Gufiamo rivolta, sì! In palese (e sarcastico) omaggio al novello principe del riformismo italiano. Quel Matteo Renzi che osa spesso definirsi socialista (senza sapere di cosa parla, evidentemente) e che si diverte a bastonare mediaticamente chiunque lo critichi. Gufi, rosiconi, professoroni, frenatori. Per ogni nuova critica arriva subito una nuova etichetta dispregiativa. E noi depotenziamo subito questo schemino retorico, facendo nostro il più noto degli epiteti del renzismo che avanza, nel dichiarare apertamente le nostre intenzioni.
“Gufiamo”, poiché pensiamo che la critica sia essenziale nella dialettica democratica e Renzi, come abbiamo visto, ama definire “gufi” i suoi critici. E, nello specifico, “gufiamo rivolta”, perché pensiamo che il riformismo di sinistra sia esso stesso fattore di crisi e di regresso sociale e crediamo che sia giunto il tempo per un nuovo europeismo di sinistra. Un europeismo vincente come in Grecia e (ci si augura) in Spagna e poi nel resto d’Europa, come nell’innesco di una reazione a catena. Un europeismo che non si fondi più sui pilastri della destra economica (mercato, competizione, rigore e austerità), ma su valori antitetici: solidarietà, cooperazione, equità fiscale e redistribuzione delle ricchezze.
Accanto al commento polemico, sovente con taglio ironico, sulle dinamiche di partito, quindi, cercheremo di dare spazio anche alla questione europea, trattandola fuori dagli schemi totalizzanti imposti, soprattutto negli ultimi anni, dal pensiero unico (quello del mantra per cui “non ci sono alternative” alle ricette del rigore liberista).
Ma soprattutto ci piacerebbe dare voce ai martiri del lavoro precario, sfruttato e sottopagato: un esercito invisibile e privo di tutele sulle cui spalle gravano gli effetti più deleteri della crisi economica e sociale. Pubblicheremo, ogni volta che avremo raccolto materiale a sufficienza, un’ampia sintesi delle lettere di testimonianza e denuncia dei soprusi che avvengono quotidianamente nel mondo del lavoro. Chi vuole, dunque, può scriverci inviando una mail all’indirizzo di posta gufiamorivolta@gmail.com. Leggeremo tutto e riporteremo le vostre storie in maniera tale da rispettare la privacy di chi scrive, evitandogli così qualsiasi possibile ritorsione da parte dei datori di lavoro disonesti.
Gufare rivolta è inevitabile, insomma. E in ogni caso, come diceva Aristotele, la causa della rivolta è l’inuguaglianza.
Giuseppe D’Elia, Anna Esposito