Guè Pequeno – Gelida Estate EP

In un’estate così calda da suscitare allarmismi e preoccupazioni, come sempre Guè Pequeno è la voce fuori dal coro: il suo nuovo progetto, almeno nelle intenzioni, vuole essere gelido, ma senza per questo parere fuori stagione. L’intento è sicuramente anticonvenzionale e di conseguenza particolarmente nobile, data l’abbondanza di facsimile che sta saturando l’hip-hop italiano recentemente, ma è anche di difficile riuscita. Ciò però non ostacola certamente Mister Fini, che in uno slancio kennediano ci dimostra anzi di essere qui per compiere le imprese più ardue, non quelle più semplici.

Forse scomodare la Guerra Fredda per un EP di cinque tracce potrebbe sembrare un’esagerazione, ma la missione è davvero titanica, considerando che la hit del progetto vuol essere un pezzo di influenze G-Funk, Montenapo, in un’Italia che il G-Funk non l’ha mai apprezzato davvero. Il rischio di una gelida doccia era quindi dietro l’angolo, ma il vecchio Guepek alla fine supera addirittura le aspettative e sforna un lavoro di pregiatissima fattura.

Non è chiaro se l’atmosfera decadente in cui è immerso il progetto sia effettivamente volontaria, dati i toni autocelebrativi e sregolati, ma l’amalgama è così solida che se non fosse premeditata, si tratterebbe di uno stranissimo colpo di fortuna. Poco importa: un Guè in grandissimo spolvero tratteggia dall’inizio alla fine un’estate di eccessi e di vizi, assimilabile forse a una sorta di spazio labirintico petroniano. Come Encolpio, così Guè sembra a tratti impotente e a tratti disgustato dal “troppismo” che lo circonda, ma ovviamente non c’è occasione per qualunque critica sociale o prospettiva di miglioramento. L’autore si limita ad una constatazione, senza comunque escludere una forte partecipazione soggettiva, tipica del “realismo guepequiano”.

Tutto questo è facilmente denotabile in Niente Photo, in cui i versi affilati e l’aria sommersa del pezzo comunicano egregiamente tra loro grazie alle frequenti paronomasie ed allitterazioni della s e all’interpretazione molto “partecipativa” di Guè, che rappa fingendo (molto, molto ma molto bene, ad onor del vero) di avere la bocca “impastata”, come si dice nel gergo. Dalla intro a Bamba, passando infine per Montenapo, il fil rouge resta sempre questo “sentimento dell’esagerazione” cui ci si riferiva in precedenza, il quale incontra una certa consapevolezza in Maledetto, il punto più profondo e delicato del disco, in cui l’artista ammette la sua tendenza a nascondere le sofferenze e i rimpianti dietro il suo materialismo.

Qui è lampante la grande attenzione musicale a cui il disco è stato sottoposto, sebbene sia doveroso fare un plauso a tutte le produzioni incluse nel progetto: il dimesso crepuscolo di Niente Photo, la vomitevole eccedenza di Bamba, il groove decadente di Montenapo (peccato per la bassline troppo pigra) e la drammaticità di Maledetto. Resta fuori dal giro dei complimenti la traccia conclusiva, President Rolly, che se anche conserva molte delle perizie liriche dei pezzi precedenti, soffre una strumentale fin troppo dozzinale (quasi da “DJ Drama Type Beat”); anche il featuring, il tedesco Farid Bang, non stupisce, specie se comparato al monumentale Lazza, divertente ed ingegnoso come sempre. Gli ingredienti, dunque, ci sono tutti, e non solo quelli: c’è un Guè Pequeno dal ritrovato spirito creativo, che riesce a realizzare un progetto versatile, ma non per questo privo di personalità.

Chiunque è libero di scegliere se ballare sulle note psichedeliche di Montenapo — campionate da Gipsy Women delle Crystal Waters — o se apprezzarne la fine ignoranza poetica, ma l’esperienza resta d’impatto in entrambi i casi. L’ammirevole bravura dell’artista è stata proprio quella di impastare un prodotto adatto a tutti i palati, un disco che dia nel contempo spunti di cazzeggio e di riflessione filosofica; del resto, non è sempre stata questa la grande capacità dei Club Dogo? Mettere a nudo le contraddizioni della società, ma senza prendersi troppo sul serio.

Gelida Estate EP resta pur sempre un assaggio di 14 minuti, ma al netto delle imperfezioni, mostra l’inizio di un percorso artistico stimolante e consistente: la speranza è che Guè Pequeno continui a percorrerlo.

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