A cura di Giacomo Costa
Il poco atteso (dal grande pubblico) debutto del trio londinese HÆLOS è uscito sotto forma digitale e fisica il 18 marzo tramite l’etichetta indipendente statunitense Matador Records, attuale casa, tra gli altri, di Queens of the Stone Age, Kurt Vile e Interpol.
Arthur Delaney e Lotti Benardout, le due voci, una maschile e una femminile, stavano lavorando individualmente con il terzo membro Dom Goldsmith (il quale ha anche prodotto l’album) fino a quando i tre decisero di unire le forze e lavorare a un pezzo, Dust, che fece inevitabilmente scattare la magia e formare così gli HÆLOS negli ultimi mesi del 2014.
Decisamente ispirati dal trip hop dei Portishead e dai The xx nel loro quartiere generale di East London hanno portato avanti questo ambizioso progetto caricando la prima traccia su Soundcloud che li ha portati a firmare per un’ottima etichetta come la Matador con la quale hanno anticipato Full Circle con un EP nel 2015.
Questo primo LP segue l’esempio di In Colour di Jamie xx dello scorso anno e punta sicuramente a confermarsi tra i lavori più rilevanti del 2016 del genere, nonostante la quasi inesistente risonanza commerciale (nemmeno classificatosi in Top 100 e timidissimo 90° posto nella classifica di sole vendite vere e proprie, senza streaming).
Ad aprire i giochi è Pray dopo il breve intro strumentale Intro/Spectrum. Si può subito notare la vena misteriosa, oscura ed elegante degli HÆLOS. È tutto in armonia e perfettamente misurato con il beat che entra dopo l’inizio a due voci di Delaney e Benardout; un mix maschile e femminile che funziona perfettamente fino al ritornello dove cantando Pray you don’t fall down i due si rispondono in tonalità diverse. La formula in Dust è esattamente la stessa e funziona, così come in Earth Not Above, sicuramente uno dei pezzi chiave di Full Circle, anche se in questo caso il ritmo è più veloce. Questa è la ricetta vincente del trio e che sembra funzionare più che bene, dando un sound contemporaneo e ricercato, ma anche personale e facilmente riconoscibile. Alone è un altro brano che merita: molto rilassante e con un testo malinconico, ma allo stesso tempo rassicurante.
Testi che in praticamente ogni pezzo sono formati da brevi frasi tagliuzzate, quasi indecifrabili e decisamente uggiose; Separate Lives, traccia 8, ne è l’esempio perfetto unendo anche un’ottima parte strumentale a una melodia solida.
Nonostante gli ultimi 15 minuti circa in leggero calo Full Circle si presenta come un ottimo lavoro, ben pensato e realizzato dagli HÆLOS con una produzione, come già detto, completamente fatta in casa che va ad aggiungere qualche merito. È sicuramente uno dei casi dove l’artwork dell’album rappresenta alla perfezione il sound; contemporaneo ma che strizza anche l’occhiolino a chi lo ha ispirato del passato con eleganza, oscurità e profondità non sempre facili da trovare.