Here We Go Magic – A Different Ship

Voto: 6,5/10

Here We Go Magic nasceva come il progetto solista del newyorkese Luke Temple (chitarra e voce) che esordiva nel 2009 con l’album omonimo. Solo successivamente, e quindi dal secondo album in poi (“Pigeons” del 2010) si è arrivati alla formazione attuale composta da: Jennifer Turner (basso), Peter Hale (batteria), Michael Bloch (chitarra) e Kristina Lieberson (tastiere).

Prima di questo disco, gli Here We Go Magic hanno portato il loro talento in giro per i festival più importanti d’Oltralpe (Bonnaroo, Coachella, etc…). Durante uno di questi, a Glastonbury nel 2010 per l’esattezza, Thom Yorke e il manager Nichel Godrich sono rimasti talmente folgorati dalla loro esibizione, che hanno fatto in modo di incontrarsi dopo il set, seppur brevemente. Godrich, da quel momento in poi, li ha seguiti durante il tour tra Parigi e Londra, proponendo loro un aiuto per la registrazione di un nuovo disco. Ecco come è nato il nuovo “A Different Ship”.

Grazie al suo intervento è venuto fuori un lavoro più accattivante e notevole rispetto ai precedenti, trasportando su disco la loro peculiarità così inusuale e potente da far innamorare i due tizi di cui sopra. Di cosa si tratta? Potremmo definirla come una certa instabilità emotiva di fondo, che attrae e respinge contemporaneamente, culla e strizza allo stesso tempo, un’aura calmante e ansiogena che convive in loro. È su questa dualità che si basa il disco, giocando continuamente con le polarità opposte, andando alla ricerca di un’ambiguità di centro.

Il disco si apre con un Intro fatto di percussioni e voci spettrali che ci  proiettano verso quel vortice di bellezza che è Hard to be close. Musica elettronica e morbide sfumature melodiche trovano la mascotte in Make up your mind, How do I know e I believe in action. Sensuali suonano alcuni brani come Over the ocean e Miracle of Mary. “A Different Ship” si conclude con la title-track e la sua coda idiosincratica, con i suoi otto minuti di crescente apnea.

Un disco sperimentale dunque, che spazia dal folk all’elettronica, dallo stile psichedelico al dream-pop, strizzando sempre l’occhio al krautrock.

Così come molte canzoni finiscono con uno stop e basta, quasi a volerle lasciare in sospeso, fluttuanti nello spazio e nella testa, allo stesso modo, dopo l’ascolto, resta un altro interrogativo aperto, ovvero cosa ne sarebbe stato di loro senza lo zampino del nuovo produttore.

Valentina Blundo

Tracklist:

  1. Intro
  2. Hard to Be Close
  3. Make Up Your Mind
  4. Alone But Moving
  5. I Believe in Action
  6. Over The Ocean
  7. Made to Be Old
  8. How Do I Know
  9. Miracle of Mary
  10. A Different Ship
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