrette e opportune notazioni sui tagli ai bilanci pubblici e ai servizi, l’apprezzamento giustissimo per i campioni delle Paralimpiadi, la valorizzazione di un fenomeno come Petrucciani, sono tutti elementi splendidi cuciti però con il filo della retorica e del sentimento»
Ciò di cui si accusa Saviano è l’aver fatto della propria immagine una falsa rappresentazione di sé stesso: non un romanziere o semplice giornalista quale è (nessuno gli tolga i meriti che ha davvero), ma un professorone che giudica dall’alto paesi interi, gettando discredito sugli abitanti di questa o quella provincia.
Un’altra questione che trovo interessante è la coerenza de l’Espresso nell’assegnare la rubrica l’Antitaliano – che fu di Giorgio Bocca – a Saviano. Non mi si accusi di poca eleganza nel parlare di Giorgio Bocca dato che è scomparso da poco, ma vorrei ricordare le assurde dichiarazioni che fece su Napoli proprio da Fabio Fazio, dicendo di comprendere la Lega Nord e le affermazioni xenofobe quali “Forza Vesuvio”. Bene allora vorrei chiedere: ora tocca a Saviano, che non ha nemmeno l’accento piemontese, distruggere Napoli e provincia attraverso le pagine de l’Espresso?
P.S.: Fazio introduce Saviano – nella puntata dello scorso 15 ottobre di Che Tempo Che Fa – dicendo: “I recenti fatti che hanno sconvolto la regione Lombardia hanno reso URGENTE il ritorno di Roberto Saviano”. Con questa premessa mi aspettavo che stesse per annunciare Batman in procinto di consegnare Formigoni a Gary Oldman (una scena che sarebbe memorabile).
P.P.S: Una serie di video inerenti all’articolo
P.P.P.S.: Un lettore mi ha fatto notare la differenza terminologica tra “sionista” e “filo-israeliano”, lo ringrazio